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Dissequestro condizionato del nuovo porto commerciale ancora bloccate le somme per la messa in sicurezza (30 milioni): dovrà provvedere il Comune a proprie spese
15 giugno 2015

L’area del nuovo porto commerciale di Molfetta torna nella disponibilità del Comune che dovrà completare a proprie spese le opere di bonifica e messa in sicurezza del cantiere avviate su indicazione dell’amministratore giudiziario su indicazione della magistratura. E’ questo il primo effetto del dissequestro del porto di Molfetta disposto dalla Procura di Trani, dopo i sigilli apposti il 7 ottobre 2013 su disposizione del giudice delle indagini preliminari Francesco Zecchillo. Ora il Tribunale del riesame dovrà anche decidere se mantenere il sequestro preventivo delle somme che furono bloccate: si tratta di 30 milioni di euro necessari al completamento dell’opera marittima. Il Gip aveva rigettato l’istanza promossa dall’ex sindaco sen. Antonio Azzollini, presidente della commissione Bilancio del Senato che è indagato con altre 60 persone nella maxi inchiesta coordinata dal Procuratore aggiunto Francesco Giannella e dai sostituti Antonio Savasta e Michele Ruggiero. La decisione è attesa a breve. Ricordiamo che il 7 ottobre 2013 agenti della Polizia tributaria e del Corpo forestale dello Stato misero i sigilli al nuovo porto commerciale di Molfetta. All’epoca furono arrestati l’ex dirigente comunale ing. Enzo Balducci e il direttore del cantiere della Cmc di Ravenna Giorgio Calderoni per una presunta maxifrode da 150 milioni di euro per la costruzione del nuovo porto. 60 persone indagate fra cui l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini, presidente della commissione bilancio del Senato. Gli indagati – ex amministratori pubblici e imprenditori – sono accusati di associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientali. Le indagini, coordinate dalla procura di Trani, accertarono che per la realizzazione della diga foranea e del nuovo porto commerciale di Molfetta era stato veicolato in favore del Comune, all’epoca dei fatti guidato da Antonio Azzollini, un ingente ‘fiume’ di danaro pubblico: oltre 147 milioni di euro, 82 milioni dei quali sino ad allora ottenuti dall’ ente comunale, a fronte di un’opera il cui costo iniziale era previsto in 72 milioni di euro. L’opera (appaltata nell’aprile del 2007 con consegna lavori nel marzo 2008) non solo non è stata finora realizzata a causa della presenza sul fondale antistante il porto di migliaia di ordigni bellici, ma non vi è neppure la possibilità che i lavori possano concludersi nei termini previsti dal contratto di appalto assegnato ad un’Ati composta da tre grandi aziende italiane: Cmc (capofila), Sidra e Impresa Cidonio. Secondo l’accusa, dal Comune di Molfetta, pur sapendo dal 2005 (circa due anni prima dell’affidamento dell’appalto) che i fondali interessati dai lavori erano impraticabili per la presenza degli ordigni, hanno attestato falsamente che l’area sottomarina erano accessibile. In questo modo si è consentita illegittimamente la sopravvivenza dell’appalto e l’arrivo di nuovi fondi pubblici, sono state fatte perizie di variante ed è stata stipulata nel febbraio 2010 una transazione da 7,8 milioni di euro con l’Ati appaltatrice. Come farà il Comune di Molfetta ad affrontare le ingenti spese della messa in sicurezza, finora sostenute dall’erario? Dovrà ricorrere all’imposizione di nuove tasse a carico dei cittadini o saranno sufficienti i fondi a disposizione? Insomma, ancora una volta la vicenda del porto rischia di pesare sulle tasche dei cittadini. A tal proposito il sindaco Paola Natalicchio ha diffuso un comunicato stampa col quale si dice che «è stato notificato al Comune di Molfetta un provvedimento della Procura della Repubblica di Trani con il quale è stato disposto il dissequestro delle opere portuali precedentemente fatte oggetto di sequestro con provvedimento del G.I.P. di Trani reso in data 5.08.2013. L’Autorità Giudiziaria ha adottato il provvedimento di dissequestro facendo leva sulla piena estraneità di questa amministrazione ai fatti contestati nella vicenda giudiziaria penale in corso e rilevando l’insussistenza ad oggi delle ragioni che avevano reso necessario il sequestro delle opere anche grazie alla bonifica di tutte le aree eseguita con determinazione da questa amministrazione con il concorso del nucleo Sdai. Occorre ricordare che questa amministrazione, già prima che venisse adottato il provvedimento di dissequestro notificato in data odierna (ieri, per chi legge, ndr), aveva provveduto ad approvare il progetto relativo alle opere di messa in sicurezza di concerto con l’amministrazione giudiziaria ed era in procinto di contrattualizzarle per la loro prossima esecuzione. Il dissequestro delle opere rende comunque possibile avviare concretamente la messa in sicurezza del porto e la prosecuzione dei lavori previo espletamento di alcuni adempimenti e prescrizioni stabilite dall’Autorità Giudiziaria».

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