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Caserma Capitaneria, il Tar condanna l'ostinazione del sindaco
15 aprile 2009

Capitaneria di Porto atto quarto. L'edificazione della nuova caserma sembra sempre più una commedia o tragedia a seconda dei punti di vista dalla quale si osserva, ma in ogni caso assume la veste della teatralità. Protagonisti della scena il sindaco Antonio Azzollini e il ministero delle Infrastrutture. Teatro il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) di Bari. Colore della scenografia azzurro come il cielo sulla capitaneria e il colore politico degli interpreti. L'ultimo atto per l'edificazione della nuova Capitaneria di Porto si è consumato lo scorso 3 aprile con la sentenza n. 813 con la quale la Seconda Sezione del Tar, presieduta da Pietro Morea, ha accolto il ricorso proposto dal Ministero contro l'ennesima ordinanza, datata 25 febbraio, con la quale il sindaco aveva sospeso per la quarta volta i lavori di realizzazione della foresteria nell'area degli ex cantieri navali “Cinet”. L'ordinanza di Azzollini sarebbe stata giustificata da “situazione di pericolo effettivo ed eccezionale e imprevedibile per la pubblica incolumità e/o per la sicurezza urbana”. La risposta del Tar è stata chiara: i presupposti “contingibili ed urgenti” addotti per motivare la sospensiva “risultano del tutto assenti”. Inoltre precisano i giudici amministrativi: “la reale finalità perseguita dal Sindaco nell'ordinanza impugnata, così come nelle altre precedenti ordinanze di analogo contenuto e precetto (per altro più volte sospese in sede cautelare da parte di questo Tar), consiste nel preteso potere di modificazione della localizzazione della Caserma, pur essendo l'opera conforme sotto il profilo urbanistico al Piano Regolatore Portuale approvato con delibera di Giunta Regionale, n. 558 del 15.02.2006, oltre che al vigente PRG comunale, e pur essendo i lavori già appaltati e parzialmente eseguiti”. Dunque quella che il sindaco continua a definire una “schifezza urbanistica” e un “ecomostro” è un'opera conforme al Piano Regolatore Portuale voluta e autorizzata nel 2006 dalla giunta presieduta da Tommaso Minervini, della quale Forza Italia ieri e il Popolo della Libertà oggi, erano e sono il partito di maggioranza. Ma con questa sentenza il Tar è andato oltre, definendo le ordinanze di sospensione “un uso improprio dello jus poenitendi (diritto di recesso, ndr) rispetto ad opera già regolarmente programmata, finanziata, assentita ed in parte eseguita secondo l'ordinamento vigente”. “Del tutto contraddittorio ed illogico quanto pretestuoso – si legge nella sentenza - pare pertanto il riferimento all'esigenza di prevenzione di situazioni urbane di degrado o di isolamento (oltre che di intralcio alla viabilità pubblica), dal momento che, come puntualmente rilevato dall'Avvocatura dello Stato, la realizzazione di un'opera pubblica destinata a caserma potrebbe semmai produrre effetto deterrente sui predetti fenomeni”. La pazienza del Tribunale sembra essere ormai giunta alla fine. Lo si capisce nella nota con la quale ricorda al Comune la “colpevole reiterazione delle ordinanze di sospensione in palese spregio all'ordinanza cautelare dello stesso Tar del 3 dicembre 2008” e lo dimostra la trasmissione della documentazione alla Procura regionale della Corte dei Conti, “ai fini dell'accertamento delle responsabilità amministrativo-contabili ai sensi di legge”. Finora nella vicenda non è intervenuta la società appaltatrice che potrebbe ricorrere per il pregiudizio che le continue sospensioni stanno arrecando al puntuale svolgimento dei lavori (è già stata formalizzata una riserva di danni di 1 milione di euro), oltre al danno all'erario che la Corte dei Conti potrebbe rilevare. E in questo caso i costi per il Comune e quindi per tutti i cittadini raggiungerebbero cifre a sei zeri. Fin dove vorrà spingere la sua ostinazione il sindaco Azzollini?Sarebbe auspicabile una condanna della Corte dei Conti per gli amministratori a pagare di tasca propria i loro errori, anziché scaricare un milione di euro sulle tasche dei cittadini.
Autore: Paolo Marzocca
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