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Carnevale molfettese, festosa sfilata dei carri allegorici. Con molta improvvisazione Ma è già un buon inizio, dopo tanti anni di oblio. E' mancata la trasgressione ed è mancata soprattutto l'ironia e la critica al potere, che sono il senso del carnevale
25 febbraio 2009

MOLFETTA - I molfettesi vogliono il loro carnevale. E' questa la constatazione più evidente della sfilata dei carri allegorici lungo via Achille Salvucci. C'era tantissima gente ieri (non le 20mila presenze che vanta il Comune) lungo il percorso dei carri e tutti hanno partecipato con allegria al ritorno di questa tradizione abbastanza sentita in città. Considerato il tempo a disposizione, questa edizione, organizzata dalla cooperativa “Milleventi” con il direttore artistico Rino Petruzzella, può considerarsi riuscita e poi è stata la festa dei bambini, i veri protagonisti. Tra le note negative da segnalare alcune defaillance organizzative, come i tempi di percorrenza delle due strade, prima lento, poi veloce, poi di nuovo lento, al punto che i carri sono arrivati nel tardo pomeriggio con scarsa luce davanti al palco dei presentatori (Tommaso Amato e Denny Mendez). VEDI IMMAGINI SOTTO NELLA PHOTOGALLERY Poi la scelta di via Salvucci ha permesso anche a una zona periferica di diventare centrale almeno per un giorno, ma la grandezza dell'area è sembrata sproporzionata per carri così minuscoli che, forse, a corso Umberto in uno spazio più concentrato, avrebbero avuto più risalto. Via Salvucci forse, andrà bene quando il carnevale, ce lo auguriamo, sarà fatto con carri maestosi come quelli di Putignano e di Viareggio. Altra nota negativa: l'amplificazione audio insufficiente. Poi nessuno ha spiegato il significato dei carri che sono passati così senza trasmettere alcun messaggio. Orribile il depliant stampato per l'occasione: un'accozzaglia di notizie, foto, pubblicità. In questi casi è meglio affidarsi a qualche professionista invece di scegliere il “fai da te”. Insomma, una roba illeggibile e decisamente kitsch. In realtà, di allegoria ce n'era veramente poca e soprattutto nessun carro ha sbeffeggiato il potere: è questo il senso del carnevale. Ma una manifestazione organizzata dall'amministrazione comunale, difficilmente avrebbe fatto l'ironia sul sindaco o sui consiglieri comunali. Insomma, ci vuole più coraggio e senso dell'ironia che in questo paese dei divieti, è scomparsa. Altrimenti diventa un carnevale triste. Eppure ce n'era di materiale su cui lavorare! Occorre dire che il carnevale è soprattutto trasgressione e quando la trasgressione si vive ogni giorno, che senso ha farla a carnevale? Infine i gruppi mascherati: un elogio alla partecipazione volontaria, ma i costumi e le maschere dov'erano? Qualche tuta, qualche calzamaglia, qualche travestimento posticcio. Nulla di più. Ora, per il futuro, si può lavorare per fare qualcosa di meglio di qualche gruppo arrangiato che improvvisa una danza per strada. Ad aprire la sfilata è stata la Banda “Santa Cecilia” e dagli sbandieratori “I Federiciani”. Poi è stata la volta del gruppo mascherato del Centro polivalente socio-educativo per disabili, con “un mondo pulito”, che aveva come tema la raccolta differenziata. Poi il primo carro intitolato “Il Circo degli eventi” di Gino Cantatore e Damiano Vitale, carro simbolo di un Carnevale “in cui nulla sembra reale e tutto è invece possibile”: ma che vol dì? Dov'è l'allegoria? Poi è toccato a “Rubavano ai ricchi… ora dove sono?”, di Francesco de Candia, raffigurante Peter Pan, Zorro e altri eroi delle avventure per ragazzi, “paladini che combattevano per difendere alcuni valori fondamentali”, hanno detto i realizzatori. Ma anche qui ci permettiamo di aggiungere che occorreva essere più incisivi (perché non provare a prendere esempio da Putignano?). Il terzo carro si intitolava “Il Paradiso siamo noi”, di Gino Cantatore, dedicato “a tutti coloro che amano il Carnevale e sperano che i festeggiamenti diventino immortali” che, secondo l'assessore Spadavecchia era “l'emblema dell'edizione 2009 del Carnevale Molfettese”…contento lui… L'ultimo lavoro di cartapesta si intitolava “Nel mezzo del cammin di nostra vita”, di Vito, Ilario e Michele Scardigno, primo carro elettronico del carnevale di Molfetta, che aveva al centro il volto in cartapesta di un Roberto Benigni nei panni di Dante e forse era l'unico ad avere un significato e un'ironia indiretta legata a un personaggio trasgressivo come è Benigni. Insomma un modo indiretto per attaccare il potere. Un bravo ai cartapestai. Il sindaco Antonio Azzollini ha commentato così questa edizione: «Si può sempre fare di più, ma è sicuramente riuscito il tentativo di recuperare dopo tanti anni la tradizione della cartapesta. Per Molfetta e i molfettesi da sempre il Carnevale significa festa, allegria, coinvolgimento popolare. Ma non solo. È anche un evento carico di significati culturali e tradizioni antiche che in passato hanno segnato l'identità della nostra città in Puglia e altrove. Oggi rilanciare il Carnevale molfettese vuol dire recuperare preservare questa grande eredità fatta di tradizioni e storie popolari, ma vuol dire anche rimettere il turismo al centro di un nuovo sviluppo economico per la città». Per il primo cittadino «rilanciare il nostro Carnevale fa parte di un obiettivo più articolato che è quello di arricchire l'offerta culturale e turistica di Molfetta. È un progetto iniziato già da tempo e che continueremo a portare avanti: basti pensare al ritorno delle grandi rassegne teatrali, agli spettacoli organizzati durante il periodo natalizio, ai protagonisti della musica nazionale e internazionale ospitati in questi ultimi tre anni, alle innumerevoli mostre e ai convegni patrocinati dal Comune con cadenza quasi settimanale. È auspicabile, dunque, che in futuro anche attorno al Carnevale si creino delle opportunità per i giovani, come una scuola della cartapesta, e altre occasioni per scoprire nuovi talenti e per mettere a frutto le enormi potenzialità artistiche di cui è ricco l'associazionismo cittadino». Soddisfatto anche l'assessore allo Spettacolo, Enzo Spadavecchia: «Possiamo dirlo senza ombra di dubbio, è stata un'esperienza notevolmente positiva. Ora dobbiamo pensare già alla prossima edizione che vogliamo arricchire ulteriormente. Un ringraziamento doveroso voglio rivolgere agli organizzatori della cooperativa di servizi “Milleventi” che hanno dimostrato grandissimo impegno e professionalità. Attraverso il gioco di squadra siamo riusciti a rilanciare questo evento registrando un entusiasmo direi corale: gli artigiani carristi, le scuole, le associazioni, le imprese locali e i cittadini, tutti si sono uniti in questa sfida di riportare a grandi livelli questo nostro Carnevale. Una sfida che, ora posso dirlo, è vinta». Bene i propositi, ma la strada è ancora in salita, è lunga, molto lunga.
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