Coronavirus, parlano gli operatori sanitari di Molfetta. Il farmacista Pantaleo Stanzione: stiamo cercando di essere vicini alla popolazione
Il dott. Pantaleo Stanzione
MOLFETTA – Nell’ambito dell’inchiesta del coronavirus pubblicata sul numero della rivista “Quindici” in edicola, abbiamo sentito, oltre ai cittadini di Molfetta, anche gli operatori impegnati sul fronte sanitario. Ecco le domande che abbiamo posto a loro.
- Cosa può fare lei, nel suo lavoro, per aumentare la prevenzione?
- Secondo le sue conoscenze, sono adeguate le misure di sicurezza prese dal sistema sanitario nazionale e dalle istituzioni italiane?
- Quali sono i consigli che può fornire in merito?
- Le informazioni che circolano sono adeguate?
Ed ecco le risposte di Pantaleo Stanzione, farmacista: «Una premessa è d'obbligo. Ogni operatore sanitario, sia esso infermiere, medico o farmacista, agisce rispettando linee guida o protocolli consigliati dal proprio Ordine. Questo agevola il nostro lavoro perché, come in questo caso, nella gestione dell'emergenza Coronavirus, sappiamo tutti cosa fare e come gestire ogni situazione. Ognuno, nel proprio ruolo, si deve preoccupare prima di tutto di fornire informazioni utili per la prevenzione. Come farmacisti, stiamo cercando di essere più vicini possibile alla popolazione. I cittadini, oggi, guardano alle farmacie non solo per acquisire nozioni e primi consigli di carattere sanitario, ma anche per percepire il reale e necessario livello di guardia, attraverso l’osservazione dei comportamenti dei farmacisti e l’ascolto dei loro messaggi. Il nostro compito è molto importante. Le misure di sicurezza assunte dal SSN, a mio parere, sono efficienti. Non lasciamoci influenzare dal fatto che, per esempio, per ottenere una prenotazione in Ospedale si debba aspettare mesi. Le regole dettate dal SSN non prevedono che si debba aspettare tanto tempo, sono le persone che gestiscono il sistema che tante volte sbagliano. Quindi se il virus si è diffuso in Italia è perché, probabilmente, qualcuno nel suo lavoro non ha fatto bene quel che gli era stato chiesto di fare. Non cito luoghi o Ospedali in particolare per non suscitare polemiche, ancor meno ruoli e responsabilità delle Istituzioni perché da qui non se ne uscirebbe più. Aspettiamo che arrivi il giorno in cui tutto sarà finito: solo allora si valuterà se, anche a livello istituzionale, sia stato fatto tutto a regola d'arte per poi santificare qualcuno o lanciarlo giù dalla montagna. Penso che se tutti noi operatori sanitari facessimo esattamente il nostro dovere il problema potrebbe essere facilmente controllato, pur nella sua complessità. Mi si chiede se le informazioni che circolano siano adeguate...e chi lo potrà mai dire? Le informazioni fornite a noi operatori sono le stesse che tutti ricevono. Le verità nascoste a tutti sono le stesse verità nascoste a noi, sempre che ce ne siano».
© Riproduzione riservata
PER LEGGERE LE ALTRE TESTIMONIANZE DI CITTADINI, OPERATORI SANITARI E VOLONTARI VAI IN EDICOLA E ACQUISTA LA RIVISTA MENSILE “QUINDICI”