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Cosmo De Bari il molfettese della Federal Reserve
15 ottobre 2009

Lo scenario economico mondiale, pur essendo ancora preoccupante, sta mutando in senso positivo, ma la batosta che hanno avuto gli Stati Uniti, con i prime rate, e il resto del mondo, trascinato dall’eff etto Usa, non sarà facilmente dimenticato e indolore. Ecco perché è necessaria una riforma della fi nanza mondiale, anzi è auspicabile. Occorre ridare fi ducia ai risparmiatori: attenersi alle regole base, è sempre una buona soluzione. Certo, a rischi maggiori corrispondono maggiori guadagni, e questo ha innescato la spirale perversa che ha portato al crollo. A tracciare questa breve analisi, perché nella sua posizione preferisce non entrare nel merito ed esprimere giudizi, è Cosmo De Bari, 69 anni, molfettese doc, Bank Exainer Relationship Specialist si legge sul suo biglietto da visita. De Bari lavora alla Fed (Federal Reserve), la banca centrale Usa, ma non dimentica la sua Molfetta, dove torna di tanto in tanto per ritrovare familiari e amici, ma soprattutto per respirare l’aria di casa. A proposito di aria di casa, cosa ne pensano in America della situazione italiana? «Gli americani non riescono a capire come facciano gli italiani a far governare un tipo come Berlusconi, che negli Stati Uniti sarebbe già in galera da un pezzo, soprattutto perché fa le leggi che riguardano i suoi interessi. State proprio messi male». De Bari ha fatto la scuola elementare a Molfetta con il maestro Vincenzo Zagami (vedi la foto della scolaresca, De Bari è il terzo seduto da sinistra) prima di emigrare negli Stati Uniti, il papà Antonio costruiva pescherecci e non volle prendere la tessera fascista e perciò decise di emigrare in Venezuela per mantenere la moglie e i suoi 5 fi gli. Cominciò a lavorare a Puerto Cabello sul mare dei Caraibi e vi rimase per 6 anni, quando fu assunto da una compagnia statunitense. Ma a papà Antonio non piacevano gli Stati Uniti, aveva diffi coltà con la lingua e non amava l’ambiente anglosassone, così diverso da quello europeo. Così decise di rientrare in Italia, dopo 6 anni. Cosmo invece ha subito amato gli Usa, tanto da emigrare giovanissimo, dopo il diploma conseguito al tecnico commerciale. Il suo primo lavoro fu nella stessa scuola superiore che ha fi nito di completare in America, dove aveva l’incarico di lettore di lingua italiana, perfezionando, così, al contempo il suo inglese. In Usa, in un primo tempo rimasero padre e fi glio, per poter poi, man mano, richiamare tutta la famiglia. Lo stesso Cosmo De Bari si è poi sposato con una signora di Molfetta dalla quale ha avuto due fi gli. Ha conseguito la laurea in economia e commercio e ha lavorato nel settore bancario. All’età di 55 anni, forte dell’esperienza acquisita, è stato chiamato a lavorare come consulente alla Federal Reserve con l’incarico di supervisore delle banche, su mandato del Congresso degli Stati Uniti, una specie di ispettore della Banca d’Italia. Ma Cosmo ha sempre avuto nel cuore la sua Molfetta. Già nei primi anni di emigrazione ha continuato a mantenere un rapporto stretto con la città collaborando, come corrispondente dagli Usa, con il giornale della Pro Loco, Molfetta nostra, diretto dal suo maestro Vincenzo Zagami. I suoi due fi gli Tonio, laureato in economia e commercio, e Marta (che ha conquistato il titolo di Miss Molfetta in Usa) che studia scienze ambientali, hanno imparato l’italiano fi n da piccoli e parlano bene anche il dialetto molfettese. Questo legame con la terra di origine permette a Cosmo di tornare almeno ogni due anni a Molfetta per mangiare gli adorati frutti di mare, ma riparte per gli Stati Uniti con l’amarezza di vedere che in Italia e a Molfetta, dopo il boom degli anni 60-70, è cambiato poco: resta forte il divario Nord/Sud, i treni sono ancora privi di aria condizionata, il Sud arranca sul fronte dell’economia e dell’innovazione e subisce i ricatti della Lega Nord di Bossi. Ma lui è ottimista ed è convinto che l’Italia riuscirà a risalire la china e ad approfi ttare della ripresa economica americana per andare al traino della maggiore potenza industriale del mondo. E Molfetta, come la vede? De Bari sottolinea soprattutto la mancanza di senso civico, sporcizia e buche dappertutto, l’assenza di centri di accoglienza e soprattutto una ricettività alberghiera non troppo costosa che permetterebbe agli emigrati di tornare più spesso, in quanto molti di loro non hanno più parenti e non trovando un alloggio conveniente, preferiscono rinunciare. Favorire il rientro, almeno una volta l’anno, degli emigranti, dovrebbe essere il programma dell’amministrazione comunale. E questo è anche il desiderio di Cosmo De Bari che pensa di trovare una casa di proprietà a Molfetta, per venire più spesso, ora che si avvicina l’età della pensione. Tornare fra i vecchi amici a respirare l’aria di casa, è il massimo che un emigrante possa desiderare. Ci auguriamo che l’amministrazione comunale, al di là di episodiche e insuffi cienti iniziative che lasciano il tempo che trovano, possa programmare una vera politica a favore dei nostri fratelli lontani che non chiedono altro che rivedere la loro amata Molfetta.

Autore: Felice de Sanctis
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