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Cittadella degli artisti, una maratona ad ostacoli. I rischi della gestione
15 dicembre 2008

Cittadella degli Artisti. Ne parliamo con Vito d'Ingeo, già codirettore dello spazio multimediale del Teatrermitage in via S. Benedetto e dello spazio per minori Liberitutti. Dopo un'intensa esperienza di attore a Venezia, dal 1992 si è dedicato alla regia teatrale, alla formazione (molti degli attori di casa nostra si sono forgiati con lui) e alla direzione artistica del Festival Ti fiabo e ti racconto. Con altri operatori ha elaborato per Bollenti Spiriti, il progetto iniziale della “Cittadella” che è giunto ormai in dirittura d'arrivo. Facciamo il punto sulla Cittadella degli artisti? «Per restare in ambito sportivo direi che siamo piuttosto nel bel mezzo di una maratona… ad ostacoli, il cui segnale di partenza è stato dato nel lontano marzo 2006 dall'assessore regionale con delega alle Politiche Giovanili, Guglielmo Minervini. A lui si deve la felice intuizione di Bollenti Spiriti e l'idea di creare dei Laboratori Urbani Giovanili con cui si chiamavano alle arti i talenti, le capacità e le intuizioni dei giovani creativi da sviluppare in edifici comunali dimessi, da recuperare ed attrezzare ». Ma si chiamavano anche le amministrazioni comunali a stimolare la creatività dei giovani e a finanziare in parte questi Laboratori. «A Molfetta, in assenza di un'amministrazione, si procedette comunque nella primavera del 2006 ad una gara di idee tra le associazioni culturali per elaborare un progetto sostenibile programmaticamente ed economicamente da sottoporre alla valutazione degli organi regionali e si individuò nell'ex-Capannone dell'ASM il sito dell'eventuale Laboratorio Urbano cittadino. Vennero presentati agli uffici comunali i progetti “Città Artefatta”, elaborato tra gli altri dalla Koinos e da Il Carro dei Comici e “La Cittadella degli Artisti”, redatto dalle associazioni A. Dvorak, Arci, Ipnoticastudio, K.Hamblin e Teatrermitage. Con la delibera prefettizia del 6 giugno fu scelto e ammesso alla gara regionale il progetto de “La Cittadella degli Artisti”, successivamente finanziato per 560.000 euro dalla Regione e per 140.000 euro dal Comune di Molfetta. I lavori di ristrutturazione sono stati avviati da poco e tra breve dovrebbe partire la gara per la individuazione del gestore». Gestore che sarà il pool delle associazioni che hanno elaborato il progetto? «Noi abbiamo semplicemente messo a disposizione della città la progettualità giusta che ha permesso di intercettare importanti finanziamenti pubblici. Con fierezza lo rivendichiamo. Senza vanagloria, né privilegi di sorta. Ora si dovrà procedere ad una regolare gara d'appalto in cui sicuramente non ci saranno riconosciuti vantaggi. Al filo di lana si arriverà realisticamente non prima del 2010». Quattro anni circa, se tutto va bene. Colpa degli ostacoli? «Quelli sono ancora da venire e vanno affrontati subito. “La Cittadella” è stata pensata come centro di formazione d'eccellenza per la creazione di figure professionali in vari settori artistici (teatro, musica, danza, cinema, arte e nuove tecnologie). E doveva avere a disposizione tutti gli spazi dell'ex ASM. Invece dovrà convivere con “Il Laboratorio”, un centro per minori finanziato annualmente dai Piani di Zona e allogato al piano terra, con conseguente ridimensionamento di quegli spazi per i quali avevamo elaborato il progetto». Quindi una parte della struttura sarà frequentata da minori gratuitamente e l'altra da giovani che invece pagheranno i servizi? «Paradossalmente quelli che pagheranno agiranno in spazi più angusti. A meno che il gestore, che speriamo sia unico e individuato molto prima della fine dei lavori, non ottenga che si scombini la dislocazione degli spazi con le relative predisposizioni per la fruizione. In caso contrario, se vorrà modificarli, il gestore lo dovrà fare a proprie spese, rendendo ancora più problematica la gestione». Ci pare che un'altra questione controversa sia rappresentata dall'Auditorium. «Che è il cuore del progetto e che è lo spazio comune ai due Laboratori. In effetti si tratta di una vero teatro attrezzato con 250 posti a sedere che impone la messa a norma per ottenere l'agibilità come luogo di pubblico spettacolo. In assenza di tali presupposti qualsiasi ipotesi di gestione risulterebbe fallimentare. E ciò nel progetto di ristrutturazione degli spazi non è previsto. Tutte queste osservazioni sono state inoltrate formalmente, subito dopo la notizia del finanziamento regionale, ai progettisti e ai tecnici comunali che seguono il progetto. Non è ancora chiaro come si intenda risolvere il problema». Dopo l'approvazione del progetto si è sviluppato un dibattito acceso anche dentro Artenativi, il coordinamento delle associazioni e degli artisti locali. «Il dibattito interno ad Artenativi ha avuto il merito di chiarire i reali termini della questione. In molti hanno creduto che “La Cittadella” sarebbe stato un semplice centro sociale di aggregazione e di creatività giovanile. Sicuramente lo sarà anche, ma abbastanza strutturato, perché deve essere gestito come una impresa dovendo contare sulle risorse del mercato. Chiarito questo, si è paventato poi il timore di una possibile gestione ad excludendum. Ma in allegato al bando il legislatore con lungimiranza ha previsto un Protocollo di Rete sottoscritto dal gestore, dall'amministrazione comunale e dalle associazioni presenti sul territorio, le quali con questo strumento democratico potranno controllare la gestione». Insomma, chi gestirà non potrà fare colpi di mano e dovrà tener conto dei bisogni del territorio? «Questa garanzia pone però un altro problema. In virtù di tale Protocollo, redatto dagli uffici regionali, a tutti i sottoscrittori deve essere concessa la disponibilità degli spazi e della strumentazione presente nel centro in forma gratuita per non meno di due giorni all'anno e per altri ulteriori giorni a condizioni agevolate. Se tale disposizione passasse nel regolamento di gestione ci sarebbe già in partenza il collasso del centro. A Molfetta sono iscritte all'albo 170 associazioni culturali a cui si devono aggiungere le scuole ed altri enti. Non basterebbero i giorni dell'anno solare per garantire a tutti, se lo volessero, gli spazi in forma gratuita». Ci pare di capire che non è una semplice questione di lana caprina. «E' un nodo fondamentale da sciogliere. La fruizione totalmente gratuità degli spazi e delle attrezzature non è possibile. Bisogna prevedere assolutamente delle tariffe, seppure agevolate. E non serve dire che l'amministrazione comunale ha messo a disposizione 140.000 euro. Quelli servono per lo start up (nel primo dei cinque anni di gestione) e sono da utilizzare in massima parte per gli investimenti in attrezzature particolari, in aggiunta a quelli di base previsti nel preventivo di spesa, e per il marketing iniziale. Inoltre le linee del Piano economico-finanziario previsto dalla Regione impongono che il soggetto attuatore, il Comune, debba assumersi l'impegno “a coprire eventuali costi di disavanzo di gestione nel quinquennio di esercizio”. E' come dire che, se il gestore fa male, il Comune deve ripianare. Non può assolutamente essere». Insomma, una maratona ad ostacoli chiodati, corsa a piedi nudi? «E con un'alta probabilità di far male e/o di farsi male. Non a caso, dopo il lungo e proficuo dibattito, gran parte degli artisti nativi, giovani e non, si sono defilati ritenendo il campo molto minato o per lo meno irto di pericoli. C'è la certezza assoluta che chi vorrà gestire lo spazio dovrà metterci del suo e rischiare anche. Ma ciò lo potrà fare chi ha risorse proprie, ha dimestichezza del mondo dello spettacolo e dell'arte in genere e buone capacità imprenditoriali. Tra i giovani artisti approdati al coordinamento non ho colto una spiccata propensione a far impresa». Con tali premesse non ci pare che si vada lontano. I rischi che questo progetto si intoppi sembrano reali. «Tutto dipenderà anche dal tipo di bando di gara che l'amministrazione comunale appronterà, dalla professionalità e dalla serietà di chi si metterà in gioco per la gestione, e dai legami con il territorio che avrà il gestore. Le premesse non sono le migliori. In una bozza di avviso di gara che circolava tempo addietro si valutava più il ribasso del prezzo che la professionalità degli aspiranti gestori. Parametri simili hanno disastrato il centro Liberitutti, ridotto dall'attuale gestione al fantasma di se stesso. Sempre nella bozza in questione non viene valutato il legame con il territorio che invece è oggettivamente un parametro essenziale». Basta un buon bando per sperare nel successo del progetto? «E' necessario, ma non sufficiente. Ho una discreta esperienza di lavoro in rete per credere che servirà una grande dose di umiltà in chi deve gestire. Invece ci sono solo fughe in avanti e atteggiamenti autoreferenziali. Chi entra nella gestione deve stare dietro le quinte, deve servire un processo non servirsi del processo. Bisogna utilizzare competenze alte e altre per formare i giovani e impegnarsi affinché a loro sia data l'opportunità di formarsi, crescere e lavorare all'interno di un progetto ampio di produzioni. Non avrebbe senso attivare laboratori senza sforzarsi di impiegare i giovani formati. L'occupazione dovrà essere corollario fondamentale della formazione. “La Cittadella” rappresenta una grande opportunità per Molfetta e per la crescita di chi pratica o vorrà praticare l'arte dello spettacolo. Sprecarla sarebbe un delitto».
Autore: Adelaide Altamura
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