Il flusso, strozzato proprio sotto un piccolo sottopasso, è debordato nella vicina campagna: anzi, sembrerebbe che il nuovo canale sia stato anche ricavato artificialmente. Un piccolo rivolo, invece, continua a percorrere il vecchio tratto che costeggia un capannone, per poi riemergere in un fondo vicino (già espropriato per le future edificazioni) e rinterrarsi a un centinaio di metri dalla SS 16 bis (lo sbocco a Torre Calderina).
Interi appezzamenti di terra (espropriati per la zona ASI, ma poi abbandonati) sono stati trasformati in un vero e proprio lago di liquami, carico di diverse sostanze inquinanti, come fosfati e composti azotati, addensanti, sbiancanti e antischiuma (la schiuma è visibile in alcuni tratti, soprattutto nei ristagni). Acqua putrida che è anche debordata lungo l’ultimo tratto del Viale dell’Arte Bianca, per seguire il percorso di una strada sterrata fino al punto in cui il vecchio canale si interrava sotto la strada, ai piedi di un capannone.
Qui, a prima vista, il
disastro. Non solo i liquami tracimano dolcemente lungo l’asfalto, ma l’area dell’interro è completamente allagata. Per di più, la situazione attuale lascia supporre che un buon tratto del canale interrato sia imploso per la forte pressione, forse perché intasato. La situazione riscontrata lo
scorso giugno era piuttosto inequivocabile. Le foto sono eloquenti e significative (si veda la cartina per capire la zona).
Insomma, l’ennesima emergenza ambientale nelle campagne di Molfetta, in assoluto forse la più grave. Una situazione degenerativa che gli uffici competenti (in particolare, l’Acquedotto Pugliese, che si occupa della gestione dei depuratori e dei relativi canali di smaltimento reflui, e la ASL locale), dovrebbero subito sanare, prima che il degrado assuma conseguenze irreversibili, in concomitanza di ulteriori copiose precipitazioni meteoriche.
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