MOLFETTA - Un’invasione aliena. Le cassette della frutta sono dappertutto a Molfetta: una “perversione” tutta locale che negli ultimi anni ha raggiunto la sua apoteosi con il governo confusionario del “ducetto” e l’invenzione politica del «mercato diffuso» (di recente sono anche proliferati i venditori dei “cannolicchi di Barletta”).
A Molfetta è stata trapiantata la qasba di una Algeri d’altri tempi (tendopoli, cassette, venditori, sporcizia), di contro a quanto strombazzato nei proclami ufficiali dai megafoni del regime della “repubblica dei meloni” (più che delle banane). Si tratta di una politica lontana dalle ragioni umanitarie, ma piuttosto ispirata da ragioni elettorali. Infatti, non tutti sono bisognosi disoccupati.
Il Piano del commercio non è stato approvato (a maggioranza) nell’interesse della città e dei cittadini, della legge, dell’ordine, dell’igiene pubblica, della normale distribuzione dei punti vendita commerciali, ma probabilmente per soddisfare meri interessi personali, sfociando poi in una bassa cloaca elettoralistica costata alle casse comunali (dunque, ai contribuenti molfettesi) quasi 400mila euro per 5 mostruose pagode (4 già realizzate).
In effetti, questa melmosa rete commerciale violerebbe i principi di economicità, correttezza, libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione e trasparenza fissati dalla normativa nazionale. Basti pensare all’assenza di trasparenza pubblica nella pubblicazione del
bando per l’affidamento dei chioschi su via Giovinazzo (angolo via Leoncavallo) e su via Caduti sul Mare (angolo Via Fermi) e il successivo affidamento.
Tra l’altro, sono state calpestate le prescrizioni fissate dal Regolamento comunale di igiene e sanità pubblica con vistosa e libertina imprudenza: ad esempio, la frutta è continuamente esposta a smog e polveri sottili (e ai topi). A giugno il
distretto Asl Molfetta-Giovinazzo-Bitonto aveva inviato una comunicazione al sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, per adeguare alla normativa sanitaria i chioschi della frutta con l’introduzione di spazi adibiti a wc. Bocciatura da parte di Azzollini che aveva tacciato la legittima richiesta come «
assurda e vessatoria».
Ora, invece, la giunta Azzollini ha approvato una variante ai chioschi edificandi nel rispetto di quanto proposto dal distretto Asl. Un passo indietro inconsueto e incoerente: favorevole alla variante il sindaco Azzollini in contraddittorio con le sue stesse dichiarazioni e con la sua contrarietà alle toilette.
È evidente che questa variante poteva essere evitata, prevedendo l’adeguamento alla normativa già nel progetto preliminare: assenza ingiustificata (o pilotata?) che ha determinato maggiori oneri contrattuali per +41mila euro, rosicchiando gran parte delle «economie da destinare» (guarda caso, già ben appostate).
Oltre ai chioschi della frutta, un altro “adulterio” normativo sono gli “ambulati con postazione fissa” che continuano ad occupare stabilmente suolo pubblico presso supermercati, piazze ed edifici pubblici (come le scuole).
La stessa Magistratura è stata costretta a intervenire per ben tre volte di fronte all’anarchia “fruttarola”, forse azionata da qualche “promessa elettorale”, già denunciata in consiglio dall’opposizione. A ottobre partiranno i primi processi, ma per molti cittadini i risultati sono già scontati e, anche in caso di possibili condanne, sarà difficile estirpare questa ulcera socio-urbana, che continua a diffondersi lungo strade e marciapiedi.
Molfetta sembra essere l’unico Comune italiano ad aver abdicato dalla civiltà e dal diritto, trasformati da questa politica in un cream caramel per perseguire i suoi “bassi istinti” elettorali e clientelari. Nessuna meraviglia, se la politica del “caudillo” locale si caratterizza per una certa riottosità alle norme (si pensi all’indagine “Mani sulla città”, ai cosiddetti “predoni dell’agro” e ai vari “cassettari”). Anzi, sarà utile attestare se le parole pronunciate alla Procura di Trani durante la conferenza stampa per l’operazione “Mani sulla città” («le responsabilità non toccano il livello politico») siano ancora indiscutibili.
Questo ciclo socio-politico sembra volgere al termine con le sue innumerevoli diramazioni di affarismo clientelare. Tutta Molfetta è ormai divenuta una enorme Piazza Paradiso anni ’90 da ripulire. La città dev’essere rimessa in piedi, iniziando dal rispetto delle norme e delle regole: perché potrebbe diventare a breve un malato terminale non più curabile se anche gli “alternativi” (o presunti tali) non decidono di uscire dai vecchi sottoscala e lasciare ai cittadini la scelta del prossimo candidato sindaco alternativo.
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