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Degrado urbano, spreco di soldi pubblici e abusivismo diffuso: Molfetta verso una deriva anarco-autoritaria
15 luglio 2012

Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. Finiamola una volta per tutte. L’unica crisi pericolosa, è la tragedia di non voler lottare per superarla. La citazione di Albert Einstein rispecchia perfettamente la realtà di Molfetta, una città abbandonata nel limbo dall’amministrazione comunale. Non solo per gli impegni romani del sindaco senatore Pdl Antonio Azzollini, ma soprattutto per l’allarmante vuoto istituzionale che sta conducendo la città a una vera e propria deriva anarco-autoritaria. Sembra di essere ritornati alla stagnazione italiana del ’500: dall’ambulantato diffuso ai venditori (abusivi?) di prodotti ittici e frutta secca, dai pochi controlli sul territorio alle opere pubbliche incomplete, fino al degrado delle aree a verde. La città sembra essere ormai allo sbando di fronte a un’amministrazione comunale “chiusa a riccio”, isolata, schiacciata dalla sua natura populista e dalla sua vacua propaganda politica. LE INCOMPLETE Una delle anomalie urbanistiche a Molfetta negli ultimi 50 anni, soprattutto negli ultimi 10 anni, è stata la speculazione edilizio-finanziaria, prima promotrice delle cosiddette «incomplete », opere edilizie progettate e finanziate, ma mai eseguite o in parte realizzate. Un vero e proprio spreco di soldi pubblici. In primis, il nuovo porto commerciale di Molfetta, opera virtuale e futura “incompleta”, che nel 2006 fu uno dei “fiori all’occhiello” della campagna elettorale del senatore Pdl Antonio Azzollini. Altre, invece, sono le opere completate e non fruibili ai cittadini, come il parco di via san Girolamo e di via Mammoni (la cui imminente apertura era stata annunciata da un comunicato del Comune di Molfetta già lo scorso febbraio) nel centro antico, e il parco di Rione Paradiso (non si sa quando aprirà e se è stato trovato un gestore). A rilento continuano i lavori della piazzetta di via Amente (centro antico), che potrebbe anche rivelarsi l’ennesima area abbandonata al degrado. Il Comune è capace di gestire queste opere pubbliche e, soprattutto, di vigilare perché non siano distrutte dai vandali? Pericolosa la situazione che perdura da molti anni all’incrocio fra via Baccarini e via Tenente Silvestri. Una recinzione di tufi, anneriti dal tempo e dallo smog, che richiudono un’area inutilizzata da riqualificare. INVICILTA’ E DEGRADO I casi più eclatanti, segnalati nell’ultimo mese dai cittadini a Quindici, sono la villetta di via Achille Salvucci con alcune mattonelle scomposte e panchine sfasciate (la fontana è fuori servizio) o piazza Primo Maggio, disseminata di carte e bottiglie, spesso usata come campo di calcio il pomeriggio o la sera. O ancora il Lungomare Colonna, discarica di bottiglie di vetro e confezioni di pizze. Insomma, piccoli esempi che manifestano la situazione di degrado in cui versa Molfetta. Basti pensare al parcheggio campestre del cimitero, divenuto un grande immondezzaio con televisori, mobili, residui edilizi, complementi d’arredo e materassi. Senza dubbio, la responsabilità maggiore è anche dei cittadini che non hanno cura e rispetto della città, incentivata però dal disinteresse degli uffici comunali e delle municipalizzate. Restano, però, ancora alcune isole felici, come i rondò di via Terlizzi e del comparto 14, nei pressi della complanare est. In questi casi, ad esempio, la manutenzione è stata affidata a privati (scelta che forse dovrebbe essere effettuata anche per alcune aree a verde del centro urbano, visto che l’attuale gestione pubblica è incapace di pianificare la cura ordinaria di piazze e parchi): su questi rondò prato inglese, piante e arbusti vari stanno resistendo nonostante il torrido caldo (trattamento quotidiano). La politica è gestione della cosa pubblica, non svendita al risparmio. La presunzione e l’arroganza amministrativa portano poi alle conseguenze giudiziarie che si stanno abbattendo sul Comune di Molfetta. Rispetto della legalità, è questo uno dei problemi più importanti e irrisolti. Il rispetto delle regole e la cultura della legalità sono il modo migliore per risolvere relazioni e conflitti sociali. La legalità è un fondamento dello Stato di diritto in cui sono le leggi, non la forza, a regolare i rapporti sociali, commerciali e amministrativi. I cattivi esempi annullano la cultura giuridica e riducono il concetto di legalità a mero principio filosofico con la regressione dei rapporti sociali alla dimensione pregiuridica dei rapporti di forza. I dissensi nei corridoi non servono, occorre chiarezza nei rapporti fra partiti e consiglieri comunali, senza scheletri nell’armadio. Solo così si potrà avviare una nuova prospettiva politica in modo chiaro e trasparente per il bene della città.

Autore: Andrea Saverio Teofrasto
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