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Contro Edipo Lettere persiane
15 luglio 2014

Il mito racconta che Laio, marito di Giocasta e re di Tebe, era afflitto dalla mancanza di un erede. Crucciato per questa insospettabile infertilità, consultò in segreto l’oracolo di Delfi, che gli spiegò come quella apparente disgrazia fosse in realtà una benedizione degli dèi, dato che il bambino destinato a nascere dalla loro unione non soltanto l’avrebbe ucciso, ma avrebbe anche sposato la madre, essendo la causa di un seguito spaventoso di disgrazie che avrebbero provocato la rovina della casa. Sperando di salvarsi, Laio ripudiò la moglie senza darle spiegazioni di sorta. Ma ubriacatolo, Giocasta riuscì a giacere con lui per una notte che si rivelò fatale. In effetti la tragedia si compì ed Edipo uccise il padre sposando la madre. Dalla tragedia nacque il famoso complesso, elaborato da S. Freud, dal quale sono investiti tutti gli esseri umani. Con L’Anti-Edipo, testo sacro dei ragazzi del ’68 e del ’77, G. Deleuze e F. Guattari spostano il raggio d’azione del complesso dal ristretto ambito familiare e dal lettino dello psicanalista per proiettarlo sull’intera società. Perché Edipo in realtà è il potere, Edipo è il fallo, il denaro, il mercato. Edipo è l’impouvoir, l’impotenza a realizzare i propri desideri. Le cariche della polizia sui ragazzi del ‘68, Edipo è il codice, il comando sociale che oggi si esprime nell’impossibilità per i giovani di trovare un lavoro. Quel 40% ci impone di dar loro una speranza e per questo i portatori di speranza hanno vinto e i gufi hanno perso; per questo i soggetti desideranti ci chiedono di riprendere con forza il dibattito sul lavoro intellettuale, sull’arte, sulla scienza, sulla letteratura ( l’engagement), sulla filosofia. Da quale parte stare: dalla parte di chi detiene il potere e pensa di tramandarlo ai propri eredi o dalla parte delle teste cercanti, delle anime desideranti che occupano lo spazio-mondo. Scheda Gilles Deleuze Gilles Deleuze nel 1987 Gilles Deleuze (Parigi, 18 gennaio 1925 – Parigi, 4 novembre 1995) è stato un filosofo francese, tra i più importanti del XX secolo. In ragione dei suoi lavori Differenza e ripetizione (1968) e Logica del senso (1969), Michel Foucault scrisse la celebre frase: «un giorno, forse, il secolo sarà deleuziano». Benché ascritto all’ambito dei filosofi post-strutturalisti il pensiero di Deleuze risulta in realtà di difficile classificazione. Biografia Gilles Deleuze nacque in una famiglia della classe media di Parigi, città in cui visse gran parte della sua vita. Parte dei suoi studi si svolsero durante la seconda guerra mondiale presso il Lycée Carnot. Durante l’occupazione nazista, Georges, fratello di Deleuze, fu arrestato per la partecipazione alla resistenza francese e morì durante il trasferimento in un campo di concentramento. Nel 1944 Deleuze si iscrisse alla Sorbona. Fu allievo di importanti professori come Georges Canguilhem, Jean Hyppolite, Ferdinand Alquié, Maurice de Gandillac, Jean Wahl e Maurice Merleau-Ponty, i quali fecero maturare in lui un particolare interesse per la storia della filosofia e per i movimenti filosofici contemporanei, interesse che egli integrò avvicinandosi a intellettuali extra-accademici come Jean-Paul Sartre. Sempre alla Sorbona conobbe fra gli altri il futuro romanziere Michel Tournier, Michel Butor e altri intellettuali. Durante questo periodo di studi, frequenta il castello di La Fortelle, dove venivano organizzati incontri culturali ai quali partecipavano, fra gli altri, Jacques Lacan e Pierre Klossowski. Nel 1948 conseguì la laurea in filosofia e l’abilitazione all’insegnamento della filosofia nei licei, e dal 1948 al 1957 svolge la professione di insegnante in alcuni licei parigini. Nel 1953 pubblica la sua tesi su David Hume, intitolata Empirismo e soggettività e dedicata a Jean Hyppolite. Nel 1956 si sposa con Denise Paul ‘Fanny’ Grandjouan. Fino al 1960, è assistente di storia della filosofia alla Sorbona, e poi, fino al 1964, ricercatore presso il Centre National de la Recherche Scientifique. In questo periodo pubblica il fondamentale Nietzsche e la filosofia ed incontra per la prima volta Michel Foucault. Nel 1964, viene nominato docente universitario all’Università di Lione, dove insegnerà fino al 1969. Nel 1968 pubblica le sue due tesi di dottorato: Differenza e ripetizione e Spinoza e il problema dell’espressione. Nel 1969, anno in cui conosce Félix Guattari, pubblica Logica del senso e si trasferisce nel nuovo polo universitario di Paris VIII: Vincennes. Qui Deleuze rimase fino al pensionamento. È morto suicida nel 1995, gettandosi dalla finestra del suo appartamento in rue de Bizerte, dopo aver sofferto di una lunga malattia polmonare che gli aveva impedito, negli ultimi anni, di parlare o scrivere liberamente, a causa della tracheotomia e delle operazioni cui si era dovuto sottoporre. Ha avuto due figli, Emilie e Julien. La collaborazione con Guattari Dopo il maggio parigino del ‘68 Deleuze comincia una collaborazione con lo psicoanalista e psichiatra Félix Guattari attivo alla clinica d’avanguardia di La Borde e militante politico dell’estrema sinistra. Così dopo aver scritto saggi che riprendevano i suoi corsi universitari, dedicati allo studio dell’empirismo, del bergsonismo, dell’espressione in Spinoza e soprattutto del pensiero di Friedrich Nietzsche, improvvisamente Deleuze acquista notorietà anche in ambito extra-accademico con due opere di grande respiro e complessità: L’Anti-Edipo (1972) e il suo seguito Mille piani (1980), sottotitolate entrambe Capitalismo e schizofrenia. Bersaglio critico principale de L’Anti-Edipo è la psicoanalisi, accusata di “familiarismo”, ovvero di ripiegare il desiderio, geneticamente rivoluzionario e creatore di nuovi ordini, sul cosiddetto “romanzo familiare”: l’Edipo. In altri termini l’accusa rivolta agli psicoanalisti è di aver depotenziato il concetto d’inconscio, finendo così con l’asservire la psicoanalisi ai dispositivi di potere dello Stato, della Chiesa e del Mercato. In questi due libri Guattari e Deleuze gettano le basi per una nuova disciplina: la schizoanalisi, ovvero una sorta di analisi del funzionamento delle istituzioni viste alla luce dei rapporti di potere che esse sviluppano con individui e società. Al successo dei libri, seguono precisazioni e interviste. Estremamente importante anche l’ultimo libro scritto insieme dalla coppia Deleuze- Guattari nei primi anni novanta: Che cos’è la filosofia? In questo testo i due autori chiariscono ciò che c’è in comune e ciò che vi è di differente fra tre delle discipline della conoscenza: filosofia, arte e scienza. Ciò che queste discipline hanno in comune è un certo rapporto nei confronti del caos. Ognuna di queste differenti modalità della conoscenza, secondo Deleuze e Guattari, si configura come una risposta specifica alla caoticità essenziale dell’essere, ognuna cerca di effettuare un taglio nel caos, strappando da questo una porzione di ordine e cercando di creare un senso. La creatività sarebbe l’aspetto comune a tutte e tre le discipline, tanto che tutte e tre potrebbero essere definite come delle arti. La filosofia sarebbe l’arte di creare concetti, la scienza l’arte di inventare funcetti cioè un nuovo uso e senso per delle funzioni, l’arte tout court (pittura, scultura, ecc.) invece si occupa di creare affetti e percetti, cioè oggetti che siano aggregati di sensazioni e percezioni e che li condensino nel tempo. L’alba di una contro-cultura Oltre a scrivere di filosofia, scrisse anche di letteratura, cinema, politica e arte ma è, secondo Deleuze, nella lettura di Nietzsche che hanno radice i temi che hanno segnato il suo pensiero. “Questa è forse la maggiore profondità di Nietzsche, la misura della sua rottura con la filosofia: aver fatto del pensiero una potenza nomade. E anche se il viaggio è immobile, da fermo, impercettibile, imprevisto, sotterraneo, dobbiamo chiederci quali sono oggi i nostri nomadi, chi sono veramente i nostri nietzschiani.” (Dall’intervento di Deleuze al convegno di Cerisy-La-Salle sul tema “Nietzsche” del 1972). In questo stesso intervento, Deleuze mette in guardia dal considerare i tre maestri della cosiddetta “scuola del sospetto” Marx – Nietzsche – Freud come “alba” della cultura contemporanea: “Può ben darsi che Marx e Freud siano l’alba della nostra cultura, ma Nietzsche è un’altra cosa, è l’alba di una contro-cultura”. [...] perché “se si considera non la lettera di Marx e Freud ma il divenire del marxismo e del freudismo” si vede che essi hanno esorcizzato ogni carica eversiva del pensiero dei loro iniziatori, in quanto hanno fatto funzionare il marxismo e la psicoanalisi come mezzi di ristabilimento di codici (lo stato, l’economia, la famiglia) mentre Nietzsche è proprio il contrario, la negazione di tutti i codici, la rivendicazione di un nomadismo del pensiero e della vita. C’è qui un’esplicita distinzione tra significato originario del messaggio di Marx e Freud e gli sviluppi istituzionalizzati delle loro “scuole”. Le sue opere principali sono: Nietzsche e la filosofia (1962), Differenza e ripetizione (1968), Spinoza e il problema dell’espressione (1968), Logica del senso (1969). Fondamentali in ambito critico-letterario sono lo studio su Marcel Proust, Marcel Proust e i segni (1966) e quello su Franz Kafka (insieme con Guattari), Kafka. Per una letteratura minore (1975), ma anche certe pagine su Lewis Carroll, Samuel Beckett, Leopold von Sacher-Masoch, Herman Melville, Raymond Roussel, Carmelo Bene e Alfred Jarry, ma sono anche interessanti i due libri sul cinema e quello sull’arte di Francis Bacon.

Autore: Marino Centrone
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