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Crisi Sinistra, tutti d'accordo con Moretti Cosa ne pensano gli esponenti del centro-sinistra del grido di dolore del regista
15 febbraio 2002

C'era da aspettarselo. Prima o poi sarebbe comunque accaduto, occorreva solo capire quando e dove. E chi avrebbe vestito, questa volta, i panni del bambino col coraggio di gridare innanzi a tutti che il re è nudo. Ci ha pensato Nanni Moretti (nella foto), il barbuto regista celebre per aver interpretato nelle sue più note pellicole (“Bianca”, “Aprile” o “Palombella Rossa”, solo per citarne alcune) e nei suoi dialoghi surreali e dissacranti, i sentimenti e gli stati d'animo diffusi in quel popolo della sinistra che oggi pare sempre più disorientato ed incapace di ripensare al proprio ruolo in un diverso contesto politico. Ed anche questa volta Moretti ha fatto centro, urlando dal palco posto in una piazza romana, nel bel mezzo di una manifestazione sulla giustizia organizzata dai leader nazionali dell'Ulivo, la sua indignazione per una classe dirigente che “offre uno spettacolo penoso”, con la quale “non si può andare da nessuna parte”, giungendo fino a prevedere che, “per tornare a vincere le elezioni il centrosinistra dovrà saltare due, tre, forse quattro generazioni”. Ed il tutto tra gli applausi ed il tripudio di una piazza evidentemente in sintonia, entusiasta di ascoltare quel che aveva sempre pensato, per giunta urlato dinnanzi ai sempre più imbarazzati Rutelli, D'Alema e Fassino. Apriti cielo. Da allora la sinistra tutta si è divisa tra “morettini” e “anti-morettiani”, sebbene i termini della questione fossero chiari. Da una parte l'elettorato ulivista deluso dai suoi dirigenti che ha fatto subito proprio il “j'accuse” del regista, e dall'altro i diversi dirigenti di partito tutti impegnati a difendere il proprio operato, per poi contrattaccare. Una vicenda comunque che lascia facilmente intendere come il duro colpo subito lo scorso 13 maggio nelle elezioni politiche (aggravato qui a Molfetta dal risultato delle amministrative) non sia stato per nulla assorbito dal centrosinistra, ancora incapace di rappresentare nel Paese prima ancora che nelle istituzioni il dissenso di vasti settori della società, nei confronti di chi oggi è al governo. “Condivido appieno quel grido di dolore – è il parere di Mimmo Favuzzi, segretario locale dei Democratici di Sinistra – e non potrebbe essere diversamente. Ci sono gravi responsabilità di chi ha diretto il centrosinistra in questi anni, ed oggi ne paghiamo le conseguenze”. E non è certo dovuto al caso se Moretti sia intervenuto, col suo duro atto d'accusa, proprio durante una manifestazione sulla giustizia, quella giustizia che in una celebre scena di “Aprile” definisce “il nostro cavallo di battaglia per anni” e sulla quale invita D'Alema a dire “qualcosa di sinistra”. “Su molti argomenti importanti, come la giustizia, - continua Favuzzi - il centrosinistra è stato decisamente troppo timido, nelle apparizioni pubbliche o televisive, lasciando che passasse nell'opinione pubblica un palese rovesciamento della realtà dei fatti, per il quale i colpevoli sono divenute vittime”. Eppure non tutte le responsabilità possono, addebitarsi con troppa leggerezza, solo ai dirigenti. “Questo è vero. I dirigenti hanno le loro colpe, ma sta purtroppo dilagando un disinteresse diffuso che coinvolge la sinistra e la allontana dalla politica. Né si può pensare, e infatti Moretti non ha detto questo, di sostituire i politici con la società civile, come si è provato a fare qualche anno fa. Quello del regista è stato un richiamo alle responsabilità della politica e un invito, per quanto accalorato, ai dirigenti di tornare a svolgere per il meglio il loro ruolo”. E da dove ripartire il segretario locale dei Ds lo indica in maniera chiara: “Occorre riprendere il sistema delle regole di come si fa politica e poi rimettersi al lavoro per rielaborare un progetto che sia credibile agli occhi di un elettorato che, sebbene cominci a nutrire più di qualche dubbio sull'operato dei governi di destra, non riscontra dall'altra parte una alternativa cui dare fiducia. In questo senso l'appello di Moretti può servire, sebbene non abbia avuto risposte concrete. E di certo non lo è il convegno degli intellettuali convocato per il 22”. Su questo aspetto Corrado Minervini, consigliere comunale dei Ds, è in parziale disaccordo: “Si è aperta a sinistra, anche grazie a Moretti che ha dato voce a un vasto sentimento popolare, una proficua fase di riflessione sulle ragioni che hanno portato a questa situazione. Se quel convegno lo intendiamo come una tappa di questo processo, allora non potrà che essere utile”. Ma non è certo qui che il centrosinistra può fermarsi. “Certo che no. Il centrosinistra deve porre al centro della sua azione politica le grandi sfide che oggi sono all'attenzione di tutti, a partire da Porto Alegre e dalle tesi sostenute in quella sede, giocando un ruolo da protagonista. Deve saper rappresentare una alternativa. Ovviamente i problemi sono sotto gli occhi di tutti. La eccessiva litigiosità dei leader dell'Ulivo è uno di questi che occorrerebbe superare subito, sebbene dove c'è pluralismo di idee, necessariamente nasce un dibattito in cui le idee possono non sempre convergere. Da questa parte non c'è il capo indiscusso, come lo è Berlusconi”. Ma non era proprio Moretti a urlare in un suo film: “Nooooo, il dibbbattito noooo”? Giulio Calvani
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