Di Gioia convoca il centro sinistra
Dai partiti appoggio sulla sua idea di opposizione, ma anche molte critiche
MOLFETTA - La riunione convocata ieri sera da Lillino di Gioia è stata assieme la più tradizionale delle analisi del voto, che pare obbligatoria soprattutto in caso di sconfitta, e tentativo di abbozzare l'azione futura per il centro sinistra.
Invitati i partiti della coalizione, anche quelli con cui c'è stata intesa al ballottaggio, e i condidati più suffragati delle liste.
In queste categorie non rientrava evidentemente Matteo d'Ingeo, materializzatosi nell'ultima fila della sala appena iniziata la riunione ed esortato da Di Gioia ad andar via, proprio perché non invitato, cosa che D'Ingeo ha fatto.
Dopo questo episodio, Di Gioia ha iniziato appunto l'analisi di quella che ha definito una “normale sconfitta elettorale, non una debacle, come qualcuno pure ha detto”, dovuta all'atteggiamento contraddittorio di alcuni partiti dopo le primarie; per usare le sue parole “ci sarebbe molto da dire sul tempo che il centro sinistra ha impiegato a ritrovarsi attorno al suo candidato” con, per sopraggiunta, la “mina vagante D'Ingeo, cancrena del centro sinistra”.
Poi ha puntato il dito contro il risultato deludente di alcuni partiti, di Rifondazione e soprattutto dei minori della sinistra; per finire alla “questione socialisti”, spaccati fra due schiaramenti e non riunificati nemmeno con l'accordo prima del ballottaggio, fatto, per utilizzare una sua colorita espressione, quando i “topi erano già scappati”, sarebbe a dire quando alcuni consiglieri si erano già spostati su Azzollini.
Questo per ciò che è stato, ma Lillino di Gioia è pronto a ripartire, dal Consiglio Comunale e dalla città, per un'opposizione dura, che contempli una sinergia con i livelli istituzionali in cui il centro sinistra governa - Provincia, Regione, Parlamento nazionale - determinante per molte questioni con cui la giunta Azzollini intende presto misurarsi.
Ad iniziare da quella del porto. Per Di Gioia sarebbe essenziale che la Regione avocasse a sé la gestione dei finanziamenti per i lavori previsti, trattandosi appunto di un porto regionale. Ma vale anche per l'Asi, per la sanità, per l'impianto di gestione delle acque reflue.
Questo un livello, cui aggiungere poi la formalizzazione di una sorta di “governo alternativo”, fatto dai consiglieri comunali di opposizione, circondati da un team di esperti provenienti dai partiti, che porti alla città non solo il controllo dell'azione degli assessori di Antonio Azzollini, ma anche proposte di diversa gestione.
Con una consapevolezza, a dir la verità condivisa da tutti gli intervenuti, che un'opposizione, fatta solo nell'aula “Carnicella” da 12 consiglieri comunali, ridottisi già a 9, qualcuno in sala scendeva pure ad 8, rischierebbe di essere sterile e nemmeno percepita dai cittadini.
Proposte dell'ex candidato sindaco che sono state sostanzialmente accolte da Annalisa Altomare, del Riscatto della città, Angela Amato del Movimento del Buon governo e pur con l'aggiunta della richiesta di una sorta di resa dei conti all'interno del centro sinistra, per capire cosa non abbia funzionato nell'appoggio a Di Gioia, da Mauro de Robertis dell'Udeur.
Di tutt'altro tono l'intervento di Franco Visaggio, consigliere regionale per la Rosa nel pugno, al quale più che l'opposizione, è sembrato interessare il futuro del centro sinistra.
“Questa sconfitta ci deve servire per trovare un'intesa vera per il futuro – ha affermato Visaggio -. Siamo stati sconfitti da noi stessi e dalla nostra presunzione”. Lamentandosi, poi, della incapacità dei livelli regionali e provinciali dei partiti ad imporre ai circoli locali la riunificazione di tutto il centro sinistra. Visaggio ha chiuso il suo intervento invitando tutti a “superare quei preconcetti, quelle riserve mentali che continuano a persistere nel centro sinistra, con i quali non riusciremo mai a riproporci al governo della città”.
Diversa la posizione degli altri partiti.
Antonello Zaza, neo assessore provinciale di Rifondazione comunista, ha ritenuto una fuga in avanti quella di Gioia, il centro sinistra dovrebbe affrontare prima i nodi politici al suo interno, interrogandosi sui quattromila cittadini che non sisono recati a votare al ballottaggio o sui 1200 che, pur di centro sinistra, hanno fatto scelte diverse, con chiaro riferimento ai voti andati a Matteo d'Ingeo.
Confronto tutto politico, piuttosto che tuffo a testa bassa nelle questioni amministrative, chiesto anche da Cosimo Altomare, coordinatore cittadino della Margherita, che ha auspicato anche un rinnovo della classe dirigente.
Ancora più netta la posizione di Mimmo Favuzzi, presidente cittadino dei Democratici di sinistra che ha iniziato il suo intervento con due bordate, prima affermando: “La convocazione di questa riunione non ci è piaciuta”; e rincarando la dose nel dire a Di Gioia: “Il ruolo di leadership venuto fuori dalle primarie si è concluso con il ballottaggio”. Rifinendo il tutto con il riferimento ad una coalizione che “deve ridefinire con chiarezza la sua identità ed i suoi confini". Per Mimmo Favuzzi prioritaria rispetto all'organizzazione dell'opposizione nel senso chiesto da Di Gioia, è la questione tutta politica di sanare le ferite ancora aperte nell'Unione, senza affrettare i tempi, ridando un ruolo ai partiti.
Lillino di Gioia ha ascoltato e incassato, rintuzzando l'accusa di aver voluto compiere una fuga in avanti convocando la riunione e negando di voler rivendicare per sé la leadership del centro sinistra, anzi, si è detto disposto ad un passo indietro, ventilando addirittura l'ipotesi di poter rinunciare anche alla presenza in Consiglio Comunale.