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Convegno su Don Tonino Bello a San Pancrazio Salentino (Br)
29 dicembre 2005
SAN PANCRAZIO - 29.12.2005 Lunedì 2 gennaio 2006 l'Associazione “Retinopera Salento” di San Pancrazio Salentino, in collaborazione con la Fondazione “Don Tonino Bello” di Alessano, ha promosso un importante convegno-studi sul tema: "Pace... nel nome di don Tonino Bello" nell'aula consiliare del Comune alle ore 17. Sarà l'occasione per approfondire il “sogno” di pace di don Tonino Bello (nella foto). Il “sogno” d'un mondo di pace, per un'umanità che quando dimentica Dio si ritrova in guerra. Perché la pace non è semplice assenza di guerra, ma, come don Tonino ha testimoniato, pace è essenzialmente uno stile di vita che si costruisce faticosamente, giorno dopo giorno, restando ancorati alla roccia eterna che è Gesù. Ma cosa raccomanda ad ognuno di noi la santità scomoda e paradossale di don Tonino? Di divenire i nuovi “beati” (Mt. 5,9). Beati coloro che seminano la pace dando prova di resistenza alle tentazioni dell'orgoglio e del potere e che costruiscono la civiltà dell'amore con abnegazione e sacrificio, sfidando i potenti e dando voce ai diritti dei poveri e degli indifesi. Don Tonino dal suo “altare scomodo” ci ha indicato che il sogno di pace può divenire realtà. E' fondamentale, però, credere in questo sogno di pace, scoprire dentro il nostro cuore quelle “sporgenze utopiche”, quegli “accenti profetici” che possano farci sfuggire “alle mille trappole della vita”, parlare “il linguaggio della speranza”, “svegliare l'aurora” di una mentalità nuova, lavorare per una Chiesa che pur rivendicando il suo ruolo “fuori campo” aiuta le coscienze a discernere profeticamente “i segni dei tempi” e a farci comprendere che gran parte delle nostre inquietudini, del nostro smarrimento, del nostro affanno proviene da una insufficiente vita spirituale. Ricordate il suo grido di speranza con cui si è spenta la vita terrena di don Tonino?
“Vedrete come, fra poco, la fioritura della primavera spirituale inonderà il mondo perché andiamo verso momenti splendidi della storia. Non andiamo verso la catastrofe. Ricordatelo!"
Rino Spedicato
IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO Lunedì 2 gennaio 2006 – ore 17 - Aula Consiliare – Comune di San Pancrazio Salentino "Pace... nel nome di don Tonino Bello". Testimonianze e presentazione di un nuovo libro e di un DVD dedicati all'indimenticabile Vescovo della pace. Interverranno: Rino Spedicato (Presidente Associazione “Retinopera Salento”); Giancarlo Piccinni (Presidente Fondazione “Don Tonino Bello”); Marcello e Trifone Bello (Fratelli di Don Tonino); Don Gigi Ciardo (Parroco di Alessano). Parteciperanno: Don Michele Arcangelo Martina (Parroco Chiesa Matrice); Don Angelo Caputo (Parroco “San Giuseppe Lavoratore”). Durante l'incontro sarà consegnato alla Fondazione un mosaico raffigurante il volto di Don Tonino, realizzato da un artista locale. La Corale della Chiesa Matrice presenterà un canto in memoria di Don Tonino Dallo Statuto dell'Associazione “Retinopera Salento”: L'Associazione propone, inoltre, l'approfondimento e la promozione della testimonianza e del Magistero di Don Tonino Bello, uomo del Salento, per lo sviluppo di una cultura della pace e della solidarietà incarnata nella storia. Lettera di Marcello Bello a "Retinopera Salento" Voglio parlarvi di mio fratello,don Tonino,soprattutto come impareggiabile ed infaticabile missionario di Pace, mai appagato e mai "seduto" sui traguardi raggiunti. Egli non credeva nell'impossibilità della Pace, tanto che, anche minato nel fisico da un male ribelle, volle comunque essere messaggero di Pace anche nella martoriata Serajevo (nella foto),
mentre tutt'intorno era morte e desolazione. Vi parlo di un don Tonino giovane. Un giovane che sa tante cose ormai, più di quelle che sapeva quando andava per le strade gridando la Pace per l'amore di Dio e per l'amore tra gli uomini. Un giovane splendido nella povertà del bisogno. Un giovane pieno di grazia e di gioia in mezzo agli altri giovani nei cui occhi riusciva a intravedere la trasparenza dei laghi. Un giovane che, prima di parlare dalla cattedra, passando in mezzo alla gente con mitria pastorale, accarezzava tutti con il suo sguardo penetrante e con il suo sorriso. Vi parlo di un don Tonino che ha incarnato una Chiesa della denuncia, della redenzione e della carità; di una Chiesa che voleva addobbata oltre che della Stola anche del grembiule, come segno di servizio verso tutti, soprattutto verso i poveri e gli ultimi. Vi parlo di un don Tonino che si è servito del fascino della parola come cantore della bellezza e della salvaguardia del Creato. Gli voglio bene e lo ringrazio per la calda umanità che ha profuso nella lettera a Massimo ladro e a Giuseppe avanzo di galera che hanno accarezzato l'animo di tanta gente. Egli è riuscito a piegare la parola a significati forti e veri, che avvicinano la terra al Cielo, proponendoci un'altra dimensione di salvezza.
Egli ci ha saputo presentare Maria, la dolcissima madre di Dio, come nostra contemporanea compagna di viaggio su questa nostra vita terrena. Vi parlo di un don Tonino che ha tanto insegnato dalla sua cattedra del dolore vissuto con tanta dignità. E' stato uomo fino in "cima" nella sua sofferenza, quando, dalla penombra della sua camera, come gli antichi Patriarchi, alzava la sua mano benedicente sul capo di tutti coloro che si inginocchiavano al suo capezzale, dai suoi confratelli ai vecchi coinquilini d'Episcopio, i suoi diseredati; e da ognuno di loro si faceva benedire. Vi parlo di un don Tonino che, in pieno agosto, in mezzo ad una fiumana di profughi Albanesi, era lì, sul molo del porto di Bari, a denunciare con passione l'assenza dello Stato, già impegnato nella più proficua attività di tangentopoli, attirandosi addirittura l'ira e il sarcasmo del Ministro degli Interni, un tale Scotti, di cui da anni non si sente più parlare. Vi parlo di un don Tonino che sicuramente si sta lamentando per le prudenze con cui la stessa Chiesa e il Governo stanno gestendo in questi giorni la vita, sacra come quella di ogni creatura di Dio, dei tre poveri ostaggi abbandonati nelle mani dei ribelli Iracheni. Ora che Tonino non è più fisicamente tra noi non è tutto finito. In quella tomba (nella foto)
che ha voluto nella sua cara Alessano non ci sono i resti, ma semi che daranno frutti abbondanti come promettono le migliaia di persone che da undici anni si avvicinano a quel luogo dicendogli che gli vogliono bene e che continuano a sognare ad occhi aperti "cieli nuovi e terre nuove". Don Tonino manca al popolo della Pace, agli ultimi, ai costruttori di Giustizia, alla Chiesa. Gli promettiamo però di fare tesoro dei suoi insegnamenti per le speranze dei nostri giovani. Per tutto quello che sei stato, Tonino, insieme a me, ti ringraziano questi "sognatori di un mondo di Pace" oggi convenuti nella tua terra per onorare voluto onorare la tua memoria e che, ne sono sicuro, ti sussurrano, ad uno ad uno, "ti voglio bene".
Marcello Bello
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