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Consiglio comunale di Molfetta: parolacce, grida e insulti del centrodestra, nella bagarre respinte le richieste dell'opposizione sul ricorso al Tar Lazio
17 aprile 2014

MOLFETTA - Volgare come un poliziettasco anni Ottanta e chiassoso e assordante come un concerto rock di seconda fascia, il Consiglio comunale tenutosi ieri mattina, ha respinto dopo sei ore di discussione (si è partiti alle 9.20 per finire alle 15.25) la richiesta della minoranza e sottolineato ancora una volta la nuova linea di condotta dell'amministrazione di centrosinistra guidata da Paola Natalicchio.

Al centro del dibattito la richiesta dell'opposizione di centrodestra di annullare la delibera n. 83 del 26 marzo 2014, con la quale l'amministrazione ha rinunciato a presentare un ricorso al Tar Lazio per l'ottenimento di 3 milioni di euro nell'ambito del “Fondo per l’attuazione del Piano Nazionale per la Città”. L'amministrazione Azzollini infatti, aveva chiesto un finanziamento per un progetto regolarmente presentato per la realizzazione di una pista d'atletica nell'area 167. All'esclusione del progetto aveva fatto seguito il ricorso attivato dal commissario prefettizio, al quale poi l'amministrazione Natalicchio ha rinunciato come già detto, lo scorso marzo. Per un sotterraneo e spregiudicato giochino politico atto a gratificare potenti Comuni dell'Anci di un colore molto vicino a Paola Natalicchio, ha sostenuto Mariano Caputo. Molto più semplicemente perché i soldi richiesti sono già arrivati in città attraverso altre linee di finanziamento, ha spiegato l'assessore ai lavori pubblici Giovanni Abbatista: “Nell'aprile del 2013 abbiamo incassato 3 milioni di euro che si sommano a 1,4 già precedentemente incassati per la realizzazione della pista d'atletica nella zona 167. Sono finanziamenti coperti de leggi finanziarie del porto. I lavori sono stati già avviati, abbiamo tutte le risorse a disposizione e quindi a che titolo dobbiamo chiedere soldi che sono già in nostro possesso? Non possiamo pretendere di ottenere finanziamenti quando gli abbiamo già ottenuti. Questo provvedimento tradisce un'idea di amministrazione molto diversa dalla nostra che invece è improntata alla trasparenza e alla chiarezza che è quello che ci viene chiesto dai ministeri. Non c'è più spazio per l'amministrazione dei maneggi e delle operazioni disinvolte”.

Malgrado sembri piuttosto chiaro che non si possono prendere due diversi finanziamenti per la stessa opera pubblica, l'opposizione ha insistito: il ricorso andava portato avanti comunque, e magari una volta ottenuto “aggiustato” a favore del Parco di Mezzogiorno. Sarebbe bastata una variazione di destinazione, hanno suggerito i consiglieri di minoranza che evidentemente hanno rimpianto con struggente commozione i tempi andati del senatore Azzollini, quando certe cose non solo era lecite pensarle, ma anche farle.
E così, forse anche rinvigoriti dall'imminente campagna elettorale per le europee, i consiglieri Luigi Roselli (Ncd) e Saverio Tammacco (FI) hanno messo in croce il presidente del consiglio Nicola Piergiovanni, accusato di aver calendarizzato in forte ritardo il consiglio comunale, in tempo non utile per riavviare il ricorso al Tar, (la convocazione del consiglio comunale è stata fissata lo stesso giorno dell'udienza a Roma) anche se in realtà la richiesta della minoranza è arrivata l'8 aprile, seguita l'11 dalla conferenza dei capigruppo portando tutti in consiglio il 16 (tempi piuttosto rapidi). Si è arrivati così all'intervento clou di Mariano Caputo che nell'occasione si è scoperto anche maestro di stile e di eleganza: “questa decisione del sindaco Paola Natalicchio va dritta in c... a questa città alla quale la maggioranza racconta solo caz.... Avete rinunciato a un ricorso che avremmo sicuramente vinto potendo portare così altri milioni in città buoni per riqualificare il Parco di Mezzogiorno”.
Il consigliere ha continuato a puntellare con qualche altra parolaccia il suo discorso, mentre la seduta si è trasformata per diversi minuti in una corrida tutta insulti e interruzioni. Sono poi continuate le accuse rivolte alla maggioranza di incapacità, immobilismo, estremismo ideologico che porterebbe alla spaccatura in due della città. Quindi la suprema invocazione al senatore Antonio Azzollini, definito “lo spirito santo che da Roma risolve tutti i problemi”.
Dopo Saverio Tammacco e Carmela Minuto tra le solite accuse generiche hanno messo in campo nuovi e vecchi cavalli di battaglia (dalla città economicamente in ginocchio per colpa del notorio marxismo-leninismo del sindaco, alla famosa puntata di Ballarò fino al caso Carlo Giuliani).

Davide De Candia del Pd ha spiegato che: “con questa decisione abbiamo evitato che Molfetta finisse al centro di un ricorso collettivo di tutte le altre città che avevano chiesto finanziamenti. C'era il rischio di finire in un vicolo pericolosissimo, in un tutto contro tutti. Tra l'altro stiamo parlando di un assurdo perché l'opera è stata già finanziata e il nostro progetto riguardava solo la pista d'atletica, l'unica opera cantierabile”.

Lapidario il consigliere Mauro De Robertis (Sel): “ci chiedete con insistenza cosa abbiamo fatto in un anno? Be' stiamo cercando di mettere le toppe a tutte le porcherie fatte dalla vecchia amministrazione. Non vogliamo più essere trascinati in tribunale per vostre responsabilità” mentre Gianni Porta (Rifondazione Comunista) ha ricordato che la città è inginocchio non per i primi mesi di amministrazione di centro-sinistra ma per precise responsabilità del passato.
La discussione è stata conclusa dal sindaco Paola Natalicchio: “Sono finiti gli anni dei giochi di prestigio. Questa è una nuova Molfetta, che non chiede due volte un finanziamento per la stessa cosa. E' finita l'epoca dell'intanto arrivano i soldi e chissenefrega la destinazione. Perché questi sono soldi pubblici e non del senatore Azzollini. Ma è falsa l'immagine che voi volete dare: quella della destra che porta i soldi in città e della sinistra che li respinge. Falso, perché abbiamo chiesto e ottenuto i soldi per la pista d'atletica e continueremo opere già progettate o in qualche modo avviate come Corso Umberto, cittadella degli artisti, cala S. Andrea. Ma anche noi stiamo ottenendo finanziamenti e lo rivendichiamo: banda larga e piste ciclabili. Voi siete stati l'amministrazione degli aggiustatori e dei prestigiatori e ci avete lasciato una cittadella degli artisti a soqquadro, un parco di Mezzogiorno chiuso e fatiscente, più le emergenze porto e depuratore che adesso è finalmente passato in gestione all'AQP. Ma finalmente la città sta cambiando”.

In apertura di consiglio il sindaco ha relazionato sulla questione del mutuo del porto che ha rischiato di portare la città di Molfetta al fallimento. A quanto pare il patto di stabilità sarà rispettato grazie all'emendamento 18.10 al Dl 14 degli enti locali, facente parte del salva Roma. E' stato già approvato alla Camera e si attende il passaggio imminente al Senato.

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Autore: Onofrio Bellifemine
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