Crisi economica della famiglia: nuovi poveri dal ceto medio
Crisi economico-finanziaria, meno posti di lavoro, stipendi dimezzati, disperazione nell’ambiente sociale. Questo il quadro generale che da diversi anni il nostro mondo vive e a cui non si riesce a far fronte, nonostante i diversi interventi governativi ed umanitari atti a salvaguardare in primis il cittadino. Non è difficile immaginare in prospettiva che una situazione ancora più precaria si potrà abbattere sulle nuove generazioni, mirando ancor di più la stabilità stessa del tessuto sociale. Drammatica la situazione in Puglia e nella città di Molfetta. «È la gente della porta accanto che, in preda alla disperazione, si rivolge ai Centri d’Ascolto della Caritas - ha spiegato a Quindici Mimmo Pisani, direttore del Centro di Accoglienza “Don Tonino Bello” - in cerca di aiuto, conforto e, soprattutto, sostegno economico, dopo aver perso il posto di lavoro, essersi indebitati o ancora per insufficienza di denaro». Molti non riescono ad arrivare a fine mese e soddisfare i bisogni di prima necessità. Insomma, un’allarmante visione globale, minata dalla situazione di profonda crisi, apparentemente migliorata rispetto agli anni precedenti, che continua ancora oggi a portare disperazione, in particolar modo nell’ambiente familiare. «La difficoltà può nascere da situazioni occasionali, come la perdita di un familiare, esser cronica o manifestarsi in modo continuativo nel tempo, come malattie o forme di dipendenza da sostanze - ha aggiunto Pisani - può alternarsi a momenti in cui la persona fuoriesce dallo stato di bisogno». Non bisogna trascurare il fatto che si rivolgono ai CdA non solo le famiglie, ma anche le persone sole, che magari cercano compagnia e che, pur di non esser lasciate sole, sono accolte ed aiutate nel miglior modo possibile. È emerso dai dati dei Cda che la morsa della povertà coinvolge sempre di più i nuclei familiari, anche nel quadro più ampio della nostra nazione: la famiglia è la principale vittima della povertà. Occorre, dunque, avere particolare attenzione verso questo soggetto essenziale della vita sociale principale vittima della precarietà. Molte sono le famiglie italiane, il 75% all’incirca, che si rivolgono al Centro di Accoglienza per avere un aiuto soprattutto economico. «Circa il 46,6% dei nuclei familiari non sa come affrontare le spese extra, c’è anche un elevata richiesta di beni e servizi materiali quali viveri e vestiario, ricercati dal 28,9% degli utenti stranieri e dal 30,6% da utenti italiani - ha continuato Pisani - A fronte di tali richieste, oltre all’ascolto attento delle persone in difficoltà ed alla valutazione delle loro situazioni, i Centro di Ascolto hanno attuato interventi a favore degli utenti, come l’erogazione di sussidi economici e la ricerca di un lavoro». Si cerca di render più dignitosa per quanto è possibile la vita di questa gente, che in preda alla disperazione potrebbe compiere gesti spiacevoli non dettati dalla razionalità e dalla ragione. Come ha proposto Mons. vescovo Luigi Martella nella presentazione del IV Rapporto sulle Povertà, adottare una famiglia potrebbe essere una soluzione: non accollarsi un peso economico superiore al proprio, ma prendersene cura perché cellula del corpo sociale, che vive in uno stato di fragilità, guarisca e viva relazioni sane con il mondo che la circonda. Numerose sono le difficoltà dell’assistenza e dell’accoglienza, soprattutto finanziarie, cui si aggiunge anche l’arrivo dei profughi africani dei mesi scorsi: il Centro di Accoglienza «Don Tonino Bello» non solo ospita i profughi, ma continua il suo servizio volontario verso gli indigenti e i poveri. I sovvenzionamenti arrivano dalle offerte lasciate dai fedeli e dall’«8 per mille», nella maggior parte dei casi insufficienti a far fronte alle tante richieste giornaliere. Il Comune di Molfetta fornisce qualche aiuto economico (erogazioni) ai soggetti indigenti, un semplice tampone per una situazione ormai ingestibile. Perché non utilizzare i fondi UE per questa emergenza civile? Perché non pensare a soluzioni che possano durare nel tempo e sanare questa ferita sociale?