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Cisterna dei veleni, da individuare il gas killer e la reazione che lo ha generato
15 marzo 2008

Ciò che è accaduto alla Track Center è stata definito: strage, tragedia, trappola, omicidio, incidente, fatalità. E forse ognuno di questi termini esprime una sfaccettatura della vicenda. Ma se questi sono tutti vocaboli utili per i titolisti dei giornali, per la Procura della Repubblica di Trani, chiamata a far luce sulle cause della morte di cinque lavoratori alla Truck Center, questi corrisponderebbero a ipotesi di reato diverse l'una dall'altra. Il sostituto procuratore che coordina l'inchiesta, Giuseppe Maralfa, ha aperto un fascicolo contestando il reato di omicidio colposo plurimo e lesioni personali. A vario titolo devono risponderne cinque indagati. Alessandro Buonapane e Mario Castaldo della FS Logistica, proprietaria della cisterna. Vincenzo Polito della Cemat di Bari, società che gestisce, organizza e commercializza in Italia il trasporto combinato strada – rotaia. Pasquale Campanile dirigente della “Cinque Biotrans”, la società di autotrasporto delle cisterne e Filippo Abbinante autista del camion. «Si tratta di un atto dovuto – ha spiegato il procuratore capo di Trani, Nicola Barbera – necessario per permettere a tutte le parti di nominare un consulente tecnico che possa seguire gli esami chimici in programma ». È proprio questo il nodo principale della vicenda: identificare il veleno letale che ha causato l'asfissia di tipo chimico, che secondo l'autopsia è stata la causa della morte. I patologi hanno intanto escluso l'ipotesi che questa sostanza possa essere acido solforico, come ha evidenziato Giancarlo Divella, dell'èquipe di medicina legale che ha effettuato l'autopsia, «questo acido lascia segni evidenti, come bruciature e ustioni» che non sono state rinvenute sui cadaveri. Assenti anche fratture sul corpo del primo operaio caduto nella cisterna, Guglielmo Mangano. Le indagini proseguono perché la presenza di zolfo, indicato nella tremcard, l'etichetta arancione con il codice che indica la categoria della tossicità delle merci trasportate dalla ferrocisterna, da solo non è sufficiente a spiegare la rapidità con la quale si è verificata l'intossicazione. Sarebbe stata quindi una reazione chimica ad aver provocato esalazioni di acido solfidrico e/o anidride solforosa. Gli inquirenti dovranno stabilire se questa è stata provocata dalle operazioni di lavaggio o se il gas velenoso e incolore sia entrato nella cisterna durante le operazioni di immissione di zolfo nella raffineria Eni di Taranto o di aspirazione della sostanza nell'azienda chimica Nuova Solmine in provincia di Grosseto, che utilizza lo zolfo per la produzione di acido solforico. Questo il percorso della cisterna, che però prima di arrivare a Molfetta è stata ferma a Bari dal 29 dicembre al fatidico 3 marzo. Le risposte potrebbero arrivare nel confronto tra il materiale repertato dai carabinieri del Sis (sezioni investigazioni scientifiche) dentro e fuori la cisterna della Truck, sugli abiti e sul materiale organico delle vittime con il carico di altre 70 cisterne Cargo Chemical della Fs Logistica, fatte sequestrare in tutta Italia dal pm Maralfa. Ci vorranno almeno trenta giorni per avere il risultato delle analisi che dovranno indicare la natura della sostanza che ha portato alla morte dei cinque operai. Quanto all'accertamento delle misure di sicurezza su lavoro alla Truck Center, il procuratore Barbera ha detto che «si sta accertando se c'erano o no, fino a che punto c'erano, perchè di esserci c'erano, e se erano idonee per esercitare quell'attività». Se la presenza di mascherine o di autorespiratori, simili a quelli in dossati dai vigili del fuoco nelle perizie, sembra possa essere del tutto esclusa, si sta indagando sulle autorizzazioni in possesso dell'azienda per il lavaggio industriale. Bepi Maralfa, avvocato della famiglia di Vincenzo Altomare, titolare dell'azienda, ha dichiarato che «nell'elenco dei documenti sequestrati c'è anche il certificato di rischio, datato maggio 2007. La società se non avesse avuto le autorizzazioni per il lavaggio delle cisterne di zolfo non avrebbe potuto mai avere il nullaosta dal prefetto». A questo punto il giallo si infittisce. Il procuratore capo Barbera, nell'audizione della commissione parlamentare d'inchiesta del Senato sugli infortuni sul lavoro, riunitasi in prefettura a Bari ha detto che «quantomeno c'è stata una scarsa attenzione a quelli che potevano essere i pericoli, forse perchè non erano conosciuti da chi li stava affrontando. Ci si può essere trovati di fronte ad un caso nuovo di cui non erano a conoscenza, perchè nessuno vuole morire».
Autore: Michele de Sanctis jr.
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