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Dimissioni Uva, ex vicesindaco di Molfetta: le prime dichiarazioni in esclusiva a "Quindici"
25 agosto 2012

MOLFETTA - Alla base delle dimissioni una «situazione insostenibile». Questa la dichiarazione rilasciata in esclusiva anteprima a Quindici dall’avv. Pietro Uva (vedi il VIDEO a destra sulla web tv di Quindici) già ieri pomeriggio, a poche ore dall’accoglimento formale delle sue «irrevocabili dimissioni» da parte del sindaco di Molfetta Antonio Azzollini, già consegnate all’inizio di luglio (notizia data in esclusiva da Quindici, ma stranamente messa in discussione in Consiglio comunale).
Tra l’altro, quasi in contemporanea con la pubblicazione dell’esclusiva di Quindici, l’avv. Uva, ormai ex vicesindaco e assessore all’Urbanistica del Comune di Molfetta, riceveva sempre nel primo pomeriggio di ieri la notifica del decreto di accoglimento delle sue dimissioni (nella foto).
«Diversità di opinioni emerse negli ultimi tempi tra me e l’amministrazione comunale soprattutto su determinati provvedimenti portati in giunta per la discussione»: questa la motivazione riportate nell’atto scritto di dimissioni depositato nelle mani del sindaco all’inizio di luglio, come prevede l’art.43 dello Statuto comunale.
Tra i vari provvedimenti su cui Uva ha espresso la sua forte contrarietà, il rinnovo dei contratti ai 4 dirigenti del Comune di Molfetta, come già Quindici aveva spiegato in anteprima il 24 luglio scorso. A questo si aggiungono, ad esempio, l’impostazione di alcuni comparti edificatori del Prgc, l’adeguamento del Prgc e dei vari piani di comparto al Piano di Assetto Idrogeologico, tanto vituperato dall’amministrazione Azzollini nella vacua battaglia condotta contro l’Autorità di Bacino, infine una serie di scelte sulla tutela ambientale e del territorio locale.
«La sistematica diversità di opinioni aveva come necessaria e inevitabile conseguenza un affievolimento del rapporto fiduciario tra me e il sindaco Azzollini - ha spiegato Uva a Quindici - e con coerenza ho rassegnato le dimissioni e legittimamente il sindaco ne ha preso atto». Tra l’altro, dopo la consegna delle dimissioni, Azzollini ha cercato di recuperare Uva nella sua maggioranza, sedando i contrasti interni alla sua stessa amministrazione: alcuni gruppi consiliari, anzi alcuni rappresentati di spicco del centrodestra, avevano messo all’angolo il gruppo di Molfetta in Azione (politicamente vicino a Uva) fino al completo boicottaggio politico e all’esilio finale.
Del resto, il ripescaggio politico è evidente in un passaggio del decreto di accoglimento delle dimissioni: «visto che l’assessore vicesindaco Uva ha verbalmente ribadito (le dimissioni sono state consegnate su carta scritta, ndr) la sua decisione, precisando che le dimissioni devono ritenersi irrevocabili ed ha effettivamente cessato dalla sue funzioni a decorrere dal 24.08.2012».
Proprio per questo motivo, come dichiarato da Uva a Quindici, di fronte a una Molfetta con la «pancia malata» è opportuno che gli «uomini di buona volontà» (politici e cittadini che abbiamo a cuore solo il futuro della città) inizino a pianificare la rinascita della città, a prescindere dalle divergenze politiche e dagli interessi di parte.
 
Sul prossimo numero di Quindici, in edicola ai primi di settembre, sarà dedicato un ulteriore approfondimento sulle dimissioni di Uva e sulla attuale situazione politica, con rivelazione sconvolgenti su ogni ambito amministrativo, politico e socio-economico di Molfetta.
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Marcello la Forgia
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Interessante fuori tema il “troppo tardi” di Lulù. - - Non abbiamo prestato attenzione allo sviluppo sostenibile e all'uso efficiente delle risorse. La parabola della mucca, molto utile per capire lo sviluppo sostenibile, ispirata da uno dei padri dell'ambientalismo scientifico, Garret Hardin, docente di ecologia umana all'Università di Santa barbara in California, e liberamente interpretata dal merceologo Nebbia. Lo scenario è un pascolo collettivo: vale a dire di proprietà o a disposizione degli abitanti di un villaggio (ciascun abitante può andare a raccogliere la legna o a pascolare, per le necessità proprie e della propria famiglia o per quelle degli altri abitanti del villaggio). Un pascolo grande, ma non illimitato, anzi con confini ben definiti, fertile, attraversato da un ruscello ricco di acque pulite. Un giorno, uno degli abitanti del villaggio porta a pascolare nel prato la sua mucca: questa bruca l'erba, beve l'acqua fresca e pulita del ruscello e produce il latte che rappresenta il reddito del pastore. Gli escrementi della mucca cadono sul terreno e vengono trasformati in sostanze nutritive per l'erba del prato. Alla fine della stagione il pastore si è assicurato un certo guadagno ed è contento: la mucca è contenta perché ha avuto il cibo buono e abbondante e acqua fresca per tutta l'estate; il prato è contento perché è pronto a fornire, l'anno dopo, nuova erba, e il ruscello è contento perché le sue acque sono ancora limpide e pulite. Durante l'inverno il pastore pensa però che sarebbe possibile guadagnare di più producendo più latte e decide, la primavera successiva, di portare al pascolo non più una sola mucca, ma dieci mucche. A questo punto la presenza di tanti animali fa sentire i suoi effetti; gli zoccoli pestano l'erba che non è più disponibile per l'alimentazione, e rendono duro e impermeabile il suolo. Gli escrementi di tanti animali ristagnano sul suolo e non vengono assorbiti dal terreno e finiscono con il contaminare le acque del ruscello che non sono più potabili. Alla fine dell'estate forse il pastore ha guadagnato un po' di più vendendo più latte, ma l'acqua del ruscello è stata inquinata, le mucche sono infelici perché dovevano litigare per contendersi la poca erba, e il pascolo è stato distrutto e non sarà più utilizzabile l'anno dopo né quelli successivi, né dal pastore né dagli altri abitanti del villaggio, che pure hanno, come il pastore, gli stessi diritti al suo uso. Questo il “troppo tardi” di Lulù? Quanto mai vero, tutto il resto è “vivere trascinandosi”: politica, economia, politicanti ecc..
Io, al contrario, la mia auto non la farei mai riparare da un meccanico comunista o di sinistra, nemmeno in emergenza. Qualora venissi a sapere della sua posizione politica dopo la riparazione effettuata, distruggo la riparazione, ritorno al guasto e, dopo, un buon lavaggio disinfettante. Chi è quel matto? Chi è quel sano che oggi non si permetterebbe di dire che le verginelle stanno tutte e solo da una parte, e la sappiamo qual'è quella parte, abbiamo visto bene in quest'ultima legislatura dov'erano le verginelle, poi tanto verginelle non erano e non sono. Più che verginelle, a me e non solo, sono sembrate delle "gallinelle": questo da una parte. Dall'altra parte poi, così come ben detto politicamente, culturalmente e filosoficamente da un politico di ben altri impasti umani e civili, tutti sulla spuma dell'onda, disconoscendo la profondità del mare, ondeggiando come su di una mattonella. Lo vi vede e lo si capisce questo ondeggiare: "...appena aprono bocca per spaccare il capello...." Egregio amico, quanta confusione! Per spaccare il capello o altra cosa, bisogna chiuderla la bocca e stringere i denti a strappo e non aprirla: ecco il veleggiare sulla spuma e non capire il profondo. Sfido spaccare una qualsiasi cosa a bocca aperta. Mi vien da ridere!!! E non raccontiamoci le barzellette del merito a destra quanto a sinistra; chi è quell'uomo sano di mente che non capisce il pullulare e ululare di imbecilli a favore di tizio e caio, e non dimentichiamo sempronio, ovvero il terzo incomodo, colui che fra, tra i due litiganti potrebbe godersela stando e rimanendo a casa con tutti i suoi serpenti, senza rompere i cosiddetti marroni, girando per la città facendo porcherie con questi serpentucci. Per le "processioni" un discorso a parte: non se ne può farne a meno. Qui il muro diventa ideologico, chissà forse un domani potrebbe crollare come già avvenuto in passato per un altro muro....e non mi spingete, per favore, oltre quel livello dove c'è solamente nausea di tutto ciò che è politica fatta da politicanti di destra e sinistra, centro e centro destra, centrosinistra: un sabotaggio continuo, e si vedono, si leggono sulle posizioni e contrapposizioni a riguardo del Porto Nuovo, quell'opera che.......qui mi fermo per non essere accusato di parte, come un malaparte!!!

OPEN - Topo Azzurro, chi è quel matto che oggi si permetterebbe di dire che le verginelle stanno tutte da una parte, mentre i delinquenti stanno tutti dall'altra parte? Non solo, ma chi è quell'uomo sano di mente, oggi a Molfetta, non colluso, non inciuciato con finta destra e finta sinistra, che si precluderebbe la possibilità del proficuo contributo amministrativo, anche di chi ha votato a destra? Se devo andare dal meccanico, perché ho urgenza di riparare la macchina, e bene, che me frega per chi vota. La discriminante non è più questa, lo hanno detto grosse "teste d'uovo", gli intellettuali... Comprendo che lo scenario politico, pullula di imbecilli, che guardano se sei amico di tizio e di caio, per erigerti subito il muro ideologico - soprattutto quando scopri poi che sottobanco, a volte, certa sinistra fa le stesse porcherie di certa destra, forse con un po' più di "glamour" - ma anche nei confronti di questi - forse i più pericolosi, perché sempre pronti al sabotaggio di qualsiasi cosa si muova nella direzione del cambiamento - va attuato un sano, salutare, radicale cambiamento. In buona sostanza, appena aprono bocca per spaccare il capello, si dovrebbero beccare un sonoro "gavettone". Si stessero alle case, "le raccomandazioni rosse", gli hanno fruttato bene negli anni passati - non veniamo certo "dalla montagna", come si suol dire - e forse qualche cosa d'altro... - Si "godessero", il "meritato lavoro"... Spero che qualcuno non mi spinga mai oltre il livello della genericità... E non venga qui a raccontare la barzelletta che tutti quelli di destra, beccano lavori e incarichi, su raccomandazione, mentre quelli di sinistra li beccano per merito... Che oramai alla gente non è più possibile raccontare barzellette. Ecco, cari "incantatori di serpenti", restando a casa, avrete già reso un servizio alla comunità... Questa volta, niente processioni dei soliti "ben noti", si vinca o si perda, nella direzione del cambiamento, perlomeno senza nausea!!!


Scriveva Luigi Pintor nel suo ultimo editoriale nel 2003 - La sinistra italiana che conosciamo è morta. Non lo ammettiamo perché si apre un vuoto che la vita politica quotidiana non ammette. Possiamo sempre consolarci con elezioni parziali o con una manifestazione rumorosa. Ma la sinistra rappresentativa, quercia rotta e margherita secca e ulivo senza tronco, è fuori scena. Non sono una opposizione e una alternativa e neppure una alternanza, per usare questo gergo. Hanno raggiunto un grado di subalternità e soggezione non solo alle politiche della destra ma al suo punto di vista e alla sua mentalità nel quadro internazionale e interno. Non credo che lo facciano per opportunismo e che sia imputabile a singoli dirigenti. Dall'89 hanno perso la loro collocazione storica e i loro riferimenti e sono passati dall'altra parte. Con qualche sfumatura. Vogliono tornare al governo senza alcuna probabilità e pensano che questo dipenda dalle relazioni con i gruppi dominanti e con l'opinione maggioritaria moderata e di destra. Considerano il loro terzo di elettorato un intralcio più che l'unica risorsa disponibile. Si sono gettati alle spalle la guerra con un voto parlamentare consensuale. Non la guerra irachena ma la guerra americana preventiva e permanente. Si fanno dell'Onu un riparo formale e non vedono lo scenario che si è aperto. Ciò vale anche per lo scenario italiano, dove il confronto è solo propagandistico. Non sono mille voci e una sola anima come dice un manifesto, l'anima non c'è da tempo e ora non c'è la faccia e una fisionomia politica credibile. E' una constatazione non una polemica. Noi facciamo molto affidamento sui movimenti dove una presenza e uno spirito della sinistra si manifestano. Ma non sono anche su scala internazionale una potenza adeguata. Le nostre idee, i nostri comportamenti, le nostre parole, sono retrodatate rispetto alla dinamica delle cose, rispetto all'attualità e alle prospettive. Non ci vuole una svolta ma un rivolgimento. Molto profondo. C'è un'umanità divisa in due, al di sopra o al di sotto delle istituzioni, divisa in due parti inconciliabili nel modo di sentire e di essere ma non ancora di agire. Niente di manicheo ma bisogna segnare un altro confine e stabilire una estraneità riguardo all'altra parte. Destra e sinistra sono formule superficiali e svanite che non segnano questo confine. Anche la pace e la convivenza civile, nostre bandiere, non possono essere un'opzione tra le altre, ma un principio assoluto che implica una concezione del mondo e dell'esistenza quotidiana. Non una bandiera e un'idealità ma una pratica di vita. Se la parte di umanità oggi dominante tornasse allo stato di natura con tutte le sue protesi moderne farebbe dell'uccisione e della soggezione di sé e dell'altro la regola e la leva della storia. Noi dobbiamo abolire ogni contiguità con questo versante inconciliabile. Una internazionale, un'altra parola antica che andrebbe anch'essa abolita ma a cui siamo affezionati. Non un'organizzazione formale ma una miriade di donne e uomini di cui non ha importanza la nazionalità, la razza, la fede, la formazione politica, religiosa. Individui ma non atomi, che si incontrano e riconoscono quasi d'istinto ed entrano in consonanza con naturalezza. Nel nostro microcosmo ci chiamavamo compagni con questa spontaneità ma in un giro circoscritto e geloso. Ora è un'area senza confini. Non deve vincere domani ma operare ogni giorno e invadere il campo. Il suo scopo è reinventare la vita in un'era che ce ne sta privando in forme mai viste.








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