Recupero Password
Cappella Passari restaurata: tutte le rivelazioni storico-artistiche
15 maggio 2012

Il più bell’altare del barocco leccese esistente in terra di Bari. Una struttura moderna, come conferma l’espediente ottico delle colonne a gradini (prospettiva). Dopo un meticoloso restauro di 3 anni, la Cappella Passari della chiesa di san Bernardino è stata riconsegnata alla comunità parrocchiale e alla città di Molfetta. Un’altra iniziativa impostata sulla proficua collaborazione tra Museo Diocesano, Comune di Molfetta, diocesi e Soprintendenza di Bari. Un intervento complesso e laborioso, che non solo ha palesato delle “anomalie” sulla struttura compositiva dell’altare, ma ha anche permesso di rivelare una serie di aspetti rimasti celati per secoli. Un restauro fortemente voluto dal vescovo, mons. Luigi Martella, in quel programma di recupero sistematico delle opere abbandonate o addirittura deturpate a Molfetta. LA CAPPELLA Assenti documenti scritti sul committente, la cappella sarebbe stata eretta su mandato di Francesco Passari, come monumento funebre. Lo conferma anche lo stemma della famiglia Passari, incastonato nell’altare. Notizie certe sull’autore, un certo Giovanni Crisostomo De Marino di Molfetta (1645), la cui firma è riportata sul lato destro dell’altare. Una presenza strana, secondo la dott.ssa Rosa Stella Lorusso, direttore dei lavori e sostituto del funzionario delegato della Soprintendenza della Puglia, perché «non ci sono altre testimonianze o informazioni di questo magistro». È stato, però, ritrovato nell’archivio di Trani un documento in cui Giovanni Crisostomo e un suo aiutante contraggono un mutuo gratuito con Francesco Passari, che si sarebbe dovuto estinguere proprio entro il febbraio del 1645. A questo punto il principale documento è stato il monumento stesso. Prima importante rivelazione del restauro, come ha spiegato la dott.ssa Lorusso durante la conferenza di presentazione dei lavori al Museo Diocesano, lo stemma della famiglia Tortora sotto l’effige «Caritas» sul fastigio dell’altare (il Pio Monte della Pietà, istituito nel 1592, rivendicò dopo il 1837 la gestione della chiesa e del convento). Una sorpresa, che conferma quanto già riferito a Quindici dalla dott. Nori Meo Evoli, restauratrice ed esecutrice dei lavori, lo scorso dicembre 2011: l’altare sarebbe stato modificato nel tempo. Mentre la parte inferiore presenta una sua omogeneità e coerenza, la parte alta ha subito un montaggio sui generis, con il probabile recupero di materiale già esistente. Perciò, è stato necessario confrontare i simboli con quelli tipici dell’arte barocca e classicorinascimentale pugliese, come putti, angeli e figure alate, rami di uva, mascheroni, grifoni, conchiglie, scheletri (immagine della morte), leoni e intrecci vegetali (colonne). Significative anche le due tele dell’altare, concatenate con la sua semantica: la «Madonna del Cucito» e la «Fuga in Egitto» di Francesco Cozza. Stessa considerazione per le due statue, san Diego e sant’Isidoro. Un complesso che non solo potrebbe confermare l’originaria intitolazione a san Giuseppe, ma anche la tematica domestica sottesa alla realizzazione della struttura. Insomma, un recupero artisto-culturale notevole per il sindaco Antonio Azzollini, che ha annunciato la prossima apertura della Casina Cappelluti. I LAVORI Impiegando i fondi ministeriali nel 2007 (45mila euro), i lavori sono stati avviati nell’ottobre del 2009 dall’impresa Nori Meo Evoli di Monopoli, su richiesta della Sovrintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Bari. Alla campagna puntuale per l’individuazione del materiale (calcare di Caranna, città a sud di Fasano, ovvero una calcarenite purissima presente anche in una cava vicino Molfetta), è seguito il controllo degli strati sovrammessi e, soprattutto, lo studio della struttura. Infatti, poco dopo l’inizio dei lavori, è stato rilevato un notevole problema statico, che ha richiesto una perizia di variante: le travi in legno, che sostenevano l’altare, erano ammalorate, come ha spiegato la dott.ssa Meo Evoli. Perciò, è stato necessario il supporto dell’ing. Angelo Petruzzella, proprio per i problemi di carattere strutturale emersi. Le vecchie strutture lignee sono state sostituite da architravi in acciaio inox, cui sono stati ancorati i blocchi scolpiti, precedentemente rimossi e consolidati. L’altare è stato poi rimontato e la spolveratura è stata rifinita con il bisturi. Con la rimodulazione della Legge finanziaria del 2005, ridefinita da un Decreto ministeriale del 2010, è stato possibile finanziare un secondo lotto (110mila euro), estendendo i lavori all’intera Cappella Passari e inserendo anche le lunette del chiostro ora ultimate e fruibili al pubblico (dal pittore Michelangelo Capotorti e datati al 1765, gli intonaci sono costituiti da calce e paglia).

Autore: Nicola Squeo
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet