Coronavirus. Appunti per un mondo possibile oltre l’emergenza. RESTATE INFORMATI MA RESTATE A CASA. Continua l’iniziativa dei giornalisti di “Quindici” a Molfetta
Il porto di Molfetta, sullo sfondo la Basilica della Madonna dei Martiri (foto Felice de Sanctis)
MOLFETTA – Continua l’iniziativa “RESTATE INFORMATI MA RESTATE A CASA” avviata dai giornalisti di “Quindici” a Molfetta per sensibilizzare i cittadini a restare a casa. Ad informarli, pensiamo noi.
Oggi interviene Giacomo Pisani, redattore di “Quindici”.
Il porto di Molfetta, in tempo di coronavirus e di quarantena, ha un suo fascino, è innegabile. Sembra immobile in una sospensione fuori dal tempo. Ma è un fascino che dura poco, non possiamo negarlo. Poi lascia spazio alla nostalgia e al desiderio.
Il porto in queste ore è stupendo, quella stasi in cui è immerso sublima ancor di più quegli elementi unici che lo rendono magico ed eterno, oltre la quotidianità, oltre le contingenze, oltre tutto ciò che passa. Corso Dante, la via delle processioni, che collega il centro storico al resto della città, si butta a capofitto sul porto, che apre Molfetta al mondo. I tramonti mai identici, con la chiesa della Madonna dei Martiri sullo sfondo, visti dal Duomo ci regalano scorci straordinari.
Nella sospensione che stiamo vivendo, questa cornice sembra ancor più solida e immutabile, una sorta di orizzonte trascendentale che rende possibile il fluire degli eventi. Questi cambiano, resta identico invece quell’orizzonte, che ha messo Molfetta in contatto col mondo intero, dandole un’identità fatta di scambio e contaminazione. Come il suo mare, che entra violento nel porto, nei giorni di mareggiata, attraverso i due fari, quello del molo foraneo e quello del Pennello.
Eppure, questa sospensione, come dicevamo, ha un suo perché, e ci fa cogliere ancor più quanto sia bello il porto pieno di vita. Vediamo chiaramente come quella cornice sia eterna, eppure sprigioni la sua grandezza in tutta la sua potenza solo quando offre ospitalità ai corpi vivi delle persone, alle battute di pesca dei marinai, alla gente che percorre le strade, che si abbandona al tramonto, che abita quei luoghi e li carica di senso. Insomma, il porto di Molfetta è ancora più bello quando si fa carne, quando è vissuto dalle relazioni fra le persone e le segna inevitabilmente nel segno dell’apertura, agli altri e al mondo.
Ma questa sospensione ci fa cogliere anche i limiti della normalità a cui per troppo tempo ci eravamo abituati. Negli ultimi anni, quei luoghi, anziché essere un trampolino verso il mare e verso orizzonti mai uguali, sono stati schiacciati dalla chiusura di una comunità che ha serrato le proprie finestre. Che ha smesso di guardare il mare, e ha perso di vista che la vera grandezza è nel saper accogliere, nel farsi orizzonte di speranza e di relazione. Questa crisi ci fa percepire che tutto può essere messo in discussione, che un altro mondo è possibile. L’apertura costitutiva di Molfetta è attraversata da questa tensione e ci offre la possibilità di scrivere un’altra storia, fatta di solidarietà e cooperazione.
Il coronavirus, allora, apre una sfida. Ci costringe a scegliere, quando tutto sarà finito, fra una normalità fatta di abitudine ed egoismo, ed un futuro di inclusione e mutualismo. In questi giorni stiamo sperimentando la possibilità di essere responsabili non solo verso noi stessi ma anche verso gli altri, facendo sacrifici per il bene di tutti. Abbiamo visto che ci sono battaglie che si vincono solo con la solidarietà, che oggi è richiesta a gran voce proprio da chi, per anni, ci ha convinto che si può stare bene solo vincendo sugli altri. Ma non è detto che tutto debba necessariamente tornare come prima, tocca a noi dare alla città un altro futuro, in cui tutti abbiano la possibilità di essere felici.
© Riproduzione riservata
Autore: Giacomo Pisani