Come un virus “influenza” la società
Nei telegiornali non si parla d’altro: influenza A H1N1. Ancora. Scatta la psicosi, e nella incertezza sul somministrarsi il tanto sproloquiato vaccino ci si abbandona alle uniche certezze, ovvero la prevenzione. Relazioni umane annullate: antropofobia intesa come paura per tutti gli altri uomini. Paura di un contagio, paura di morire dovuta dalla distorsione dell’informazione dai mass media. Gente che passeggia per strada evitando di toccarsi con gli altri; se qualcuno starnutisce o tossisce è il fuggi fuggi generale. La mascherina non è portata almeno nelle piccole realtà comunali solo per evitare di essere additati come fanatici. Chi di noi non ha un gel per igienizzare le mani nella tasca o nella borsetta? A giovarsi di questo «terrorismo informatico» sono infatti i produttori di queste bottigliette utilizzate ipocondricamente ogni qual volta si tocchi qualcosa. La vera influenza è quella che sta subendo il nostro costume, le nostre abitudini, i gesti comuni. Baciarsi, abbracciarsi e persino salutarsi sono azioni bandite dalla situazione. A malapena ci si saluta a distanza con un amico. Un quadro catastrofico si prospetta al nostro sguardo. Si ignora però che l’aria espulsa con uno starnuto viaggia alla velocità di 150 km/h e che nell’aria sono liberi di fluttuare miliardi di virus. Avere un atteggiamento troppo bigotto nei confronti del consigli ministeriali è inutile ed è solo riflesso di una popolazione persa al primo accenno di “apocalisse”. Lo stesso si è potuto notare con la vicenda “2012” per la quale il mondo, come lo conosciamo noi, dovrebbe avere termine. I botteghini hanno fatto il fuori tutto proiettando un film al riguardo, visto da molte persone alla ricerca di risposte. Ma la realtà contingente non parla di una popolazione umana che si è estinta, ma di una realtà vivente che si è sempre avvicendata a guerre, decimazioni ed epidemie da dove vi è sempre uscita grazie alla sua natura. Ed è proprio per ciò che è inconcepibile un mondo dove un ragazzo non bacia la sua amata o dove comunicheremo solo via etere. Quella non è vita, ma automatismo.