Da Torre Gavetone a Torre Calderina: una mappa dei pescatori molfettesi
Inaugurata la mostra "La costa dei varchëcëddàrë" a cura dell'Archeoclub di Molfetta
MOLFETTA – Il linguaggio, come tutto ciò che è opera dell’uomo, si evolve, cambia. Troppo spesso modi di dire, denominazioni, appellativi vengono dimenticati o perdono il loro significato. Con l’intento di scongiurare il rischio di vederli scomparire dalla memoria collettiva, l’Archeoclub d’Italia – sede di Molfetta ha condotto una certosina ricerca sui toponimi del mare.
Del resto, se “U Gavëtòënë”, “U Pënnìeddë” oppure “U Scàlë” sono ancora frequenti nei discorsi dei nostri concittadini, non sarebbero in tanti coloro che saprebbero identificare “La Chjênghë du mùërtë”, il cui toponimo deriva dal ritrovamento del cadavere di un naufrago nel 1830, o “Mùssë mbìëttë”.
Queste denominazioni hanno suscitato curiosità? Qualcuno si sta chiedendo dove siano collocate queste località e con quali altri appellativi siano stati ribattezzati i nostri tratti di costa? Per scoprirlo basta percorrere le antiche corsie della Sala dei Templari.
Dalla ricerca, che ha posto a confronto il manoscritto ottocentesco di Enrico Biagini, Comandante del Porto di Molfetta, con i toponimi assegnati dai pescatori della nostra città ricostruite dal socio Carlo Amato, è nata, infatti, l’interessante mostra “La costa dei varchëcëddàrë da Torre Gavetone a Torre Calderina. Una mappa toponomastica”, inaugurata ieri sera con l’intervento del sindaco Tommaso Minervini, del coordinatore regionale dell’Archeoclub d’Italia – Puglia Sabino Silvestri e del prof. Marco Ignazio de Santis, apprezzato collaboratore di "Quindici".
A illustrare con maggiore dettaglio l’esposizione e, soprattutto, il lungo e accurato lavoro svolto dai soci dell’Archeoclub di Molfetta, la presidente Alina Gadaleta Caldarola, che ha tenuto a ringraziare ciascuno dei collaboratori.
Una esposizione dominata da una gigantografia che riproduce la costa con i toponimi in vernacolo, una serie di pannelli riprende ciascuno dei toponimi, accompagnandoli con foto, approfondimenti e citazioni dal manoscritto Biagini. Interessanti le narrazioni dei protagonisti di questo settore, i pescatori, proposte in un filmato. Altrettanto suggestive sono le immagini della costa, filmate con grande maestria da Franco Pansini e presentate in un altro video.
«Un lavoro meraviglioso» lo ha definito Sabino Silvestri, che ha elogiato l’intensa e costante attività dell’Archeoclub della nostra città, auspicando che tale impegno possa essere ulteriormente valorizzato, coinvolgendo il sodalizio anche nella commissione toponomastica comunale.
Marco Ignazio de Santis si è soffermato sugli aspetti fonetico-linguistici e sui criteri utilizzati per trascrivere i suoni verbali dei termini dialettali.
Il Sindaco, sulla stessa linea d’onda del coordinatore regionale Silvestri, ha mostrato apprezzamento per quanto realizzato dall’associazione, sottolineando quanto sia problematica la situazione del mondo della pesca, sia per quanto concerne il ricambio generazionale sia per quanto riguarda le infrastrutture.
Si è detto convinto che benefici possano derivare dalla realizzazione delle nuove banchine per la pesca e di quelle per il diporto.
Fino a domenica sarà possibile ammirare la mostra, approfondendo la conoscenza del mondo della “piccola pesca”, quello dei “varchëcëddàrë”, di coloro che pescavano con piccole barche a remi.
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Autore: Isabella de Pinto