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Chiedilo alla sete: a Molfetta si è parlato di acqua con Legambiente e Presidio del Libro
06 dicembre 2010

MOLFETTA - "L'acqua, la insegna la sete. La terra - gli oceani trascorsi. Lo slancio l'angoscia. La pace la raccontano le battaglie. L'amore, i tumuli della memoria . Gli uccelli, la neve."

Prende il la da una poesia di Emily Dickinson, spiega il presidente del circolo di Molfetta di Legambiente, Antonello Mastantuoni, il titolo dell’incontro organizzato assieme al Presidio del Libro e al Comitato per l’acqua pubblica, venerdì sera a Molfetta, in sala Turtur: “Chiedilo alla sete” è stato un insieme di riflessioni, dati e spunti sul tema dell’acqua come bene comune, contro ogni forma di privatizzazione di quello che è sempre stato un elemento per tutti e di tutti. Per Dio, per i filosofi, per gli scienziati, come ha raccontato in una brillante e divertente biografia dell’ acqua il prof. Liborio Dibattista, docente di storia della scienza presso l’Università degli studi di Bari, e deve continuare ad esserlo.

E’ la seconda volta che abbiamo modo di ascoltare il prof. Dibattista, con la sua maniera istrionica e accattivante, assolutamente incapace di annoiare, di porgere la scienza anche a chi, come chi scrive, non ne ha gran preparazione: i suoi interventi andrebbero ospitati ancora più spesso nella nostra città, rappresentano assolutamente una risorsa dialettica e culturale importantissima.

Illustra invece i risultati di quello che è quasi un plebiscito per l’acqua pubblica Antonio Carbonara, dell’ Acquedotto Pugliese, e del Comitato “Acqua bene comune”: un milione e quattrocentomila firme, raccolte in tutta Italia, “senza l’appoggio di alcun partito”, spiega Carbonara, “un’ azione che ha dato la sensazione che possa nascere un nuovo tipo di democrazia e di partecipazione. In Puglia sono state raccolte 105.000 firme, al di sopra della media nazionale, testimonianza che i pugliesi hanno un legame forte con l’acqua come bene comune, perché vivono in un territorio che non ha risorse idriche”.

Poi passa a smentire quelle che sono delle convinzioni comuni erronee sull’Acquedotto Pugliese, per esempio riguardo alle tariffe: “si dice che abbia le tariffe più alte d’Italia, ma non è così, in rapporto ai costi di una rete che trasporta acqua per oltre 500 km. Non si può fare paragoni tra reti di acquedotti senza parità di condizioni”. E racconta anche, parlando delle origini dell’impianto pugliese, sorto per iniziativa di un imprenditore genovese agli inizi del ‘900, quello che disse, a proposito Gaetano Salvemini: “l’Acquedotto Pugliese dà più da mangiare ai privati genovesi che non da bere ai cittadini pugliesi”.
 

Salvemini parlava di acqua, di privati, e di bene pubblico: storia di un secolo fa. O no?

© Riproduzione riservata

Autore: Vincenzo Azzollini
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