MOLFETTA - Necessaria una revisione della contabilità per rimettere in sesto un corpo debilitato da numerosi agenti patogeni. Purtroppo, l’impianto di depurazione del Comune di Molfetta, dopo l’operazione Dirty Water dello scorso maggio (sequestro probatorio, poi reiterato per un altro mese nell’ottobre 2012), ha assunto le imbarazzanti fattezze di un classico “carretto dei ferri vecchi”.
Perciò, dopo la riunione del 29 settembre 2012, convocata dall’Autorità Idrica Pugliese, in cui sono «emerse a carico del Comune di Molfetta una serie di attività da porre in essere per ridurre i tempi di adeguamento e di funzionalizzazione dell'impianto per il successivo trasferimento della gestione all'Acquedotto Pugliese», il Settore Lavori Pubblici ha approvato non solo una serie di sopralluoghi al cantiere per la verifica dello stato dei luoghi (e per le occorrenti operazioni di rilevi), ma soprattutto la contabilità dei lavori eseguiti fino a dicembre 2012, applicando i prezzi contrattuali di perizia e, se mancanti, quelli di analisi. Allo stesso tempo, dovrà essere ripristinato quanto previsto nell’appalto, dunque una contabilità a corpo e non a misura. Prezzo complessivo, quasi 24mila euro impegnati nei bilanci del 2002 e del 2010.
Tra l’altro, due dei presunti reati contestati dalla Procura di Trani nell’operazione Dirty Water erano proprio frodi in pubblica fornitura e truffe ai danni dello Stato in finanziamenti pubblici, aggravati non solo dalle continue e inconsuete proroghe ottenute dall’ATI per i lavori di potenziamento, ma anche dal cambiamento di quanto stabilito nel contratto, prevedendo pagamenti dei lavori a misura e non a corpo.
Secondo gli inquirenti, come Quindici ha già spiegato nel numero cartaceo di ottobre 2012, «grave» è stata anche la condotta d’inadempimento da parte dell’ATI Eurodepuratori, per la sua «malagestio», «con il concorso e con l'agevolazione ascrivibili ai funzionari della stazione appaltante ed in particolare della Direzione dei Lavori e del R.U.P.». Non sono solo «condotte omissive», gli inquirenti hanno contestato anche «condotte fraudolente» a danno del Comune e della Regione Puglia nell'ambito dell'adempimento contrattuale circa il servizio e la conduzione dell’impianto (in particolare, «la trasformazione del contratto da corpo a misura o le relative proroghe che giustificavano un inadempimento in itinere e infine posti alla base della transazione senza collaudi e verifiche»).
Infatti, per le prestazioni a misura «il prezzo convenuto può variare in aumento o in diminuzione, secondo la quantità effettiva della prestazione», di contro per quelle a corpo il prezzo «non può essere modificato sulla base della verifica della quantità o della qualità della prestazione» (art. 53 del Codice dei contratti). Se nel contratto a corpo il prezzo è invariabile per la realizzazione di un’opera descritta nel dettaglio negli elaborati progettuali, il prezzo a misura può essere determinato nella sua effettiva entità soltanto al termine dei lavori, sommando le componenti dell’opera finita e applicando loro il prezzo unitario prefissato.
In sostanza, il contratto firmato sarebbe un espediente per ottenere a spese dell’appaltatore l’esecuzione di opere pubbliche a costi inferiori a quelli effettivi.
Il depuratore è ancora una questione irrisolta. Intanto, i liquami non adeguatamente trattati continuano ad essere scaricati a mare nei pressi della Torre Calderina, dove si sommano non solo i reflui di Molfetta, ma anche quelli di Corato, Ruvo e Terlizzi. Una fucina di acque inquinanti.
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