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Democrazia è partecipazione: No alla mutazione genetica della coalizione di governo a Molfetta Il Movimento dei fuorusciti del Pd contrario all'adesione della consigliera comunale di centrodestra al centrosinistra. Altro episodio di voltagabbana come quello di Saverio Tammacco. Lo strano silenzio di Rifondazione comunista
19 novembre 2015

MOLFETTA – Il Movimento “Democrazia è partecipazione” (Dep) dei fuorusciti del Partito Democratico ha diffuso un comunicato fortemente critico sull’adesione di una consigliera comunale del centrodestra Lia De Ceglia, eletta nel centrodestra e passata col centrosinistra, chiedendo addirittura la tessera del Pd, che gliel’ha concessa. Un altro episodio di voltagabbana come quella di Saverio Tammacco. L’operazione è stata condotta in porto dalla consigliera comunale dissidente col Pd, Annalisa Altomare, che si è autosospesa dal partito, annunciando la costituzione di un gruppo autonomo dal Pd, scelta che la metterebbe automaticamente fuori dal partito come ha sostenuto (a parole) il segretario cittadino Piero de Nicolo.

«Abbiamo appreso, con sorpresa e disappunto, dell’adesione di una consigliera comunale eletta nel centrodestra al gruppo consiliare del Partito Democratico e, quindi, della sua intenzione (per la verità mai esplicitata in nessuna sede) di sostenere l’amministrazione di centrosinistra guidata da Paola Natalicchio – dice il comunicato di Dep.

Al netto del metodo discutibile che ha portato il PD a comunicare questa decisione alle altre forze politiche di maggioranza a pochi minuti dall’inizio del Consiglio Comunale di lunedì scorso, 16 novembre, senza di fatto consentire a nessuno una riflessione su questo ma mettendo tutti dinnanzi al fatto compiuto, quel che più ci turba è il tentativo di modificare il profilo della coalizione di centrosinistra che ha vinto le elezioni del 2013 presentandosi alla città con una chiara identità riformista, democratica e progressista, e rifiutando ogni ambiguità e opacità.

Siamo stati tra i primi a denunciare, dall’interno, la “mutazione genetica” in atto nel Partito Democratico, a Roma come a Molfetta, e tantissimi di noi hanno fatto scelte anche dolorose perché non più in sintonia con un soggetto politico divenuto ormai approdo sicuro per trasformisti e opportunisti. Quello che sta avvenendo in queste ore testimonia la correttezza della nostra scelta.

Il tentativo di far entrare nel PD di Molfetta pezzi di ceto politico del centrodestra era già stato perpetrato nei mesi scorsi, ma aveva trovato la ferma opposizione del precedente gruppo dirigente.

Oggi la nuova segreteria locale del Partito Democratico sceglie una strada diversa, e apre le porte a chi si è candidato e ha ottenuto il consenso su un programma alternativo rispetto a quello del centrosinistra, e per un candidato sindaco diverso e in continuità con la fallimentare stagione del centrodestra al governo della città.

Siamo ben consapevoli di non poter entrare nelle dinamiche interne di un altro partito, a maggior ragione se si tratta (come in questo caso) di un alleato nella coalizione di centrosinistra, ma nel momento in cui quella che consideriamo una operazione trasformistica coinvolge il profilo stesso della maggioranza di cui facciamo parte, a sostegno dell’amministrazione guidata da Paola Natalicchio, ci sentiamo in diritto di poter dire esternare tutta la nostra contrarietà.

Abbiamo ottenuto la fiducia dei molfettesi, nel 2013, presentandoci alla città con un profilo ed una identità chiaramente identificati, e siamo stati premiati nelle urne anche per aver saputo dire molti “no” a chi era portatore di una concezione della politica logora e deteriore. Oggi crediamo di dover continuare ad essere coerenti con quella impostazione, e crediamo si debbano impedire, nella coalizione di cui facciamo parte, operazioni trasformistiche che, non avendo nulla di politico, hanno evidentemente come obiettivo solo quello di destabilizzare la compagine oggi al governo della città.

Per questo chiediamo al Sindaco, Paola Natalicchio, nella sua qualità di leader politico della coalizione (oltre che di capo dell’amministrazione), e alle altre forze politiche di maggioranza, di essere conseguenti rispetto alle scelte fatte nel 2013 e di riaffermare i valori della buona politica quali assi portanti della nostra coalizione, impedendo che certi trasformismi modifichino la cifra di questa esperienza amministrativa».

Su questa vicenda si registra lo strano silenzio di Rifondazione comunista.

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