Disperse in mare ieri le sabbie del mandala costruito a Molfetta da sei monaci tibetani
Atto conclusivo di un'iniziativa organizzatadall'Istituto “Chan Tze Thosam” e da alcune associazioni molfettesi, AGESCI, Associazione Scuola di pace “don Tonino Bello”, Casa per la Pace, MASCI, e Pax Christi
MOLFETTA - Sono state disperse ieri nel mare di Molfetta le sabbie del mandala costruito durante la scorsa settimana da sei monaci tibetani nei locali della chiesa di San Filippo Neri. Atto finale di un ciclo di iniziative, promosse dall'Istituto “Chan Tze Thosam” e da alcune associazioni molfettesi - AGESCI, Associazione Scuola di pace “don Tonino Bello”, Casa per la Pace, MASCI, e Pax Christi - denominato “Il Mandala risultante”, inaugurate con un dialogo fra il Ven. Ghesche Tubthen Namgyal, guida spirituale del centro “Chang Tze Thosam” di Leporino e il teologo mons, Tommaso Amato.
Iniziative che hanno avuto l'obiettivo di far conoscere nella nostra città la religione buddista, assieme alla causa del Tibet, e di spingere verso il riconoscimento di altre culture e sul versante della interreligiosità. Da questo punto di vista è stato assai significativo che l'insieme della manifestazioni, che hanno compreso anche una mostra sul Tibet, sia stato ospitato nei locali di una chiesa, grazie alla disponibilità del parroco, don Vincenzo De Palo.
Ci è parso di cogliere, infatti, un bagliore di stupore nello sguardo degli angeli di gesso, costruiti secondo i canoni più classici dell'iconografia cattolica, nell'assistere al lavoro paziente dei monaci, nelle loro squillanti vesti arancioni e brune, che nel corso di diverse giornate hanno composto le sabbie nel mandala del “Budda della medicina” il quale, come è stato spiegato ieri, detiene i mezzi per purificare i corpi e gli ambienti dalle interferenze.
Del resto i mandala, termine che nel sanscrito significa letteralmente “cerchio”, sono generalmente usati proprio per rappresentare energie spirituali positive. Essenzialmente un mandala è considerato uno spazio sacro e protetto, in cui energie pure ed illuminate vengono rappresentate ed invocate. I mandala possono anche essere considerati come il simbolo della natura purificata della coscienza umana e gli elementi purificati all'interno dei nostri corpi, della nostra mente e dell'universo.
Nella cerimonia di ieri, dopo la preghiera, accompagnata dai canti e dai suoni di strumenti tibetani, i monaci hanno prima prelevato dei pizzichi di sabbia dai quattro lati del mandala, quelli che poi sono stati dispersi nel mare, poi inciso con uno strumento rituale le quattro porte del cerchio più esterno del disegno di sabbia ed infine, con una spazzola, prima sui quattro lati, poi alle diagonali, spazzata la via la sabbia, gesto accompagnato da un ohh assieme di dispiacere e di meraviglia del folto pubblico presente.
Alla fine in una disordinata processione, i monaci si sono recati al tratto di spiaggia della parte terminale del lungomare, fra la curiosità di quelli che erano lì per una passeggiata ed avrebbe avuto qualche difficoltà a collocare il Tibet sull'atlante geografico,.
C'era un vento insistente ieri, c'è voluto davvero poco perchè i granelli di sabbia fossero trasportati lontano. Il resto della sabbia servita per costruire il mandala è rimasto a disposizione di tutti coloro che sentissero la necessità di purificarsi, ingerendola. Una purificatone che, uno ha affermato dei monaci: “Si estenderà a tutta la comunità di Molfetta”. Ed ognuno sa quanto bisogno ve ne sarebbe.