Carnevale molfettese festosa sfilata dei carri allegorici. Con molta improvvisazione
Ma è già un buon inizio, dopo tanti anni di oblio. E' mancata la trasgressione ed è mancata soprattutto l'ironia e la critica al potere, che sono il senso del carnevale
I molfettesi vogliono il loro carnevale. E' questa la constatazione più evidente della sfilata dei carri allegorici lungo via Achille Salvucci. C'era tantissima gente (non le migliaia che vanta il Comune) lungo il percorso dei carri e tutti hanno partecipato con allegria al ritorno di questa tradizione abbastanza sentita in città. Considerato il tempo a disposizione, questa edizione può considerarsi riuscita. Tra le note negative da segnalare alcune defaillance organizzative, come i tempi di percorrenza delle due strade, prima lento, poi veloce, poi di nuovo lento, al punto che i carri sono arrivati nel tardo pomeriggio con scarsa luce davanti al palco dei presentatori Tommaso Amato e Denny Mendez. Poi la scelta di via Salvucci ha permesso anche a una zona periferica di diventare centrale almeno per un giorno, ma la grandezza dell'area è sembrata sproporzionata per carri così minuscoli che, forse, a corso Umberto in uno spazio più concentrato, avrebbero avuto più risalto. Via Salvucci forse, andrà bene quando il carnevale, ce lo auguriamo, sarà fatto con carri maestosi come quelli di Putignano e di Viareggio. Altra nota negativa: l'amplificazione audio insufficiente. Poi nessuno ha spiegato il significato dei carri che sono passati così senza trasmettere alcun messaggio. Orribile il depliant stampato per l'occasione: un'accozzaglia di notizie, foto, pubblicità. In questi casi è meglio affidarsi a qualche professionista invece di scegliere il “fai da te”. Insomma, una roba illeggibile e decisamente kitsch. In realtà, di allegoria ce n'era veramente poca e soprattutto nessun carro ha sbeffeggiato il potere: è questo il senso del carnevale. Ma una manifestazione organizzata dall'amministrazione comunale, difficilmente avrebbe fatto l'ironia sul sindaco o sui consiglieri comunali. Insomma, ci vuole più coraggio e senso dell'ironia che in questo paese dei divieti, è scomparsa. Altrimenti diventa un carnevale triste e spendere 60mila euro per questa manifestazione, diventa eccessivo. Eppure ce n'era di materiale su cui lavorare! Occorre dire che il carnevale è soprattutto trasgressione e quando la trasgressione si vive ogni giorno, che senso ha farla a carnevale? Infine i gruppi mascherati: un elogio alla partecipazione volontaria, ma i costumi e le maschere dov'erano? Qualche tuta, qualche calzamaglia, qualche travestimento posticcio. Nulla di più. Ora, per il futuro, si può lavorare per fare qualcosa di meglio di qualche gruppo arrangiato che improvvisa una danza per strada. Ad aprire la sfilata è stato il carro intitolato “Il Circo degli eventi” di Gino Cantatore e Damiano Vitale, carro simbolo di un Carnevale “in cui nulla sembra reale e tutto è invece possibile”: ma che vol dì? Dov'è l'allegoria? Poi è toccato a “Rubavano ai ricchi… ora dove sono?”, di Francesco de Candia, raffigurante Peter Pan, Zorro e altri eroi delle avventure per ragazzi, “paladini che combattevano per difendere alcuni valori fondamentali”, hanno detto i realizzatori. Ma anche qui ci permettiamo di aggiungere che occorreva essere più incisivi (perché non provare a prendere esempio da Putignano?). Il terzo carro si intitolava “Il Paradiso siamo noi”, di Gino Cantatore, dedicato “a tutti coloro che amano il Carnevale e sperano che i festeggiamenti diventino immortali” che, secondo l'assessore Vincenzo Spadavecchia era “l'emblema dell'edizione 2009 del Carnevale Molfettese”…contento lui… L'ultimo lavoro di cartapesta si intitolava “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, di Vito, Ilario e Michele Scardigno, con al centro il volto in cartapesta di un Roberto Benigni nei panni di Dante e forse era l'unico ad avere un significato e un'ironia indiretta legata a un personaggio trasgressivo come è Benigni. Insomma un modo indiretto per attaccare il potere. Un bravo ai cartapestai. Anche quest'anno nell'edizione del Cinquantesimo Carnevale Molfettese si è svolto il tradizionale Veglioncino dei bambini in un'ambientazione diversa da quella degli scorsi anni, il cineteatro Odeon. Lo spettacolo organizzato in poco tempo, ha comunque riscosso un discreto successo visto che gli organizzatori hanno registrato un notevole afflusso di spettatori, anche se per la maggior parte si trattava di genitori e parenti dei bambini. Il veglioncino è stato presentato da Marilena Farinola (collaboratrice di Quindici) e da Antonio Roselli, i quali grazie alla loro simpatia e al loro spirito di improvvisazione, hanno coinvolto il pubblico durante tutta la manifestazione. L'evento patrocinato dal Comune di Molfetta e dall'assessore al turismo Vincenzo Spadavecchia in collaborazione con la cooperativa di servizi “Milleventi” di Michele Sciancalepore e la direzione artistica di Rino Petruzzella ha visto salire sul palco del teatro Odeon i bambini di alcune scuole elementari e medie di Molfetta e non solo. Ben dieci i gruppi mascherati che si sono avvicendati sul palco dell'Odeon. Bene i propositi, ma la strada è ancora in salita, è lunga, molto lunga.