Commemorazione del 4 novembre a Molfetta
MOLFETTA - Il 4 novembre 1918 l’esercito italiano, coadiuvato dallo sforzo collettivo della nazione italiana, piegò nella sanguinosissima battaglia di Vittorio Veneto l’esercito Austro-Ungarico. Dunque il giorno dell’armistizio divenne festa nazionale fino agli anni Settanta, quando per questioni politiche tale festività cadde in disuso.
Fu il presidente Carlo Azeglio Ciampi a farla ritornare agli antichi fasti, trasformando la giornata della vittoria della Grande Guerra nella Festa delle Forze Armate e dell’Unità nazionale. Una trasformazione degna di lode, in quanto per l’Italia la prima guerra mondiale fu il compimento di quel processo di unificazione nazionale iniziato nel 1848 con la prima guerra di indipendenza.
Nel rispetto delle norme per il contrasto all’emergenza epidemiologica da CoViD-19, la città di Molfetta ha reso omaggio al monumento ai caduti con la deposizione di una corona di alloro.
Il primo cittadino di Molfetta, Tommaso Minervini, nel suo discorso ha sottolineato l’importanza della unità del popolo italiano, dello spirito di collaborazione nei momenti difficili e della sforzo di abnegazione compiuto dalle forze dell’ordine.
L’ Associazione Eredi della Storia unitamente alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma ha reso, in forma privata, il proprio saluto ai Caduti. Il rappresentante delegato dalle associazioni, ing. Andrea de Gennaro, ha ricordato con un breve discorso il coraggio e lo sprezzo del pericolo mostrato dai soldati italiani durante e dopo la terribile disfatta di Caporetto: erano i nostri nonni, bisnonni o trisavoli. Questi uomini, alla fine della guerra, ebbero un premio di 150 Lire per il coraggio mostrato: in realtà, in luogo di fuggire come i loro Generali, rimasero a combattere fino ad arrestare l’avanzata nemica sul fiume Piave. Con una punta di orgoglio è stata data lettura della celeberrima “Preghiera della Patria”.
Nel rispetto delle norme nazionali emanate in questi giorni, le associazioni auspicano di poter tornare quanto prima ad offrire momenti di cultura per tramandare il ricordo dei nostri antenati, sopravvissuti prima alla guerra, poi alla terribile pandemia passata alla storia come “Spagnola”.