Disinformati e disinteressati, tanti giovani diffidano della politica
Dalla domanda: «Cosa ne pensate delle nuove, imminenti elezioni? », posta ad un gruppo di venti ragazzi circa, compresi tra i venti e i venticinque anni, per la maggior parte studenti, emerge una forte disinformazione e un totale disinteresse. Sara, ventitreenne laureanda in psicologia, dice che andrà a votare, ma lei, così come molti altri, non conoscerà neanche il nome di tutti i candidati prima di arrivare al seggio, e darà la sua preferenza al candidato suggeritole dai genitori, senza essere minimamente a conoscenza del suo programma, delle sue idee, dei suoi valori. Le chiedo: «Perché?» e lei molto schiettamente confessa: «Di politica non ne capisco nulla, e non m'interessa, per questo mi fido del giudizio dei miei». Anche parlando con gli altri la situazione non cambia: alcuni di loro non sapevano neanche che, oltre alle elezioni politiche, il 13 e il 14 aprile, ci sarebbero state anche le amministrative, come conseguenza delle dimissioni dell'ormai ex sindaco Antonio Azzollini. Tra questi ragazzi c'è chi, da sempre, vota e sostiene Antonio la Trippa, un modo come un altro per palesare l'inutilità del voto. Mauro, studente di lettere al terzo anno, ci spiega che, secondo lui, tanto a livello nazionale che locale, sono tutti uguali, interessati solo al potere e alla poltrona, per questo dice: «Perché sprecarmi? Il 13 aprile resto a casa!». Certamente, questi venti ragazzi non sono che una piccola parte della folta comunità di giovani presente sul territorio con pensieri e ideali del tutto eterogenei Molti di loro credono ancora nella politica: capiscono che esercitare il diritto di voto avendo la piena consapevolezza di ciò che si sceglie è fondamentale, perché solo in questo modo è possibile avere voce in capitolo nella costruzione del futuro di tutti. Così come parteggiare per un candidato piuttosto che per un altro significa condividere i medesimi valori e lottare perché questi vincano. Tuttavia non si può rimanere indifferenti davanti a un fenomeno come quello del qualunquismo e del progressivo distaccamento dei giovani dalla politica, sempre più frequente e testimoniato, anche di recente, dal largo seguito che le invettive di Beppe Grillo contro la classe politica hanno ottenuto. Penso che porsi per lo meno la domanda «Perché?» sia d'obbligo.