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Da Foggia al Gargano, filiera di usurai con l'avallo della criminalità organizzata
06 novembre 2012

BARI - Nella mattinata odierna, la Polizia di Stato di Foggia ed il G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Bari hanno eseguito 5 misure cautelari in carcere, emesse dal G.I.P. di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bari, per il reato di usura, compiuto con l’aggravante del vincolo associativo mafioso. Sono stati effettuati anche i relativi sequestri di beni mobili ed immobili per oltre 3 milioni di euro.  
L’inchiesta assume particolare rilevanza in quanto fornisce ulteriore riscontro a quel significativo “salto di qualità” compiuto dalla mafia foggiana, già affiorato in recenti indagini concluse dalla D.D.A.
L’indagine ha avuto inizio dalle dichiarazioni spontanee rese da uno degli usurati il 10 giugno 2010. I primi accertamenti consentivano di fare luce sull’esistenza di un gruppo di usurai, indissolubilmente legati alla criminalità organizzata, che avevano assoggettato con intimidazioni anche violente numerosi abitanti della zona garganica. Si appurava così che ad essere sottoposti a trattamento economico vessatorio, tipico del reato su cui si discerne, erano almeno 5 residenti della zona viestiana di questa provincia.
Il livello delinquenziale è da considerarsi di primissimo ordine in quanto vede coinvolto direttamente, anche personaggi di spicco della criminalità sanseverese come Antonio Bocola e foggiana come Alessandro Carnicola, e certifica, inoltre, gli strettissimi rapporti degli odierni arrestati con personaggi del calibro di Severino Palumbo, uomo di spicco del crimine in San Severo, e Emiliano Francavilla, figura cardine della “Società” foggiana.
Il quadro indiziario veniva così composto, oltre che dalle dichiarazioni delle vittime, dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, acquisizione documentale, supportate da riscontri con servizi tipici di polizia che fornivano elementi di conferma e riscontri oggettivi alle fonti dichiarative. Particolare significativo risultava essere la predisposizione di attività tecnica di monitoraggio audio video eseguita all’interno dell’officina meccanica di una delle vittime.
Nel contesto di queste attività gli indagati Antonio Bocola e Massimo Bocola, più volte si recavano in detto luogo predisponendo i vari piani di ammortamento e i conteggi usurai che via via imponevano, nonché le minacce, tipiche di appartenenti ad una organizzazione molto attiva in detto contesto criminale.
Questa vicenda processuale vede attivi gli indagati Antonio Bocola (classe 1944), pregiudicato, Massimo Bocola (classe 1971), pregiudicato, Vincenzo Celozzi (classe 1964), pregiudicato, Alessandro Carnicola (classe 1975), pregiudicato, e Salvatore Sordilli (classe 1960), pregiudicato, che, approfittando dello stato di bisogno delle persone offese, per lo più imprenditori in difficoltà ma anche semplici cittadini, imponevano alla vittime, a fronte dell’erogazione di prestiti in denaro, interessi chiaramente usurari, accertato poi dalle indagini arrivare su base annua fino a circa il 400%, accaparrandone, in alcuni casi, anche beni delle stesse vittime come automobili ed altri beni.
In una circostanza, entrava in scena anche l’evocazione, agli occhi della vittima, della forza di intimidazione promanante da dai già citati esponenti della criminalità organizzata di tipo mafiosa sanseverese, come Severino Palumbo, e foggiana, come Emiliano Francavilla, i quali materialmente procuravano agli usurai la provvista finanziaria.
Il 26 ottobre 2012, il GIP presso il Tribunale di Bari, dott. Giovanni Abbattista, condividendo l’ipotesi accusatoria sostenuta dal Sostituto Procuratore Antimafia, Giuseppe Gatti, emetteva 05 ordinanze di custodia cautelare in carcere, a carico dei predetti pregiudicati. A carico di Vincenzo Celozzi e Alessandro Carnicola, inoltre, emetteva il sequestro preventivo di beni mobili e immobili, nonché di rapporti bancari e quote societarie.
Al fine di assicurare un’efficace azione di aggressione ai sodalizi criminali, parallelamente alle indagini di polizia giudiziaria, gli investigatori del G.I.C.O. del Nucleo pt Bari attuavano complesse indagini patrimoniali volte alla sottrazione dei patrimoni illecitamente accumulati dalla consorteria criminale. Più in particolare tali attività si sviluppavano attraverso:
- l’incrocio delle risultanze ricavabili dalle banche dati in uso al Corpo (Anagrafe Tributaria, Camera di Commercio, P.R.A., Catasto) grazie alle quali è stato possibile tracciare un puntuale ed analitico profilo patrimoniale dei soggetti indagati e dei loro familiari conviventi;
- l’ausilio di sofisticati sistemi informatici (il noto applicativo “Molecola” – elaborato dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza) che hanno consentito di evidenziare una netta sproporzione tra l’elevato tenore di vita dei soggetti ed i redditi dichiarati da considerarsi sulla soglia della povertà;
Le indagini poste in essere dalla Guardia di Finanza hanno consentito di accertare enormi sproporzioni fra le fonti di reddito degli indagati ed il cospicuo valore dei beni mobili ed immobili nell’effettiva disponibilità degli stessi. E’ stata, infatti, appurato che a fronte di esigue dichiarazioni dei redditi, nel quinquennio 2007 - 2011, i soggetti arrestati hanno avuto la disponibilità di un cospicuo patrimonio composto dai beni mobili ed immobili posti sotto sequestro.
In particolare, sono stati sottoposti a misura cautelare n. 3 compendi aziendali operanti nel settore dell’edilizia e delle scommesse sportive (siti in Foggia e San Severo - FG), n. 3 autovetture, n. 1 motociclo, n. 3 unità immobiliari e n. 1 terreno anch’essi siti in Foggia ed in San Severo (FG), nonché polizze vita e quote sociali.
L’intero patrimonio sequestrato è stato affidato ad alcuni amministratori giudiziari nominati dal Tribunale di Bari anche al fine di assicurare il regolare prosieguo delle attività imprenditoriali.
 
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