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Centrosinistra nel labirinto di Cnosso. Azzollini prepara il terzo mandato?
15 ottobre 2012

Il centrosinistra cerca un’intesa politica sul candidato e sul programma. Proprio in questi giorni, i partiti dell’opposizione consiliare (Pd, Udc e Sel) stanno cercando di convergere su un programma condiviso e su una candidatura che possa rappresentare anche quel mondo variegato della libera informazione e della libera cultura (che oggi non si riconosce in pieno nei partiti istituzionali). E senza escludere necessariamente dal tavolo di concertazione liste civiche e movimenti, oltre a partiti fuoriusciti dalla coalizione azzolliniana. Infatti, l’obiettivo non dev’essere solo quello di spodestare l’uomo solo al comando, ma soprattutto demolire in toto il suo sistema di governo, senza però alimentarlo con altri subdoli e velati meccanismi dalle quinte di un palcoscenico tecnico e politico-finanziario pressoché compromesso. Nonostante il niet strumentale e pregiudiziale di Rifondazione Comunista, preoccupata solo di difendere il proprio orticello elettorale a scapito anche dell’interesse di molti cittadini che vogliono un reale cambiamento, le premesse per raggiungere un punto d’intesa politica sarebbero state reimpostate proprio per non precostituire niet pregiudiziali nei confronti di nessuno. Solo un accordo ampio, su un programma condiviso di radicale cambiamento e con un candidato sindaco che possa rappresentare non solo tutte le forze politiche della coalizione, ma anche quei cittadini che oggi sono sfiduciati e a stento si riconoscono nei partiti tradizionali, può avere una qualche chance di vittoria. Questa conditio sine qua non non è sfuggita a nessuno dei vari interlocutori dell’alleanza di alternativa democratica: tutti hanno dei paletti da aggiungere, ma nessuno ha interesse a far saltare il tavolo e a mantenere posizioni rigide. L’arroccamento è un lusso che nessuno si può permettere. Tra l’altro, l’utilizzo dello strumento delle primarie o, comunque, una qualche forma di consultazione popolare, non è stato accantonato del tutto. In questo modo, si dovrebbe offrire una qualche forma di legittimità popolare al futuro candidato sindaco, soprattutto se un esterno dovesse ricevere il parere favorevole del plenium degli aderenti a partiti e movimenti attraverso una pubblica assemblea. L’obiettivo cardine non dev’essere soltanto quello di elaborare programmi e scegliere candidati per sconfiggere il sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, e la sua coalizione, ma soffocare il sistema politico-clientelare che si è radicato nei meandri della città. In effetti, bisognerà scegliere un uomo che, scelto nella società civile e senza legami politici, non dovrà fallire. Potrebbe essere anche un “giovane” nelle idee (e non solo di facciata) che in questi anni si sia contraddistinto nel mondo della libera informazione, della libera cultura, del libero associazionismo cattolico, in un’attività di vera opposizione nel sociale, senza tentennamenti di sorta e tatticismi politici. Con molta probabilità, solo questo tipo di candidato potrebbe portare il tanto agognato “valore aggiunto”, quello che consentirebbe di sopravanzare la mera sommatoria dei voti di partiti, movimenti e liste, riavvicinando alla partecipazione politica tutti quei giovani che non si riconoscono più in questa classe dirigente, anche per inferenze antipolitiche di carattere nazionale. Tuttavia, un candidato giovane e privo di esperienza potrebbe aver bisogno di tempo per essere operativo in una situazione drammatica come quella di Molfetta. Perciò, non si esclude la possibilità di individuare un candidato anche non giovane, ma che abbia un profilo adeguato: specchiata moralità, esperienza, conoscenza delle dinamiche politiche, capacità gestionali e soprattutto autorevolezza e leadership riconosciute, che gli porterebbe anche il voto dei giovani, soprattutto se ha dimostrato in passato di saper dialogare con loro e di guidarli. Proprio per questo motivo, innumerevoli sono stati gli incontri e i summit politici, più o meno ufficiali, nei quali si è cercato di raggiungere un’intesa sul candidato e sul programma politico-amministrativo. Il quadro, però, sembra ancora fortemente instabile e non è escluso che le sorprese arrivino dall’esterno, scompaginando tutti i piani e tutti i tatticismi politici delle forze di opposizione alla ricerca ancora di tutte le convergenze possibili. Del resto, sul fronte azzolliniano non è possibile dire con certezza se entro il 30 ottobre il senatore Pdl Antonio Azzollini si dimetterà dalla carica di sindaco per non avere problemi sulla sua eventuale ricandidatura al Senato. Anzi, pare che Azzollini non abbia accantonato del tutto l’idea di rimanere sindaco-senatore sino alla fine, addirittura rinunciando alla candidatura nel Pdl (o in quello che ne rimarrà). Sarebbe uno scenario “terrificante” vederlo nuovamente candidato, perché a quanto pare, sarebbe pronta l’ennesima forzatura giuridica in Parlamento sul terzo mandato (il primo mandato è de facto incompleto rispetto ai 5 anni fissati dalle legge). Allo stesso tempo, sarebbe anche più agghiacciante vedere un candidato che, pontificando sulla rinascita culturale, politica e amministrativa di Molfetta, fortifichi in modo implicito e forse inconsapevole proprio il sistema che dovrà demolire a colpi di legalità tecnico-giuridica. Il candidato dovrà essere persona che ha incarnato su di sé la passione civile per una Molfetta migliore, sacrificando anche i propri personali interessi professionali.

Autore: Nicola Squeo
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