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Cittadinazattiva a "Quindici": salviamo l'ospedale di Molfetta
19 ottobre 2014

MOLFETTAVitangelo Solimini di Cittadinanzattiva scrive a "Quindici" sull’ospedale di Molfetta e dei lavori di ampliamento del pronto soccorso e si augura che il nosocomio venga salvato.

«Caro Direttore,
ancora una volta, siamo costretti ad interessarci dei lavori di ampliamento e ripristino del Pronto Soccorso del nostro ospedale. I lavori sono stati possibili, grazie ad un finanziamento di oltre 6 milioni di euro da parte della UE. La somma stanziata è risultata subito superiore a quella necessaria. Gli amministratori pensano bene di ampliare i lavori con la ricostruzione e l'adeguamento del reparto di senologia; ricostruzione del reparto del centro trasfusionale; servizio mortuario (quattro sale mortuarie); guardia medica; 118; blocco operatorio e post-chirurgica.
Ci auguriamo che, tra i lavori e le realizzazioni, nel nuovo pronto soccorso, possa trovare posto, anche una sala attrezzata, atta a curare immediatamente chi arriva in ospedale, in condizioni di non trasportabilità o con un infarto in atto e trasportarlo solo dopo averlo stabilizzato, così come avviene nei Pronto Soccorso attrezzati. Questo, anche in considerazione del fatto che, nel nostro ospedale è stato soppresso l'UTIC. Tutte queste nuove costruzioni e rifacimenti, andrebbero molto bene, solo se dietro queste innovazioni, ci fosse la certezza della sopravvivenza del nostro ospedale. Attualmente l'ospedale di Molfetta con i suoi 102 posti letto è a rischio chiusura. Con le restrizioni ed i tagli che si prevedono, anche nella sanità, questi ospedali già individuati, rischiano di scomparire dalla mattina alla sera.

Caro Direttore, in altre “aree” gli ospedali al di sotto di 120 posti letto, ma funzionanti ed efficienti, degni di essere salvati, così come il nostro ospedale, sono stati portati a 120 posti letto e dunque a norma per la sopravvivenza. Il nostro ospedale ha bisogno di soli 20 posti letto (ne ha 102), non è difficile la soluzione, anche alla luce dei nuovi reparti in costruzione e alla enorme spesa per la realizzazione (con 6,5 milioni di euro si può costruire un nuovo ospedale). Alle autorità preposte, sicuramente interessate a salvare il nostro ospedale, si chiede di intervenire con urgenza e determinazione, perché l'ospedale resti al servizio della cittadinanza. Non è una impresa difficile, è solo un doveroso intervento».

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Non credo che sia un atteggiamento corretto quello di chiudere un ospedale perchè ci sono casi di clientelismo o, addirittura personale dipendente che aspetta soltanto lo stipendio. Credo invece che andrebbero mandati a casa tutti coloro che sono tenuti a controllare l'operato di questi medici e dipendenti; se il medico sbaglia per clientilismo o perchè aspetta solo lo stipendio di fine mese, oppure visita privatamente, cioè a pagamento durante la sua prestazione lavorativa pubblica come dipendente dell'opsedale, allora questi signori andrebbero prima di tutto licenziati in tronco e poi richiesti i danni a beneficio dell'ospedale. Di solito ci lamentiamo di queste strutture o per incapacità o perchè non otteniamo quanto crediamo ci spetti come normali cittadini che pagano le tasse; di solito non otteniamo nemmeno il minimo di ciò che può definirsi "un decoroso trattamento". Qualcuno giustamente potrebbe subito evidenziare il fatto che a volte i controllori sono i primi che andrebbero controllati, ma è anche vero che ci sono enti ed istituzioni che, una volta portati a conoscenza di ciò che accade, devono intervenire. Faccio riferimento prima di tutto agli enti statali che sono preposti a nominare questo o quell'altro medico e, se anche questi ritenete che possano essere collusi, per ultimo vi è la magistratura che seppur a volte in ritardo arriva dove bisogna fare giustizia. Un ospedale credo sia una struttura pubblica che ogni paese o città grande o piccola che sia debba tenere. A volte si sprecano milioni e milioni di euro per opere mostruose, dove i milioni vanno via come onde verso il largo e poi ci scontriamo su denari che possono salvare una vita umana.



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