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Centrosinistra incapace di decidere sul suo candidato sindaco
15 gennaio 2006

Un centro sinistra da lettino dello psicanalista, così appare quello molfettese, intento a farsi male da solo, dimenticando il rapporto con la città, con quegli elettori che si aspettano una proposta di governo alternativa, di cui al momento non v'è traccia. Un assurdo dopo-primarie È trascorso un mese e mezzo dalle elezioni primarie per la scelta del candidato sindaco, che avrebbero dovuto indicare in maniera inequivocabile coalizione e candidato. Il centro sinistra, al contrario, nonostante la vittoria di Lillino di Gioia con largo margine, anzi, proprio per questa vittoria, si trova ancora in mezzo al guado. Incapace di accettare definitivamente il risultato del 4 dicembre, magari turandosi il naso, ma assurdamente anche di rigettarlo nettamente. I Democratici di sinistra Fra i partiti, i Ds hanno ritenuto impossibile e immotivato, in assenza di fatti nuovi, il disconoscimento politico delle primarie, mentre il segretario cittadino, Mino Salvemini ha rifiutato le avance di quelle forze politiche che, in quanto secondo piazzato, gli proponevano di essere il candidato di una coalizione che escludesse Di Gioia. Assolutamente non disposto, per ragioni di serietà e convincimento politico, a rimangiarsi la promessa, fatta nel corso della campagna elettorale, di sostenere lealmente il candidato vincitore, chiunque fosse stato. I Ds, però, non resterebbero certo da soli a sostenere Di Gioia, se altre forze politiche della coalizione decidessero diversamente. Il fatto è che non decidono. Rifondazione Comunista commissariata La crisi di Rifondazione è sfociata addirittura nel commissariamento della sezione. Gianni Porta, che da segretario cittadino aveva sottoscritto il Documento politico-programmatico della coalizione, ha ritenuto impossibile smentire se stesso. Constatato che non c'era fra gli iscritti la volontà di accettare Di Gioia come candidato sindaco e che veniva pure discussa la decisione di convergere sulla candidatura unitaria di Mino Salvemini, piuttosto che proporre un proprio candidato o sostenere Vito Copertino, per coerenza si è dimesso. All'interno del partito non è stato possibile individuare un nuovo gruppo dirigente, di qui la scelta di affidarsi ad un commissario, cui toccherà dirimere la questione, anche se gli iscritti hanno subito messo le mani avanti, facendo sapere che si dovrà rispettare la loro volontà di rigetto della candidatura di Lillino di Gioia. Disposti pure ad una candidatura di bandiera, che consentirebbe d'altronde al partito di raccogliere i voti degli scontenti ed ottenere un buon risultato elettorale. La Margherita Ancora indefinita la posizione della Margherita. L'assemblea degli iscritti, che avrebbe dovuto ratificare o rigettare il risultato emerso dalle primarie, si è prolungata per più riunioni senza che si arrivasse al voto definitivo e poi è stata rimandata a non si sa quando. Il partito si è trovato diviso fra coloro che ritengono inevitabile accettare il risultato e quelli che, denunciando irregolarità, senza che però sia mai stato esibito uno straccio di prova al riguardo, ritengono impossibile stare in una coalizione con Lillino di Gioia candidato sindaco. Una divisione interna appesantita dalla presa di posizione di Gero Grassi, coordinatore regionale, favorevole all'accettazione delle primarie, anche tenendo conto che Di Gioia è della Margherita un dirigente regionale. Se ne discuterà a breve in un esecutivo regionale di questo partito, così che la scelta finisce per travalicare i confini cittadini. Una vicenda che va oltre Molfetta Molfetta è un Comune di una certa importanza, cosa accadrebbe dello strumento primarie se passasse l'idea che sì, si può farle, ma anche non rispettarne il risultato? Né vale la motivazione che questa volta vi sia stato “inquinamento”, per il semplice fatto che nessuno, cui pure è stato richiesto, è stato capace di provarlo; le regole fissate, che piaccia o no doverlo ammettere, sono state rispettate, e se sono le regole ad essere sconfessate, allora bisogna che i dirigenti di partito cittadino seguano l'esempio di Gianni Porta e si dimettano, visto che ne hanno discusso per mesi e le hanno approvate, ci sono le loro firme a testimoniarlo. Non solo Molfetta rischia di diventare la pietra miliare dei nemici delle primarie, ma di provocare una crisi politica più generale, con le segreterie regionali dei partiti a far pressioni su quelle cittadine per non rompere gli equilibri, di per sé delicati. Per fare un solo esempio, è difficile spiegare perché esattamente un anno fa, alle primarie fra Boccia e Vendola, il risultato non fu messo in discussione dalla parte sconfitta, pur essendo inaspettato, per non tacere ancora del fatto che per l'elezione di Vendola alla presidenza della Regione, i voti del centro, a Molfetta dello stesso Di Gioia, tramite il suo candidato De Robertis, sono stati accettati senza troppi distinguo sul suo passato da democristiano. Lillino di Gioia In questo bailamme Di Gioia ostenta una calma olimpica, anche se deve piacergli assai poco essere rosolato a fuoco lento. Attende le decisioni dei partiti, pur avendo avvertito, in una conferenza stampa prenatalizia, di voler rispettare i tempi stabiliti nel Documento politico-programmatico e procedere entro l'inizio di febbraio alla stesura del programma. Per intuire quel che accadrà ci vorrebbe Nostradamus. Ad ascoltare alcuni esponenti del centro sinistra quel che stupisce è proprio la mancanza di una prospettiva concreta e di un calendario appeso alle loro pareti. Si voterà ad aprile, domani, quindi, per le politiche, e arrivare a quest'appuntamento cruciale con uno schieramento spaccato sarebbe suicida e irresponsabile. Subito dopo ci saranno le amministrative, con quale o quali candidati sindaco del centrosinistra è impossibile in questo momento ipotizzarlo, tranne che per Nostradamus, appunto. Alcune forze politiche hanno avviato contatti per individuare un nome alternativo a quello di Di Gioia, roba non da poco quella di trovare chi metta d'accordo tutti e sia disposto ad immolarsi in questa competizione, certo non facile. Gli scenari futuri Quel per cui non servono indovini, è l'esito finale. Anche se fosse andata diversamente, sarebbe stata dura, vincere si intende, e poi governare, in modo diverso e, per chi ci credeva, migliore di quanto abbia fatto il centro destra in questi anni. Lo strapotere di Azzollini, la rete di rapporti se non proprio di clientele costruita, i pacchetti di voti, ci voleva una straordinaria mobilitazione, un programma davvero innovativo e valido, una coalizione ampia e con una forte identità, per andare almeno a combattere la battaglia. Come in certi incontri di boxe, il centro destra rischia ora di vincere per abbandono dell'avversario, che s'è dato un bel pugno in testa e ha deciso di sconfiggersi da sé. A noi non resta che una domanda: perché? Perché dilaniarsi all'interno e non piuttosto combattere, per dare a sé e ai cittadini interessati una possibilità? Lella Salvemini lella.salvemini@quindici-molfetta.it
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