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Cartelloni pubblicitari selvaggi ed i cittadini soffrono
15 ottobre 2006

All'inizio ci hanno provato i signori Valente a difendersi dall'invadenza dei cartelloni pubblicitari, in un modo gentile, capace di trasmettere un po'di bellezza anche a chi passa e, fermo al semaforo dell'incrocio di Via Terlizzi con Via Achille Salvucci, solleva lo sguardo in alto a destra, si sono riempiti il balcone di piante, una barriera verde contro i gas di scarico e la bruttura. Ad un certo punto, però, il loro pollice verde non è più bastato, si sono trovati quasi murati vivi in casa loro e la bruttura, almeno fino ad oggi, ha trionfato. Ma andiamo con ordine. I signori Valente abitano in Via Curie, al margine esterno di Rione Paradiso, una famiglia come tante in un appartamento di proprietà costato la dose solita di sacrifici qui a Molfetta. Tre anni fa il primo choc, da un momento all'altro si trovarono montato davanti al balcone della cucina, ad occludere completamente lo sguardo, la vista e quasi la possibilità di respirare, un mega display nero, su cui vengono composti messaggi pubblicitari. I signori protestarono, si appellarono alle norme del Codice della strada e comunali, visto che quelle dell'estetica e del semplice buon senso sembrano non interessare più a nessuno, ma non ci fu nulla da fare, il cartellone è rimasto lì perché a distanza regolamentare dal palazzo che, è bene notarlo, è dotato attorno di un po' di terreno, di proprietà dell'intero complesso, delimitato da un basso cordolo di cemento. I signori Valente hanno cercato di fare di necessità virtù, aumentato il numero e l'altezza delle piante sul loro balcone, pensando che se proprio i loro sguardi una barriera dovevano avere, era meglio che fosse verde e fiorita, che nera ed artificiale. Poco possono, se non protestare e chiamare i vigili urbani quando il mega display si mette a suonare. “È successo l'ultima volta qualche giorno fa – ha dichiarato a Quindici il signor Valente –il meccanismo si inceppa ed emette un rumore che trapana il cervello a noi che viviamo e dormiamo a meno di tre metri di distanza, solo dopo aver interpellato i vigili e dopo quattro giorni di patimento sono arrivati i tecnici a riparare il guasto”. I signori Valente pensavano che questo fosse già il peggio, ma a giugno accanto al display sono sorti due grandi cartelloni pubblicitari a sigillare completamente i balconi, tutti quelli del loro appartamento. Non c'è difesa possibile e barriera verde che tenga, affacciarsi dalle loro finestre è vedersi davanti una parete metallica, tanto vicina da poterla quasi toccare. La signora Valente dice: “È come se mi avessero messo in carcere; mi hanno tolto quello che è un mio diritto, di vedere”. Il signor Valente è sicuro che questa volta le ragioni per veder ristabilito il loro diritto all'aria ci siano tutte: “L'ultimo dei due, contrassegnato dal numero 13, dista dal nostro balcone poco più di 2 metri e non i 3 regolamentari; avrebbero dovuto anche distanziarsi dal giardino condominiale, i cartelloni sono disposti accanto al muretto, i 3 metri non sono rispettati affatto”. Hanno interessato un avvocato che ha inoltrato agli uffici comunali la richiesta di poter visionare l'incartamento relativo alla richiesta di concessione di permessi ed al loro rilascio ma, perlomeno finora, il legale, ci ha dichiaro il signor Valente “non è riuscito ad avere tutti i documenti relativi, non si trovano”. I signori Valente lamentano un danno anche economico, visto che in queste condizioni il loro appartamento è deprezzato, ma in generale i cittadini molfettesi, con questo ed altri incroci e strade, invasi da cartelloni ed insegne di tutti i tipi, ad occludere lo sguardo e ad occultare un paesaggio che qualcosa di bello ce l'ha, si trovano a vivere in una città via via più brutta. È pur vero che non sempre, a meno che non siano toccati da vicino, anzi vicinissimo, sembrano accorgersene e prenderlo a cuore.
Autore: Lella Salvemini
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