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Chiesto il processo per il sen. Azzollini di Molfetta per il crac del Don Uva di Bisceglie L'udienza davanti al Giudice per le indagini preliminari si terrà il 31 gennaio
28 dicembre 2016

MOLFETTA – L’ex sindaco di Molfetta, sen. Antonio Azzollini e altre 17 persone dovranno difendersi davanti al Gup (Giudice per l’udienza preliminare) di Trani, Angela Schiralli,  per il crac della Casa della Divina Provvidenza don Uva di Bisceglie.
L’udienza per la richiesta di rinvio a giudizio è stata fissata per martedì 31 gennaio. Si dovrà decidere se mandare a processo le persone coinvolte o proscioglierle. Già per altri 10 indagati è stata chiesta l’archiviazione, mentre, dopo la decisione del Tribunale del Riesame, è caduta l’accusa di associazione per delinquere.
Restano in piedi i gravi indizi di colpevolezza per altre tre contestazioni, fra cui quella di “induzione indebita a dare o promettere utilità” nei confronti della madre superiore suor Marcella Cesa, ex responsabile legale dell'ente, a cui il senatore di Molfetta si sarebbe rivolto con "un atteggiamento di prevaricazione, compendiato, tra l'altro, nella frase: da oggi in poi comando io, se no, vi piscio in bocca".
L'ipotesi di associazione a delinquere è caduta anche per Angelo Belsito (considerato amministratore di fatto, vicino ad Azzollini); gli ex direttori generali dell'ente, Antonio Albano, Giuseppe De Bari (anch’egli di Molfetta, ex dirigente del settore finanze del Comune di Molfetta e vicino ad Azzollini) e Giuseppe D'Alessandro; i consulenti Rocco di Terlizzi e Augusto Toscani; e Adrijana Vasiljevic (originaria di Belgrado e dipendente dell'ente a Foggia). Non è caduta, invece, per le suore, la madre superiora della congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, Marcella Cesa, e suor Assunta Puzzello, quest'ultima a capo della Casa di procura Istituto Ancelle della Divina Provvidenza (considerata la cassaforte dell'ente), nonché per il consulente Antonio Battiante e per l'ex direttore generale Dario Rizzi. Contestati, a vario titolo, i reati di bancarotta fraudolenta (anche aggravata e continuata) e fatti di bancarotta fraudolenta.
Le indagini della Guardia di Finanza di Bari sulla Casa Divina Provvidenza di Bisceglie sono partite contemporaneamente alla richiesta di fallimento avanzata dalla Procura di Trani nel giugno 2012, per la presenza di debiti per 500 milioni di euro accumulati dall'ente nei confronti di vari creditori tra cui l'Inps e l'Agenzia delle Entrate.

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