Cresce il malumore a Molfetta per la candidatura di Tammacco (centrodestra) a sostegno del candidato presidente di centrosinistra Emiliano. Allarme di Guglielmo Minervini all'ex sindaco di Bari: attento Michele, siamo in un'inquietante zona grigia
MOLFETTA – Cresce il malcontento, ma soprattutto il ribrezzo politico in molti cittadini di Molfetta per l’operazione di trasformismo politico messa in atto da Saverio Tammacco, uomo di centrodestra che si candida con una lista che appoggia il centrosinistra di Michele Emiliano presidente.
Sui social network, Facebook in primis, cresce il malessere di cittadini che dichiarano di volersi astenere dal voto, piuttosto che avvallare questa brutta pagina della storia locale, che si aggiunge alle altre brutte pagine del centrodestra degli ultimi 15 anni, che hanno ridotto la città a uno stato di degrado che non si ricorda a memoria d’uomo.
Ma è soprattutto il candidato della lista Noi a sinistra per la Puglia, l’assessore regionale del Pd Guglielmo Minervini (foto) a invitare proprio Emiliano ad evitare un’operazione poco limpida come questa, ricordando il passato di Pm dello stesso ex sindaco di Bari.
Ecco quanto scrive Guglielmo Minervini, rivolto ad Emiliano, mettendolo in guardia da un’inquietante zona grigia: «Alla luce del sole.
Michele ci siamo conosciuti quando io ero sindaco di Molfetta e tu magistrato antimafia, a metà degli anni '90.
Allora facevo stalking a te e a tutta la procura perché non riuscivo a reggere alla vista di una città colonizzata da famiglie di narcotrafficanti.
Né sopportavo sulla mia coscienza il peso dei giovani eroinomani che ritualmente si congedavano dalla vita con la siringa infilata nel braccio e in compagnia della penombra nei vicoli della città vecchia.
Erano le cinque di mattina quando mi chiamasti a prendere, la prima volta, un caffé nella caserma dei carabinieri, mentre un esercito intero di forze dell'ordine cingeva d'assedio Molfetta.
Così fermammo l'infestazione criminale di una città sana e onesta. E la comunità girò pagina.
Insomma, un po' di storie, tu le conosci.
Non te la puoi cavare con un non so, non lo conosco.
Questa volta, con Tammacco non è solo una faccenda di larghe, larghissime, sconfinate intese.
Non è solo una capriola, tra le più acrobatiche, con cui pezzi di ceto politico parassitario stanno salendo sul carro del potenziale vincitore.
Non è solo un piccolo paragrafo di provincia del nuovo capitolo, che rischiamo di scrivere, nel grande libro del trasformismo meridionale.
E' di più.
Siamo in un'inquietante zona grigia.
Approfondisci ti prego e sii conseguente.
Con la tua e con la nostra storia.
Con i tuoi e con i nostri valori.
C'è un mormorio che sta crescendo, in questi giorni di campagna elettorale.
Un rumore di fondo che sale pericoloso.
Spero sia arrivato anche alle tue orecchie.
E' la voce di quel popolo del centrosinistra che ha bisogno di credere in una speranza piuttosto che consociarsi in un patto potere.
Siamo in una fase decisiva.
Quella nella quale si decide se vincere con la passione degli onesti o con l'interesse degli opportunisti.
La differenza non è irrilevante».
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