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Danilo Rea ripercorre la vita di Enrico Caruso con la Fondazione Valente
15 gennaio 2022

Il nome dell’artista avrebbe “intimorito” il pubblico e fatto presagire una serata bella, ricca ma sicuramente d’elite. Ed invece lui stupisce. Conosciamo il suo talento, le sue collaborazioni con i più grandi musicisti contemporanei, conosciamo la sua poliedricità, il suo saper spaziare con disinvoltura da un genere musicale ad un altro ma Danilo Rea stupisce e incanta per la sua umiltà. Appare immerso, completamente assorbito dalla sua musica nella Cattedrale, concentrato nel voler attribuire il dovuto riconoscimento al tenore più grande di tutti i tempi Danilo Rea, mentre ripercorre la vita di Enrico Caruso a cento anni dalla sua scomparsa. Accompagnato dalla voce di Barbara Bovoli, Rea ripercorre, con riconosciuto virtuosismo, gli ultimi anni della vita del tenore, il momento più alto della carriera professionale e della vita privata interrotti dalla malattia e dalla morte. E non è un caso se i cento anni dalla sua scomparsa coincidano con i trenta anni dal tributo che Lucio Dalla ha voluto attribuire al tenore, afferma la prof.ssa Sara Allegretta, direttore artistico della Fondazione Valente, non è un caso perché Caruso fu un artista antesignano per i suoi tempi, avendo voluto fortemente incidere la sua voce, affinché potesse essere raggiunta anche da chi non poteva permettersi l’ingresso in un teatro per assistere alla sua esibizione. Un concerto che celebra un tenore ed un uomo innamorato di Dorothy, della loro figlia, della loro vita felice fino alla malattia, un concerto vibrante di sentimento grazie alle note gioiose e sofferte di Rea ed alla voce narrante di Barbara Bovoli, semplicemente intensa. E sembra di rivivere gli ultimi giorni del tenore spentosi a Milano, sembra di intraprendere un viaggio nel tempo attraverso la grande musica lirica italiana, quella che restituì dignità e orgoglio a migliaia di emigrati che si riconoscevano nell’italianità che Enrico Caruso ostentava con fierezza. Ma Rea non pago della perfezione nell’esecuzione del tributo al tenore, stupisce spaziando e accendendo il pubblico: Te voglio bene assaje”, “Silent Night” “Vecchio frack”, “Toreador” e “Habanera” senza dimenticare “E lucevan le Stelle” che Caruso interpretò nella sua vita. La Fondazione Valente non è nuova a questi concerti-icona, a far giungere i testimoni della nostra migliore tradizione musicale italiana, nella nostra città ed il suo Presidente, Marcello Carabellese ne assicura la continuità: è allo studio un programma di eventi legati alla musica sacra molfettese, tesi a diffondere le nostre tradizioni pasquali. Un concerto impossibile da definire con un solo aggettivo, forse semplicemente irripetibile. © Riproduzione riservata

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