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Cemento selvaggio e piscina abbandonata Il quartiere di Levante insorge
15 maggio 2021

Una palazzina pluripiano incastrata tra una un’area di servizio e la spiaggia. In mezzo, una strada sempre più stretta. Di fronte, la piscina comunale abbandonata. Di fianco alla piscina, una nuova palazzina in costruzione. Dall’altra parte, un Park Club riaperto in fretta e furia un anno fa e però ancora, di fatto, lasciato al suo destino di spazio incompiuto. Ancora oltre, la ex colonia alle spalle dello stadio Paolo Poli, ridotta a “retrostadio” e lasciata senza nessuna progettualità. La delusione dei cittadini del quartiere Levante per la speculazione edilizia selvaggia che sta trasformando la costa sud tra la fine del Lungomare e lo Stadio Paolo Poli in una nuova Punta Perotti è enorme. La strada è chiusa, il grattacielo alle spalle dell’Agip è un monumento alla mala urbanistica. Il peggio deve ancora venire ed è, senza dubbio, la palazzina in costruzione di fronte a quella già esistente alla punta di via Don Grittani, nella zona ex Inps. La chiamano già “la palafitta”. E la gigante gru che sta iniziando a innalzare i primi piani dell’edificio sembra essa stessa poggiare sulla battigia. I cittadini, sollecitati da Area Pubblica e Sinistra Italiana, si sono riuniti alcuni giorni fa in una assemblea su Zoom, dal titolo “Vento di Levante”. Quasi 100 persone, con il Telegiornale Regionale che ha mandato le telecamere della Rai a riprendere il cemento selvaggio. Come è possibile tutto questo? PRIMO STEP: IL PIANO REGOLATORE GENERALE Tutto parte dal Piano Regolatore Generale. Anno 2000, sindaco Guglielmo Minervini. Uno strumento urbanistico messo a punto con l’apporto di tecnici seri, come l’urbanista Dino Borri che sostanzialmente, sul piano tecnico, lo firma. Il PRG prevede che la zona di Levante sia oggetto di edificazione. Nonostante la prossimità alla costa. Non si applica la Legge Galasso: siamo nei famosi “territori costruiti”. Ci sono delle preesistenze edificatorie nell’area: le palazzine biancogrigie della testa del Lungomare (via don Grittani, via Papa Leone XIII) sono consegnate negli anni Ottanta. La zona è antropizzata e il Piano Regolatore ne prevede l’estensione “per comparto”. Va, insomma, disegnato un piano di lottizzazione. Che deve contenere al suo interno anche un piano dei servizi: parcheggi, zone a verde, standard, urbanizzazioni primarie e secondarie. Nessuno, però, mette davvero mano a questa lottizzazione. SECONDO STEP: LA GIUNTA AZZOLLINI E IL PIANO DI LOTTIZZAZIONE Per un decennio, la zona resta un potenziale cantiere mai aperto. Dopo i Giochi del Mediterraneo di Bari, vista la presenza del Palazzetto e dei campi da pallone, si fa largo l’idea di una Cittadella dello Sport, ovvero una piastra di impiantistica che costituisca il polo sportivo cittadino. Di questo progetto resta in piedi solo la piscina. Il Palapoli e la Pista d’Atletica sono immaginati, dalle giunte Azzollini, altrove, in 167. E nel 2010 sempre la giunta Azzollini decide di dare il via al piano di lottizzazione. Ci lavora un artista dell’urbanistica di espansione: l’ex dirigente Rocco Altomare. E nel 2010 la giunta Azzollini adotta, prima, e approva, poi, la documentazione preparata da Altomare. Che va in deroga alle Norme Tecniche di Attuazione. Ben due volte: sulle altezze (maggiori del previsto dal Piano Regolatore) e gli standard (letteralmente inesistenti). Da quel momento scatta il conto alla rovescia: i piani urbanistici durano dieci anni, poi scadono e bisogna rimettere tutto in discussione. E quindi la vicenda del “comparto B2.1” resta prima nelle mani di Azzollini (poco più di un anno) e poi arriva sul tavolo del centrosinistra di Governo, nel triennio 2013-2016, in cerca di una soluzione. TERZO STEP: IL CENTROSINISTRA DIVISO E IL TENTATIVO DI MEDIAZIONE Negli anni del centrosinistra al Governo la vicenda del cemento sulla costa di Levante divide la coalizione. La presidente della Commissione Urbanistica, Annalisa Altomare, pone ripetutamente il tema al centro dell’attenzione. I proprietari, i tecnici, i costruttori sollevano la questione dei diritti acquisiti a edificare, maturati dopo il Piano Regolatore Generale e dopo l’approvazione del piano di lottizzazione. Si preme per firmare la convenzione e procedere con il rilascio delle licenze, ma la giunta prova a cambiare direzione e cerca una mediazione. Sulle altezze, sugli standard, sulla distanza dal mare. Il Comune si dota di un avvocato: l’amministrativista Marida Dentamaro. I compartisti sono rappresentati da Fulvio Mastroviti. Fino al 2016 si cerca la strada della riscrittura del “disegno” del comparto. Si prova a ragionare sulla riapertura del Park Club come zona destinata al turismo e alla balneazione. Si evidenzia l’inaccettabilità legata alle altezze. Si prova a vincolare l’inedificabilità almeno a 50 metri dal mare, in sede di adeguamento del PRG al PUTT, il Piano Urbanistico Territoriale Tematico. Ma le divisioni in seno alla maggioranza rendono la partita molto difficile. Il Pd annuncia in una riunione di maggioranza di non avere i voti per sostenere l’inedificabilità a 50 metri dal mare. Alcuni consiglieri di Sel, come Nicola Piergiovanni, esprimono la stessa perplessità. L’adeguamento del PRG al PUTT (che avrebbe limitato moltissimo i danni) non arriverà mai in Consiglio Comunale. La mediazione tra gli avvocati Dentamaro e Mastroviti, e quindi tra il Comune e i privati, fallisce. I privati non sono disposti a far rimettere mano al piano di lottizzazione e chiedono il rilascio diretto dei permessi, come da approvazione del 2010. In sintesi: o si va avanti col piano di Rocco Altomare o niente. Il Comune allora chiede almeno una cosa: che il piano di lottizzazione sconti l’Autorizzazione Paesaggistica, vista la vicinanza al mare. Ma i privati fanno causa, sempre per perorare il diritto a costruire direttamente i grattacieli sul mare. Intanto, anche per queste tensioni, arrivano le dimissioni del maggio 2016 e il governo di centrosinistra cade. QUARTO STEP: IL GIUDIZIO DEL TAR E LA SCELTA DI NON IMPUGNARE LA SENTENZA Arriva il Commissario e arriva anche la sentenza del Tar, che accoglie il ricorso dei privati, poiché ritiene che la documentazione presentata dal Comune sia insufficiente. La sentenza non dice che l’Autorizzazione Paesaggistica non serve, i margini per impugnare al Consiglio di Stato ci sono eccome. Il Comune, però, desiste. Il futuro sindaco Tommaso Minervini promette in campagna elettorale che si procederà direttamente con la Convenzione. E così succede. Insediatasi l’amministrazione nell’estate 2017, il rilascio dei permessi di costruire non trova nessun ostacolo e si arriva a immediata soluzione. Una gru si piazza presto nel cuore dell’ex parcheggio della piscina comunale. E ha inizio la speculazione che resterà forse il simbolo di questa stagione di Governo che sembra più che altro una stagione di opere inutili e comitati d’affari. COME PROSEGUIRÀ LA CEMENTIFICAZIONE? Le palazzine in costruzione, al momento, sono due. Resta da capire cosa prevede fino in fondo la Convenzione (su questo è in corso un accesso agli atti e la stesura di un’interrogazione da parte della Consigliera Comunale di Sinistra Italiana, Silvia Rana). Nella zona dell’ex impresa di bare Spagnoletti, ad esempio, sorgerà un’altra edificazione? E l’area ex Park Club sarà risparmiata da nuovo cemento o sarà area di costruzione? I progetti previsti dal Masterplan del concorso Europan sul waterfront, alcuni dei quali interessavano anche la zona della Colonia, resteranno chiusi nei cassetti della Casa Comunale? E, soprattutto, la Piscina resterà chiusa e abbandonata - con triste pace dei lavoratori rimasti a terra, senza stipendio e ormai nemmeno cassa integrazione? E quanto ha influito nella “fuga” della ditta vincitrice dell’appalto questa privazione di standard (parcheggio in primis) e questa vera e propria “mutazione genetica” del quartiere tutt’attorno rispetto agli accordi iniziali? Non è chiaro davvero se esista un margine per fermare lo scempio di questa speculazione. Certo è che dopo la sollevazione popolare, l’imbarazzo è forte anche nelle fila dell’Amministrazione. Con il rischio che si fermi un’altra partita controversa e cruciale legata al Piano Regolatore: quella del Maxi- Comparto e del Comparto 13, che coinvolge la lama, la campagna tra il Ponte di Via Berlinguer e via Giovinazzo e gli ultimi ettari di matrice ulivetata fronte litoranea. Una partita ad alta tensione, che rischia di mandare in tilt l’ultimo anno di Governo di Tommaso Minervini e compromettere l’avvio della prossima campagna elettorale. © Riproduzione riservata

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