Dario Franceschini a Molfetta: "un PD aperto, che non torni indietro". LE IMMAGINI
MOLFETTA - “Nessun passo indietro: andare avanti, per tornare a governare e cambiare il Paese”. E' la sfida del Partito Democratico, per come la vede Dario Franceschini, rilanciata a Molfetta dal segretario nazionale del partito, e prossimo candidato alle primarie del 25 ottobre assieme a Pierluigi Bersani e Ignazio Marino.
Un incontro cercato, voluto dai militanti del PD locale, soprattutto i più giovani, nel quale hanno fatto gli onori di casa l'assessore regionale Guglielmo Minervini e il coordinatore cittadino Giovanni Abbattista. Un incontro breve, ma che ha offerto chiarezza su quelli che sono i punti su cui il PD dovrà battere, secondo Franceschini, nei prossimi mesi ed anni.
“Dappertutto il grado di mobilitazione e attenzione rivela come i nostri iscritti e i nostri elettori abbiano capito che siamo dentro una grande partita: le necessità dei prossimi mesi ed anni passano inevitabilmente dall'esistenza di un partito di opposizione forte”. Di opposizione per il momento, perché l'obiettivo deve essere quello di tornare a governare.“Per farlo, per cambiare il Paese”, spiega il segretario, “dobbiamo dare a tutte le persone che si sono mobilitate due garanzie: prima di tutto l'unione di intenti, indipendentemente da chi vincerà le primarie. E' troppo importante non ricadere nella solita lacerazione all'interno del partito. In secondo luogo, distinguere in questa fase quello che è il confronto congressuale dall'esigenza di esprimerci con una voce sola: non possiamo ripetere l'errore tante volte commesso: l'equilibrio si ottiene senza divisioni”.
In questi mesi che seguono il congresso, bisogna parlare alla gente nella maniera giusta, Franceschini ne è consapevole: “è un momento in cui la crisi condiziona la vita degli italiani, e se non si risolvono i problemi è chiaro che le tensioni sociali crescono. L'unica soluzione è mostrare una classe dirigente attenta alle esigenze dei lavoratori, del precariato, delle scuole, Sentiamo dire che siamo una opposizione anti italiana, che enfatizza la crisi. Ma basta uscire fuori dal Palazzo di Governo, e rendersi conto di quale sia la situazione, che non si risolve con la ricetta della destra, cioè non far vedere la crisi. Per questo bisogna parlar chiaro in questa fase, dire cosa vogliamo fare”.
E Franceschini spiega dunque la sua mozione, per sommi capi. Sollecitato su altri temi, entrerà anche nello specifico: sulla Lega, ad esempio (“non bisogna dimenticare quale sia la sua linea fondamentale, spaccare il Paese”), su Bassolino (“il mio parere sulla sua eventuale candidatura al Comune di Napoli è negativo. Dopo anni di governo alla Regione, serve un cambio di rotta”), su Vendola alla Regione Puglia (“se qualcuno fa bene, non vedo perché non riconfermarlo”) ma per quello che riguarda la “mozione Franceschini” al congresso, il segretario parte da uno slogan.
“Non si torna indietro. Dopo due anni di vita, non si può mettere in discussione un progetto appena iniziato, che deve durare un secolo e che passerà attraverso errori e successi. Non si torna indietro sulla scelta del bipolarismo, non si torna indietro dall'idea di un partito aperto, con la forza straordinaria dei militanti e degli iscritti a cui aggiungere però la forza degli elettori: per questo non capisco questa paura delle primarie. Non si torna indietro dall'idea di diversità, della convivenza di culture politiche diverse: la sinistra, ma anche i laici, i cattolici, gli ambientalisti, il riformismo, il socialismo. Il partito che ho in mente deve rispettare queste diversità, e se esse non sono rispettate è normale che il partito non sia più sentito come una casa: si torna alla Margherita, ai Ds, al Pds”.
Quello di un partito aperto alla partecipazione collettiva è un punto su cui aveva battuto, in apertura, anche Guglielmo Minervini, nel presentare quello che non aveva esitato a definire il “nostro candidato alle primarie”: “vogliamo un partito aperto alla società, che riprenda a dialogare con essa, che dica parole importanti sulla sfida che questi tempi ci stanno proponendo”.
Dario Franceschini invece sceglie di chiudere l'incontro, prima di risalire in auto destinazione Foggia, citando la cosa più significativa che, in questi giorni di viaggi, di conferenze, di incontri e attività in vista della sfida del 25 ottobre gli è capitato di sentirsi dire. Gliel'ha detta giorni fa a Gallipoli, afferma, l'ultimo, storico segretario del PCI cittadino, che ha scelto di sostenerlo.
“Non mi interessa da dove vieni. Mi interessa dove vuoi andare”.
Autore: Vincenzo Azzollini