Conclusa la II giornata della Settimana biblica a Molfetta
MOLFETTA - La comunità dei fedeli è la via ed il mezzo dell'incontro con Cristo, non solo per i suoi membri, ma soprattutto per coloro che sono al di fuori dei suoi confini: il tema della nozione-Chiesa è oggigiorno uno dei più vivi e dibattuti, a causa di una serie di pareri e convinzioni relative al nostro modo di pensare e di agire. La II giornata della XII Settimana Biblica “Paolo, Servo di Cristo, Apostolo per vocazione”, svoltasi nella Chiesa Madonna della Pace, ha avuto come tema “L'esperienza ecclesiale di Paolo” e come relatore don Valentino Bulgarelli, Direttore dell'Ufficio catechistico di Bologna e catecheta-biblista, accompagnato nelle sue riflessioni dal vescovo Mons. Luigi Martella.
San Paolo è l'emblema della riflessione sulla Chiesa, descritta attraverso tre immagini fondamentali, con cui si delineano il rapporto orizzontale tra i fedeli e la relazione verticale tra l'uomo e Dio: la Chiesa come popolo di Dio, corpo di Cristo e tempio dello Spirito. Una Chiesa che per Paolo “è un mistero, poiché essa non trae la sua natura dalla storia, ma dalla bontà salvifica di Dio e diviene la continuità del mistero di salvezza di Cristo”.
L'immagine della Chiesa come “popolo di Dio” compare solo due volte (nella Lettera ai Romani e in quella ai Corinzi), poiché essa non esprime pienamente il concetto di Chiesa, ma è utile a Paolo per porre la problematicità del rapporto tra Israele e la Chiesa stessa, un rapporto drammatico avvertito come personale e come più strettamente teologico. Nella Lettera ai Galati si delinea la polemica contro la legge schiavitù e, dunque, la profonda differenza tra Israele e la Chiesa: la fede, infatti, “non deve essere intesa come un dovere che si esprime nell'osservanza della Legge mosaica, ma piuttosto come libertà personale nell'incontro trasformante con Cristo”, ha ribadito ancora una volta don Bulgarelli, ricordando “quanto sia attuale la riflessione paolina in un tempo in cui la fede e la comprensione dei misteri della Chiesa sono resi inesplicabili dei continui formalismi”.
Nella Lettera ai Romani, oltre all'invito di non dimenticare le proprie radici storiche, Paolo si pone un dubbio: quanto Israele possieda ancora la funzione di mediazione per la salvezza dell'uomo. La risposta non è una negazione, perché “i doni e le chiamate di Dio sono irrevocabili”, ma piuttosto quella funzione è stata accolta dalla Chiesa, che si pone con Israele in un rapporto di continuità e discontinuità, come nuova creazione escatologica, radicata nello Spirito: ciò vuol dire che “la mediazione – ha marcato don Bulgarelli – non è finita, ma si è accresciuta nel momento in cui il Messia è stato rifiutato, perché la salvezza è stata estesa anche ai pagani”.
L'immagine della Chiesa come “popolo di Dio” non è esaustiva e l'Apostolo delle genti introduce una caratteristica nuova, quella di appartenere a Cristo: per esprimere l'idea che la Chiesa sia il “popolo di Dio” radunato da Cristo e a Lui appartenente inventa l'applicazione ecclesiale del concetto di “corpo di Cristo”, che va inteso in due sensi. Nella Lettera ai Corinzi e in quella ai Romani il senso è quello della dimensione verticale, espressa attraverso la metafora delle membra e del corpo: secondo don Bulgarelli, è possibile concepire la Chiesa “come un organismo vivo, formato di membri di uguale dignità, ma con funzioni differenti, e non un insieme amorfo di persone”.
Nella Lettera agli Efesini si tratteggia la relazione con Cristo (il rapporto verticale), che si manifesta nei concetti di unità e distanza: Cristo è capo della Chiesa (dunque, un rapporto non paritario, in cui la Chiesa è subordinata a Cristo stesso, che è la figura preminente), ma anche suo sposo (la preminenza non è dominio assoluto, ma denota una relazione di amore e carità). Infine, la terza immagine è quella della Chiesa quale “tempio dello Spirito”, che qualifica il credente stesso come tempio dello Spirito, in modo tale da riflettere ed accogliere l'esperienza trasformante vissuta da Paolo.
Don Bulgarelli si è anche soffermato sulla struttura apostolica della Chiesa, così come la delinea San Paolo, basata sulla figura dell'apostolo, che è testimone e difensore della fede e della parola, sui ministeri e sui carismi, che possono essere “straordinari e transitori, quando esaltano la carità e i doni dello Spirito, o ordinari, in relazione alla quotidianità della vita comune”. I carismi possono essere individuati attraverso tre criteri di discernimento: la confessione di fede, la funzionalità edificante nei confronti della comunità e l'apostolato, ovvero il riconoscimento dell'autorità dell'apostolo.
L'insegnamento di Paolo consegna ai cristiani “l'essenza del loro essere quella Chiesa che lascia vedere il Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo, in un periodo in cui corriamo il rischio di perdere il vero senso e il significato di comunità ecclesiale”: don Bulgarelli non ha esitato a denunciare quanto oggi il cristiano non sappia cosa sia la Chiesa, poiché “si è nominato proprietario di una proprietà che non gli appartiene ed, invece di chiedersi come Dio la vorrebbe, si preoccupa di costruirla secondo i suoi interessi, abbandonandosi ad accuse e rivendicazioni gratuite”.
“È necessario che la Chiesa sia eloquente - ha confermato nuovamente Mons. Martella – che sappia meditare, parlare ed agire anche nel silenzio, attraverso un fedele che dev'essere testimone, avendo concepito dentro sé la Parola, ora che il nostro dire è il risultato del mero sapere”.
Autore: Marcello la Forgia