De Candia: nessun trasformismo, sarò promotore di una nuova politica
Inaugurare una nuova stagione politica e intraprendere un percorso costruttivo per la città di Molfetta, i cittadini percepiscono una politica locale distante e disattenta alle loro richieste, queste le ragioni che il consigliere Pino de Candia ha riportato nel Consiglio comunale del 30 maggio scorso per motivare la sua uscita dal Pd. «Malessere politico, che viene da lontano - ha spiegato in consiglio - non dettato da intenti trasformistici, ma dalla presa d’atto della grande diffi coltà in cui si trova il Pd locale, che ha disatteso le aspettative di molti». De Candia vorrebbe rappresentare quei moderati che «non si riconoscono in una maggioranza prigioniera di alcuni e in un’opposizione inesistente e lontana dai cittadini». Eppure, nel consiglio del 13 giugno, oltre a approvare il rendiconto di gestione 2010 schierandosi con il centrodestra, ha espresso voto favorevole all’ordine del giorno del consigliere di maggioranza Angelo Marzano (Pdl) per la crisi agricola causata dalla psicosi del batterio killer, scartando invece quello proposto dal consigliere Saverio Patimo (Pd), che chiedeva un’erogazione economica del Comune di Molfetta, dopo l’approvazione dell’avanzo di amministrazione. Non sarebbe stata questa una risposta concreta alle “aspettative di molti”? Forse sarebbe stato ancora un esempio di una politica “lontana dai cittadini”? Il consiglio del 13 giugno certifi ca più che un avvicinamento alla maggioranza? Ora, forse, non dovrebbero esserci più dubbi, ma il futuro ci dirà se sarà così e perché è avvenuta questa scelta. Già nel luglio 2007 Pino de Candia (già candidato al Consiglio comunale di Molfetta alle elezioni del 2006 nella lista de «I Socialisti ») era stato nominato assessore alla Pubblica Istruzione al Comune di Bisceglie per l’amministrazione di centrodestra, guidata da Francesco Spina (Pdl), riconfermato sindaco nelle amministrative 2011. Non certo espressione de «I Socialisti», per de Candia si parlò di fi gura tecnica nel 2007. Quindici ha intervistato il consigliere de Candia per analizzare le motivazioni della sua scelta politica. Consigliere de Candia, nella sua dichiarazione d’indipendenza ha motivato il malessere con contrasti e incomprensioni all’interno del partito. Di che tipo di contrasti si tratta? In che occasione sarebbero scaturiti? «Lo sguardo nel commentare la mia decisione non può essere rivolto semplicemente alla “voglia” di conoscere lo scontro tra due persone, tra due entità, diciamo così, politiche e istituzionali. Io inviterei tutti a uno sforzo diverso dalle scelte di pensiero che un consigliere comunale assume». Ha manifestato questo malessere e la decisione d’indipendenza agli organi del Pd o al segretario Abbattista? Nel comunicato stampa del Pd si legge di scelta «arrivata del tutto inaspettata e nemmeno preannunciata agli altri mèmbri del gruppo consigliere del Pd». «Constato che anche lei vuole ridurre il tutto ad uno “scambio” di accuse tra partito e consigliere. Non ci sto, ma lasci che le dica. Siedo in consiglio comunale da molti anni e da molti anni faccio politica. Sa cosa è veramente cambiato? L’assenza assoluta di confronto, anche fortemente divergente, sui problemi dei molfettesi in entrambi gli schieramenti. Oggi nella nostra città si ragiona pro e contro Azzollini, così come a livello nazionale si ragiona pro e contro Berlusconi! Allora dico al segretario Abbattista che il Pd non ha bisogno di un bravo avvocato, ma ha bisogno di una leadership capace di ascoltare le nuove emergenze urbane, saperle portare a sintesi e garantirle una rappresentanza vincente. Io, da moderato, preferisco pensare diversamente, non lasciandomi schiacciare sulle posizioni ed ambizioni di una sinistra estrema». Non crede che la sua sia una dichiarazione d’indipendenza politica intempestiva, ora che il centrosinistra inizia a raff orzarsi a livello nazionale? «Perché lei, giornalista di una testata locale, mi parla di “livello nazionale”? Vorrà mica lasciare intendere che a Molfetta il trend elettorale segue un fl usso diametralmente opposto? Ma questo lo lascia intendere lei e lo lasciamo intuire ai lettori». Quali ragioni, secondo lei, ci sarebbero alla base di un Pd locale in «grande diffi coltà che ha disatteso le aspettative di molti»? Molti intravedono l’ombra del trasformismo politico sulla sua scelta. Sarà un avvicinamento alla maggioranza o la possibilità futura di aderire a un altro partito di opposizione o di centrosinistra? Quali idee politiche detteranno le sue scelte in consiglio? «Guardi anche lei ritorna con questo motivetto. Vedrà, che già nelle prossime sedute consiliari sarò promotore di un’azione che molti molfettesi, molte aziende, molti imprenditori, con la voglia di “intraprendere”, hanno sollecitato. Io sarò, semplicemente, la loro cassa di risonanza istituzionale».
Autore: Marcello la Forgia