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Crisi del mercato ittico, il centro-sinistra: convocate il consiglio comunale
09 maggio 2002

MOLFETTA – 9.5.2002 La critica situazione del mercato ittico torna in primo piano dopo la richiesta di convocazione urgente del consiglio comunale da parte della minoranza di centro-sinistra. Dopo il manifesto di Forza Italia, che lanciava l'accusa: “Qualcuno vuol far chiudere il mercato”, è ora la volta dell'opposizione. “La segreteria politica di Forza Italia, partito di maggioranza relativa della coalizione che sostiene l'amministrazione – precisa l'opposizione - ha fatto affiggere un manifesto dai contenuti inquietanti che contiene una sorta di ultimatum al sindaco circa le decisioni da assumere”. FI chiedeva al sindaco di attivare al più presto iniziative volte a salvare il mercato. Un'esortazione più che accorata, che, secondo le forze di opposizione, “apre di fatto una fase di conflitto politico condotto al di fuori delle sedi istituzionali”. E sono sempre più insistenti anche le voci su un presunto braccio di ferro in atto tra An e FI in tema di mercato ittico. Il mercato, dunque, terreno di scontro politico. Da riportare dentro l'aula consiliare, secondo l'opposizione. “I destini del mercato – continuano i consiglieri di minoranza - non possono essere legati a lotte di potere o alle ambizioni dei singoli, bensì a una riflessione sulle scelte che solo il Consiglio Comunale può operare”. Prosegue intanto lo “stallo” delle aste presso il mercato ittico. E se per molti vera “pietra dello scandalo” è la nuova fabbrica per il confezionamento del pesce, appena entrata in funzione presso la zona artigianale, chi invece dispone di qualche dato sull'attività del mercato negli ultimi anni, corregge il tiro: “I responsabili della debacle del mercato, non sono né quella fabbrica né la società cooperativa che l'ha creata. Il mercato perde pezzi dal 1993: fino ad allora i pescherecci conferivano circa 6 mila tonnellate di pesce. L'anno scorso erano meno di 1500, e allora la fabbrica non esisteva ancora”. Ma ilo mercato ittico prima che dalle polemiche sembra essere destinato a un lento ridimensionamento dall'evoluzione commerciale che considera queste strutture ormai superate e antieconomiche. Lo hanno capito gli stessi operatori, soprattutto pescatori, che hanno trovato nel privato più convenienza e soprattutto più possibilità di gestire direttamente la trasformazione del proprio prodotto.
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