Democratici di sinistra, si dimettono i dirigenti
Fallita l'operazione “Rinascere”. Crisi di impegno politico
Nuovi problemi per i Democratici di sinistra. Ad otto mesi dal congresso che segnò il cambiamento della segreteria e, con l'innesto di uomini e forze nuove, fece sperare in un rilancio, la sezione di Molfetta è nuovamente senza gruppo dirigente.
L'abbandono del segretario
Dimissionario il segretario, Mimmo Favuzzi, e l'intero direttivo. “Nessun intento di polemica politica nelle mie dimissioni”, afferma Favuzzi, motivando la sua scelta con l'impossibilità, per motivi di lavoro e personali, di riuscire a portare avanti l'incarico.
Se non polemica, almeno amarezza, nell'ammissione che sarebbe andata diversamente se ad affiancarlo nel lavoro di segretario ci fosse stato un gruppo solido e numeroso. Invece, già immediatamente dopo il congresso, vi sono state defezioni nello stesso direttivo, anche in questo caso motivate, per la massima parte, dalla difficoltà di conciliare i tempi della politica, le sue estenuanti riunioni, i suoi rituali, con quelli del lavoro e della vita privata.
Sarebbe andata diversamente anche se, dopo il congresso, la base, il mitico zoccolo duro che resiste, lo testimonia l'affollata assemblea in cui Favuzzi ha presentato le sue dimissioni, non avesse pensato che per segnare un nuovo corso bastasse la delega ai più o meno nuovi dirigenti, lasciando vuota la sezione e le sue casse. Poca partecipazione, quindi, alla vita del partito, poca disponibilità a sostenerne i costi economici, spesso in politica sottaciuti, quelli per il mantenimento della sede, i manifesti, le iniziative, determinanti per far camminare le idee, naturalmente più importanti di tutto.
Una rinascita rimandata
Troppo lavoro e troppa solitudine, quindi, a motivare le dimissioni del segretario, nessuna guerra intestina fra vecchia guardia e nuovi iscritti. Da considerarsi ad ogni modo fallita l'operazione “Rinascere”, portata avanti nella scorsa estate dallo stesso Mimmo Favuzzi, l'appello rivolto dopo la vittoria del centro destra a “tutti i cittadini democratici che non si vogliono rassegnare perché tornino all'impegno”. A più di un anno dall'elezione di Tommaso Minervini pare che i molfettesi si siano proprio rassegnati e non abbiano troppa voglia di tornare all'impegno, trovando evidentemente molto comodo il disimpegno.
All'interno dei Democratici di sinistra, pesantemente penalizzati dallo striminzito 3% elettorale, con una dirigenza sotto accusa per la gestione della vicenda elettorale, era sembrato che bastasse far entrare persone nuove e cambiare il gruppo direttivo per far appunto “rinascere” il partito. Breve fiammata estiva di entusiasmo, spenta dalla mancata iscrizione delle masse previste e probabilmente necessarie per un'operazione così e dall'amara consapevolezza che, comunque vada, portare nuova gente e rinnovare i dirigenti non è sufficiente, soprattutto se non si sa dove andare.
Un nuovo gruppo di segreteria
In attesa di convocare in autunno un nuovo congresso per individuare, secondo statuto, nuova segreteria e nuovo direttivo, l'assemblea degli iscritti ha nominato un “gruppo di segreteria”, composto da Mino Salvemini, Gianfranco Cormio e Gianfranco Petruzzella, cui si affiancheranno Paolo Roselli, con l'ingrato compito di tesoriere, e Corrado Minervini, in virtù della sua carica di consigliere comunale.
Scongiurata così l'ipotesi del commissariamento, pure ventilata, che avrebbe messo il consigliere comunale nella condizione di rappresentante di se stesso e indebolito ulteriormente l'Ulivo cittadino. Certo non risolti tutti i problemi. Rimane la domanda di un militante: “Quali sono i motivi di questa crisi, che non è solo dei Ds, ma di tutto il centro sinistra a Molfetta?”. Domanda per ora senza risposta.
Lella Salvemini