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Caro Guglielmo, ricordo il coraggio di tante sfide per il bene comune
15 settembre 2016

Ricordi Guglielmo? Era l’estate del ’93, quando mi hai persuaso che non potevamo restare ancora chiusi nelle nostre parrocchie a teorizzare il cambiamento senza “sporcarci le mani”, che era il momento in cui forze della cosiddetta società civile si mettessero in gioco e si organizzassero attorno ad un progetto di rinascita democratica, che c’era bisogno dell’impegno di tutti, dei giovani e degli uomini di buona volontà per ‘‘restituire la città ai cittadini’’. Mentre in quegli anni un sistema politico ormai logoro stava implodendo per effetto delle inchieste di tangentopoli e la nazione intera tremava sotto i colpi della tracotanza mafiosa culminata nelle stragi sanguinose dei giudici Falcone e Borsellino, nella nostra città stava nascendo quell’esperienza dal basso che fu ‘‘il Percorso’’ del quale, senza conflitti e senza “sgomitamenti”, ne assumesti la guida, forse per la tua naturale e riconosciuta capacità di unire le diversità e i mondi più lontani sotto l’unica grande effige del bene comune. Quel percorso, faticoso ma entusiasmante, di partecipazione popolare e di coinvolgimento di cittadini nel rinnovamento della politica e nella progettazione di un nuovo profilo della città, ti portò nella primavera del 1994 a diventare Sindaco della tua amata città e a cominciare un cammino arduo e spesso ingrato, esigente e pieno di sfide impossibili, ma anche denso di momenti entusiasmanti e di atti concreti di buona politica che ci hai lasciato come testimonianza del tuo impegno. Ricordi i primi tempi, quando alcuni benpensanti ti schernivano con appellativi come “dilettante”, “cantastorie”, “pifferaio magico”? Proprio non avevano capito o non riuscivano a capire che avresti capovolto in poco tempo quei giudizi superficiali e rancorosi, governando Molfetta per più di sei anni e lasciando tracce indelebili nel cuore e nel corpo della città. So che adesso mi rimprovererai, perché non ti è mai piaciuto fare l’elenco delle cose fatte. Dicevi che erano più importanti le cose ancora da fare e le sfide che avevamo davanti. E avevi ragione, perché hai sempre avuto lo sguardo rivolto al futuro, perché volevi renderlo migliore, perché guardavi ai giovani con lo sguardo di un padre che insegna ad essere liberi, a pensare in grande, ad osare e a non aver paura di mettersi in gioco. Lo so, ma non posso fare a meno di ricordare tanti momenti e i tanti segni tangibili dell’impegno tuo e di tanti che hanno lavorato insieme a te per più di sei anni. Ti dispiace se parto dalle sfide più impervie dei primissimi momenti? Dai crolli e dalle inagibilità del Centro Storico, all’ospizio degli anziani della Madonna dei Martiri in condizioni pietose e disumane, dal Preventorio in condizioni sanitarie critiche e occupato daglisfrattati e dai senzatetto, dall’edilizia bloccata da anni senza un Piano regolatore e dalla crisi abitativa con i costi delle abitazioni giunti ai livelli delle grandi città del Nord. E ancora: la situazione critica dell’ordine pubblico, giunta al suo apice qualche anno prima con l’omicidio del Sindaco Gianni Carnicella, e rimasta irrisolta con fenomeni acuti di delinquenza organizzata fino allo spaccio di droga a cielo aperto nel Centro Storico e in molte zone fuori controllo della città. Te li ricordi quei momenti, amico mio ? Era roba da far tremare i polsi agli amministratori più navigati, figurati a quei giovani catapultati improvvisamente in quella realtà così dura e così complessa. Sono stati giorni lunghissimi e difficili. Di quei giorni che spesso ci si chiede: “Ma chi me l’ha fatta fare!”. Ma vissuti con un coraggio e una lucidità che non ti hanno abbandonato, mentre qualche fragile o vile compagno di strada già lo faceva. A rivederle adesso, a distanza di anni, di quelle sfide ne hai vinte molte e quelle non vinte le hai combattute tutte con tenacia e passione, con la speranza nel cambiamento e con il tuo stile di uomo di pace. Senza chiederti se avessero portassero popolarità e consenso, perché contava solo che fossero nell’interesse della città e dei cittadini. Hai vinto la sfida del Centro Storico non solo come recupero delle millenarie bellezze storico-architettoniche, ma anche della storia di una città che sa ritrovare nelle sue origini la identità e i suoi legami antichi. Con l’adozione del piano di recupero fermo da decenni nei cassetti impolverati, con gli ingenti stanziamenti per le urbanizzazioni (strade, illuminazione, sottoservizi), con l’avvio dei recuperi e dei restauri di molti isolati, il Centro storico oggi ha ripreso a vivere e a splendere. Hai vinto anche la sfida del Piano Regolatore Generale e dei Piani art.51 e 167 per l’Edilizia Residenziale Pubblica. Era dagli anni ‘70 che il comune era privo di strumenti urbanistici e il mercato della casa era impazzito. I costi degli appartamenti schizzavano alle stelle così come il mercato delle locazioni era a livelli insostenibili. Moltissime famiglie erano costrette a migrare nelle città limitrofe di Bisceglie, Giovinazzo e Terlizzi, impoverendo la città e privandola del suo futuro. Laddove molte amministrazioni precedenti erano cadute, perché incapaci di comporre gli interessi fondiari e mediarli con gli interessi pubblici, tu non hai fallito! Noi non abbiamo fallito e il nostro patto con la città è stato mantenuto. Dal 2000 in poi, con le successive amministrazioni, pur fra luci ed ombre, decine di cooperative edilizie e migliaia di cittadini hanno potuto realizzare il sogno di una casa nella loro città. Certo, ne hai vinte tante altre di sfide importanti che oggi sono lì a testimoniare il tuo e il nostro lavoro duro e costante. L’ex Preventorio simbolo del degrado degli anni ‘80 oggi è ristrutturato ed è sede di rilevo nazionale della Lega del Filo d’oro, l’ex ospizio della Madonna dei Martiri è stato restaurato e recuperato alla pubblica fruizione come il contenitore culturale dell’Ospedaletto dei Crociati così come l’ex Convento di S. Domenico che è tornato a vivere e pulsare grazie ad una tua straordinaria intuizione. Ed ancora, le due grandi opere sportive incompiute del Palazzetto dello Sport “Palapoli” e della Piscina Comunale bloccate da contenziosi e lacune di progettazione fin dai primo anni ‘90. Abbiamo lavorato duro per riprogettarle, finanziarle ed appaltarle fra il 1999-2000, quando nel secondo mandato mi hai onorato della tua chiamata nella Giunta Comunale. Di quelle opere dicevi sempre: “Dobbiamo sbrigarci, dobbiamo fare in fretta! Quegli impianti sono fondamentali per i ragazzi, per i giovani e per la promozione dei valori dello sport’’. E ci hai visto lontano anche lì… altro che “cantastorie” e “pifferaio magico”! Ricordo anche come hai affrontato con grande determinazione la sfida della riconversione dell’economia cittadina, che rischiava di finire in ginocchio a causa della crisi progressiva della marineria, e della drastica riduzione del numero di occupati marittimi, che negli anni ’80-’90 avevano rappresentato una fonte di reddito essenziale nell’alimentare l’economia cittadina. Occorreva governare i processi con intelligenza, ragionando senza pregiudizi con le forze economiche e sociali della città. Da quei processi è nata l’esigenza di rientrare nel Consorzio ASI con un nostro consigliere di amministrazione, dopo anni di disimpegno. Quella scelta fu strategica, perché capimmo molte cose e in pochi anni approvammo i piani urbanistici attuativi della zona artigianale di espansione e della zona ASI di Molfetta e cominciammo a rilasciare numerose autorizzazioni per nuovi insediamenti a basso. Tantissime imprese si fecero avanti e pianificarono nuovi insediamenti fra cui l’IperCoop, il Fashion District e decine di altre piccole e medie imprese produttive e commerciali cominciarono a popolare quelle zone. È vero, i nastri li hanno tagliati altri, dopo di te, ma questo non conta. Vedere oggi migliaia di persone, soprattutto giovani, che lavorano, creano e producono in quell’area è la cosa più importante, è la conferma che, anche in quel caso, hai fatto le scelte giuste. Scusami se mi faccio assalire dai ricordi e non resisto alla tentazione di ripercorrere quegli anni così intensi, così difficili ma così fecondi. È che tutto scorre, tutto si consuma e forse si dimentica troppo in fretta, così come troppo in fretta la morte ti ha strappato ai tuoi affetti, ai tuoi amici, alle tue passioni. Ma hai amato tanto la tua città, la tua Puglia e le migliaia di giovani risorse di questa nostra terra e hai lasciato tracce e segni concreti della tua dedizione ovunque hai potuto. E sono sicuro che tutto questo porterà ancora buoni frutti.

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