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Diga foranea, addio al fondo da 50 milioni di euro I flop del “governo a rete”: ospedale ridimensionato e finanziamenti virtuali
15 settembre 2002

L'anticiclone delle Azzorre non è stato il solo grande assente dell'estate, anche la proverbiale quiete agostana della politica locale è stata infranta da polemiche turbolenti. Il primo acquazzone è piombato con la nomina degli ulteriori 4 assessori, nominati dal sindaco, sia per il rispetto del patto elettorale che del suo presupposto: il patto della “congiura”. Alle inevitabili critiche delle opposizioni si sono aggiunte quelle di An che si sente sottostimata, segno che le nomine hanno sì chiuso vecchi conti, ma ne hanno aperti altri. La questione è stata chiusa, o sospesa per alcuni, dal sindaco che ha rivendicato la propria autonomia nelle scelte e ha invitato i delusi a guardare agli obiettivi che l'intera maggioranza è in grado di raggiungere. Emblematica la dichiarazione finale di avere sempre le valigie pronte, un'affermazione tra minaccia e promessa. Ospedale ridimensionato In pieno agosto è piombato in città il ciclone Fitto con il suo riordino ospedaliero, che non chiude ma svuota significativamente il nostro ospedale. Un vero e proprio schiaffo alla città che si attendeva ben altro dal “governo a rete” del centrodestra. Sull'ospedale si sono lette sui muri voci unanimi di dissenso: alcune incomprensibili per non dire ridicole come i manifesti di Fi e An, altre strumentali, altre ancora di circostanza, fino alle classiche lacrime di coccodrillo. Tutti i manifesti però avevano una cosa in comune: nessuna difesa di qualche reparto d'eccellenza (come è successo a Terlizzi scesa in piazza a difesa di ginecologia), segno dell'indifferente considerazione che si sono guadagnati i nostri camici bianchi e chi ha gestito l'ospedale negli anni scorsi. Perché non sarà mica solo colpa dei molfettesi se la struttura ospedaliera è stata scarsamente utilizzata. Appunto per questo i molfettesi sono rimasti delusi, perché il riordino, per certi aspetti inevitabile, poteva essere l'occasione per valorizzare con uomini e mezzi un nosocomio che ha tutte le carte in regola: struttura importante, accessibilità per la vicinanza di principali reti stradali, bacino d'utenza e per i tanti miliardi spesi per recenti ristrutturazioni. Sull'ospedale l'unico ad essere stato chiaro è stato il sen. Azzollini che nell'incontro di Fitto con il Consiglio comunale, nonostante i ripetuti “Caro Raffaele”, ha contestato l'attendibilità dei parametri di produttività alla base della soppressione del reparto di chirurgia, insinuando una trama per favorire la struttura di Bisceglie. Nonostante questo scatto di indignazione il senatore agli occhi dei molfettesi ha fatto la figura del due di briscola rispetto all'on. Amoruso. Alla fine Fitto non è andato oltre fumose promesse e tutto lascia intendere che difficilmente arretrerà di qualche metro, forse qualche millimetro. 50 milioni di euro virtuali Passato il ciclone Fitto uno squarcio di luce ha illuminato la città: un finanziamento statale di 2,5 milioni di euro all'anno per 20 anni, in totale 50 milioni di euro, per lavori di completamento, banchinamento, dragaggio e raccordo stradale della diga foranea (nella foto). In pratica per questi lavori il Comune è stato autorizzato a contrarre mutui utilizzando i 2,5 milioni all'anno per i rimborsi. La cosa curiosa è che il senatore grazie ai suoi buoni uffici di presidente della Commissione Bilancio del Senato, è riuscito a rifilare questo finanziamento tra i provvedimenti vari della legge 174 del 30.07.2002 titolata: “Norme per il finanziamento di lavori destinati all'Agenzia per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale, in Milano, ed altri interventi”, causando il risentimento dei leghisti e l'invidia di altri parlamentari. Quando si dice: avere santi in Paradiso! Dopo aver letto sulla Gazzetta Ufficiale dell'8 agosto scorso la pubblicazione del provvedimento il sindaco aveva fatto stampare uno dei suoi tipici manifesti mix di propaganda e informazione, con tanto di ringraziamenti al senatore, mentre i giornalisti venivano informati di un'imminente conferenza stampa. Il primo manifesto fresco di stampa fu subito affisso in bella mostra nell'ingresso del municipio (via Carnicella). Dopo qualche giorno ci si aspettava che la città fosse inondata di manifesti, invece nulla, anche quello in municipio fu ben presso rimosso, idem per la conferenza stampa. Insomma, un giallo, svelato poi dalla cronaca nazionale. A rovinare tutto ci aveva pensato il creativo ministro dell'Economia Giulio Tremonti con il suo decreto blocca-spese che, in pratica, congela i provvedimenti privi di copertura finanziaria. L'assessore al Bilancio, Mauro Magarelli è però ottimista: “Siamo in attesa di notizie precise da Roma, fiduciosi che per la tipologia dei lavori, il finanziamento non dovrebbe rientrare nelle maglie del decreto Tremonti”. In attesa di sapere se questo importante finanziamento da virtuale diventi reale, non si può fare a meno di evidenziare un'ennesima dimostrazione che a Roma, il centrodestra si mostra tanto attento, preciso e puntuale per gli affari che riguardando il premier, quanto pasticcione e inaffidabile per tutto il resto. Insomma, nonostante gli sforzi del sindaco e del senatore (tra i quali tra l'altro sembra non corra più buon sangue), il famoso “governo a rete”, ora per un motivo ora per un altro, non riesce ancora ad ottenere gli effetti sperati. E la città resta in paziente attesa. Francesco del Rosso
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