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Cresce il divario fra ricchi e nuovi poveri
15 gennaio 2009

Siamo in tempo di saldi. I negozi sono presi d'assalto da numerosi potenziali acquirenti, accalcati davanti le porte dei negozi: non si tratta di una conseguenza della crisi economica, ma accadeva già prima. La logica del consumatore da saldi si basa non sulla qualità del prodotto, ma sull'acquisto dello sconto: è bene, allora, essere i primi per assicurarsi il prodotto scontato. Non appena le porte si aprono, la folla “insanguinata” entra, arraffa la merce e si avvia, intrisa di sudore, verso le casse. Ognuno tornerà a casa con beni che tutto sono, tranne che primari: né pane, né pasta, né carne, ma solo cellulari, televisori, lettori dvd, mp3, capi d'abbigliamento. Tutti convinti, a torto, di aver fatto un affare, quando in molti casi, i prezzi sono stati ritoccati all'insù prima dei saldi e poi ribassati per ingannare il consumatore, oppure si tratta di merce di due anni fa. Quanto abbiamo descritto è una leggera accentuazione di ciò che si verifica non solo nel periodo dei saldi, ma in ogni luogo chiuso che venda della merce e sia munito di cassa: solo per evidenziare che, anche in questo periodo, di fronte la necessità di “stringere la cintura”, il consumatore di “Molfetta & dintorni” misconosce il portafogli vuoto. Negli ultimi sei mesi nella zona industriale di Molfetta si sono aperti altri centri commerciali, oltre quelli già esistenti, come Brico Casa, Brico Center ed Euronics, per non parlare della continua ubicazione di piccole e medie imprese, dell'ampliamento del Centro Outlet e della costruzione del parco divertimenti. Le aziende italiane chiudono e licenziano il personale, perché gli introiti sono sempre minori e i costi di produzione maggiori: a Molfetta, come in una favola, si palesa una strana ed inverosimile inversione di tendenza. Ma non è questo che deve stupirci… In un periodo di crisi come questo, si ritiene che il consumatore eviti spese superflue e si concentri essenzialmente su beni di prima necessità: la realtà di Molfetta è differente. Sbeffeggiando statistiche, inflazione e recessione in atto, i consumi non accennano a diminuire, in particolare per chi ha un reddito medio alto, nonostante si denuncino conti in banca in rosso, peggioramento del tenore di vita e del potere d'acquisto reale dei salari, aumento del prezzo della vita, depauperamento dei salvadanai. Si crea, insomma, una forbice piuttosto ampia tra chi può e chi non può, costui vittima della curva diversificata dei prezzi e costretto ad investire più della metà del suo reddito in generi alimentari, tra i quali deve scegliere quelli meno costosi: le classi sociali medio- basse e medie (i nuovi poveri) si rivolgono a bancarelle e hard discount, con conseguenze sulla qualità dell'alimentazione. Questo emerge dalle opinioni dei molfettesi, che confermano i risultati dell'indagine Coldiretti-Swg sui consumi alimentari e sugli effetti dell'allargamento della forbice dei redditi in Italia, registrato dal rapporto dell'Ocse. Evidentemente, nessuno ha ancora le idee chiare sul reale significato di recessione economica, dal momento che l'ultima crisi storica, importante a livello planetario, è stata quella del 1929, le cui conseguenze sembrano essersi sbiadite nella memoria collettiva. Per affrontare un periodo del genere occorrerebbe uno stato mentale differente, meno depresso ed esasperato, privo di piagnistei.
Autore: Marcello la Forgia
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