Discusso a Molfetta il Dossier sulla Povertà della Caritas Diocesana
Il 22% di chi chiede sostegno alla Caritas nella diocesi è di Molfetta
MOLFETTA - Nell'imprenditoria, si parla spesso di “indagine di mercato”: capire di cosa ha bisogno il mercato, per cercare di produrre beni di consumo appetibili. Ma quando si parla di Caritas, quindi di persone, e quindi dell'aiuto di persone, la raccolta di dati diventa una missione, fondamentale per aiutare nella maniera corretta chi ne ha bisogno in cosa ha bisogno.
E' il senso della redazione del secondo “Dossier sulla Povertà” da parte Caritas della diocesi Molfetta-Ruvo-Giovinazzo e Terlizzi, che ne ha discusso nel corso di una conferenza sul tema “La Persona cuore della pastorale” alla presenza del vescovo, Mons. Luigi Martella.
“Non siamo qui per dire quanto siamo bravi. Abbiamo voluto uno strumento di ascolto, e adesso che abbiamo ascoltato, vogliamo osservare ciò che abbiamo raccolto”, ha iniziato il prof. Mimmo Pisani, Vice Direttore Caritas, che ha relazionato assieme alla psicologa Rosamaria Catalano e a Don Giuseppe Pischetti, Direttore Caritas. “Grazie a chi ha raccolto i dati, grazie per il lavoro condiviso, più dati abbiamo, più capiamo le esigenze di chi si rivolge a noi”.
I dati, alcuni prevedibili, altri più sorprendenti, sono stati comunicati con l'ausilio di grafici statistici dalla dott.ssa Catalano: “da più di tre anni collaboriamo con la Caritas”, ha affermato la psicologa, “dal 2005 la Caritas italiana ha fornito un programma per la raccolta dati. Ma per noi era più utile avere i dati locali, e non solo nella singola parrocchia, ma comprendere anche i centri Caritas cittadini. Per questo nel dossier abbiamo assemblato i dati, dividendoli poi in diverse sezioni: dati diocesani, dati per città e dati per singoli centri. L'obiettivo è cercare di capire come aiutare per il meglio, con dati più mirati, con una analisi prima di tutto quantitativa. Dal 2006, anno della prima raccolta dati, non abbiamo solo aiutato, ma abbiamo ascoltato 562 persone. Sembrano dati ridotti, ma non lo sono, perché non ridursi solo all'aiuto materiale, ma capire le con l'ascolto le esigenze di oltre cinquecento persone significa occuparsi veramente di loro, intervenire consapevolmente”.
Ed ecco i dati: 562 persone, la maggior parte delle quali, il 22%, neanche a dirlo, di Molfetta. Percentuale prevedibile, dato che il nostro comune è il più ampio della diocesi, ma anche allarmante, perché, confessa la dott.ssa Catalano, a Molfetta “sono state raccolte le schede solo in alcuni centri e parrochie, non tutti”.
Le percentuali dicono che è lei, la donna, quella che ancora si espone per chiedere aiuto. Segue poi il dato per certi versi più imprevedibile: nelle richieste di aiuto, prevalgono ancora, addirittura al 63%, i cittadini italiani. Certo, sottolinea la dott.ssa Catalano, è ovvio che ci sono maggiori remore e riserve nel rivolgersi alla Caritas per chi sa di essere irregolare, privo di permesso di soggiorno, però “il 63% vuol comunque dire che chi ci chiede aiuto è spesso la persona della porta accanto, che magari abita vicino a noi, che mai crederesti”. E queste persone spesso si rivolgono in parrocchia, più che nei centri Caritas.
L'età predominante nelle schede raccolte è in un range tra i 35 e i 55 anni. I minori non ci sono: sono i loro genitori a chiedere aiuto per loro.
Tra gli stranieri, stragrande maggioranza rappresentata da rumeni e bulgari: anche qui prevalgono le donne, che spesso vanno in Caritas per offrirsi come badanti. L' 83% non specifica di possedere o meno il permesso di soggiorno, quindi è lecito pensare che non lo abbia “dato che chi lo ha lo dice”. Ma, al tempo stesso, la maggior parte ha un domicilio: “occorre vedere che tipo di domicilio”, certo, ma solo il 2% è senza fissa dimora. Il 64% convive in famiglia o situazioni familiari. Ma per quell' 11% che afferma di vivere solo, “vuol dire davvero solo, vuol dire che non ha praticamente nessuno”.
Nessuna sorpresa nello scoprire che il 58% delle schede trova barrata la casella “disoccupato”.
Ma più che il mero dato statistico, deve interessare gli operatori cosa si nasconde dietro una richiesta. “La domanda è: quali sono i bisogni ? Dietro la richiesta del pacco di pasta, ci possono essere mille problemi di diverso tipo. Qui deve stare la capacità del volontario: capire quale sia il disagio reale di un utente. Se non risolviamo il vero problema, quella persona dopo qualche giorno sarà di nuovo lì a chiedere un pacco di pasta”. Torna alla mente quel proverbio orientale: se dai ad un uomo un pesce, egli quel giorno sarà sazio. Se insegni ad un uomo a pescare, egli avrà una moltitudine di pesci, e sarà sazio una moltitudine di giorni.
Autore: Vincenzo Azzollini