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Dirigenti comunali anomalie, doppi ruoli e nomine politiche
15 maggio 2012

Per essere nominati dirigenti comunali occorre partecipare e vincere un concorso pubblico? E se, invece, quei dirigenti fossero semplicemente “facenti funzioni” assegnati a questo incarico da 45mila euro l’anno netti con una semplice cartuccella amministrativa? Per assurdo, secondo l’art.110 del TUEL, i dirigenti potrebbero restare in carica per molti anni in qualità di “facenti funzione”, senza che il Comune esegua un bando ad evidenza pubblica. Una ratio paradossale, con cui la casta tecnico-politica elude i controlli più restrittivi sui concorsi pubblici. In pratica, si aggira l’ostacolo del concorso e si autorizza la scorciatoia del conferimento diretto dell’incarico. Può un Comune protrarre una simile situazione per anni, con un’amministrazione che controlla le sorti lavorative di un dirigente comunale, obbligato a esprimere pareri vincolanti (in teoria, anche indipendenti) sull’operato di quella stessa amministrazione? Nel Comune di Molfetta i dirigenti sono costretti ad avallare situazioni non propriamente rituali per “spirito di servizio”? PREMIALITÀ DUBBIE Un premio da 45mila euro alla dirigenza del Comune di Molfetta per l’anno 2009, dopo il report consegnato al sindaco senatore Antonio Azzollini nel settembre 2011. Valutazione 2009 consegnata con ritardo perché gli obiettivi di ogni settore sono stati approvati nel corso dell’anno (e non all’inizio) e il nucleo ha incontrato alcune difficoltà nel reperimento degli elementi di valutazione, oltre ad aver avuto dagli stessi dirigenti comunicazioni non esaustive. Altre anomalie, si stabilisce in fieri il traguardo, vago e nemmeno chiarito da chi avrebbe dovuto raggiungerlo. Realtà paradossale. Nella sua relazione, il Nucleo di Valutazione ha consigliato obiettivi «veramente innovativi, di sviluppo, fuori dalla routine»: un’implicita conferma della vacuità degli stessi e del pressapochismo dell’amministrazione Azzollini, come più volte lamentato dall’opposizione in Consiglio comunale. Inoltre, i vari obiettivi dovranno essere «accompagnati da una preventiva pesatura degli stessi con indicazione dei vari step in termini di percentuali sulla realizzazione dell’obiettivo completo, consentendo, tra l’altro, anche un’attività di monitoraggio costante». In pratica, il nucleo avrebbe segnalato nel suo report una certa disorganizzazione nell’individuazione e realizzazione degli obiettivi dei vari settori comunali (non una novità, se l’asset amministrativo azzoliniano sembra ispirarsi a un confusionario caravan serraglio). Allo stesso tempo, ha proposto la riduzione proporzionale della retribuzione di risultato in base alla percentuale d’incidenza degli obiettivi-progetto presenti, per evitare una doppia remunerazione (indennità di risultato e altre incentivazioni) per lo stesso obiettivo-progetto. Sarà un provvedimento applicato, se alcuni dirigenti si sobbarcano “certe responsabilità”, schiacciati dai diktat del potente di turno e di fronte ai casi giudiziari degli ultimi anni? DIRIGENZA AD INTERIM E DOPPI RUOLI Ormai da anni il dott. Giuseppe de Bari e il dott. Enzo Roberto Tangari sono dirigenti rispettivamente del settore Socialità e Sicurezza, oltre ai settori Economico-Finanziario (de Bari) e Demografia e Appalti (Tangari). Dopo l’operazione “Mani sulla città”, l’ing. Enzo Balducci ha assunto ad interim la dirigenza del settore Territorio (un ferro da stiro a dir poco incandescente). Il Nucleo di Valutazione, inoltre, ha evidenziato la mancata rotazione dei dirigenti (anche se bisogna tener conto delle specifiche competenze) e l’opportunità di ridurre a 6 le figure professionali. Le incognite, però, sono altre. Come può un professionista ricoprire vari ruoli dirigenziali e occuparsi delle numerose pratiche di più settori? Oltre a un caso di dirigente “multilaterale” in una delle municipalizzate di Molfetta, stupisce, ad esempio, che il dott. de Bari sia stato negli anni passati dirigente comunale contemporaneamente anche nei Comuni di Valenzano e Cellamare. Un altro caso di “trilocazione”, oltre a quello del sindaco- senatore-presidente? Non sono in discussione le competenze del professionista, ma com’è possibile svolgere rigorosamente il proprio ruolo dirigenziale, con attenzione ed efficienza in più di un Comune? Quanto gli inevitabili periodi di vacatio hanno potuto incidere negativamente sul risultato degli obiettivi? Proprio a Valenzano nel 2009 è scoppiato il caso «Cartelle pazze»: alcuni cittadini avevano ricevuto avvisi di accertamento ICI dell’anno 2005, imposte già pagate, ma mai registrate o notificate a persone defunte. Secondo le “vittime”, l’errore sarebbe dipeso proprio dall’assenza del dirigente preposto (il dott. de Bari), dovuta ad altri impegni concomitanti. In quell’occasione, tra l’altro, non sarebbe stato rispettato l’art.1, c. 58, della Legge 662/1996 (non sarebbe stata richiesta e ottenuta negli anni 2007-08 la relativa autorizzazione dal Comune di Cellamare per svolgere il lavoro subordinato al Comune di Valenzano a tempo parziale). A quanto pare, proprio per questa eventuale infrazione, il Comune di Valenzano avrebbe anche ricevuto un’ingiunzione di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, ancora in corso di contestazione (una multa di quasi 10mila euro). E la vicenda sembra ancora non essersi conclusa tra gli scranni giudiziari. NOMINA DIRETTA E POLITICA Doppi ruoli, ma anche militanza politica, l’altro neo dei dirigenti (tema evidenziato anche dalla trasmissione Report). Negli ultimi decenni, la politica ha marciato sulle nomine dirigenziali, deformando in toto il sistema. Quello che doveva essere un rimedio, con carattere di eccezionalità, è divenuto un abuso. A Molfetta, tre i casi palesi: l’ing. Rocco Altomare, militante di centrodestra, nominato dirigente del settore Territorio nel 2006, ancora il dott. de Bari, ex consigliere di Forza Italia a Molfetta, e il dott. Mimmo Corrieri, ora dirigente del settore Affari Generali, già assessore al Bilancio, Finanze e Programmazione della prima giunta Azzollini, assessore del Pdl detronizzato nel secondo mandato di Azzollini, per la questione delle quote rosa (una nomina dal vago sapore compensativo). Un vero e proprio scandalo, quindi, se le nomine del sindaco senatore Antonio Azzollini fossero state orientate dalla sola affinità al “cerchio magico della nutella”: una pericolosa commistione d’interesse pubblico e privato-partitico, che di fatto inficia il corretto svolgimento delle funzioni dirigenziali e contravviene all’art. 4 del D.Lgs. 165/01 che fissa la separazione tra politica e amministrazione? I dirigenti comunali sono divenuti dei plenipotenziari che, sfruttando il rapporto fiduciario e diretto con il dominus politico, hanno ridotto il ruolo degli assessori a meri percettori di stipendio, con il potere di presenziare a qualche manifestazione, come l’ultima foglia del basilico sugli spaghetti già preparati da altri. Infine, l’assunzione a tempo indeterminato. È una voce, forse più di una semplice indiscrezione, annunciata dal segretario del Pd, Giovanni Abbattista. «Con questo provvedimento il sindaco Azzollini realizzerebbe, a spese dei cittadini molfettesi (oltre 300mila euro con incentivi vari, ndr), il duplice obiettivo di saldare i suoi ‘debiti’ politicoelettorali nei confronti dell’entourage che lo sostiene - la posizione di Abbattistra - e di occupare i ruoli chiave della macchina comunale acquisendo il controllo di settori essenziali dell’amministrazione comunale anche oltre la fine del suo mandato». Nel caso questa indiscrezione dovesse essere confermata, sarebbe la totale aberrazione del potere del sindaco Azzollini e lo stravolgimento pieno della ratio legislativa vigente? Non dovrebbe essere indetto, invece, un concorso pubblico, evitando anche di reclutare dirigenti direttamente dall’esterno senza procedure pubbliche o fasi comparative? Ma, se un assessore resta in carica 5 anni (quando va bene) e un dirigente sulla sua poltrona a vita, chi comanda effettivamente negli uffici comunali e amministra realmente la città? Domanda dall’esito scontato.

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