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Candidato sindaco: il centrosinistra ricomincia da tre. A pezzi il centrodestra
15 settembre 2005

A qualche mese dalle elezioni amministrative, i partiti di centro sinistra indicano i loro uomini, fra cui, probabilmente con il ricorso alle primarie, sarà scelto il candidato sindaco dell'Unione. Sono quelli di cui si diceva da tempo: Cosimo Altomare per la “Margherita”, Vito Copertino per “Rifondazione Comunista” e, con tutta probabilità, Mino Salvemini per i “Democratici di sinistra”. Sempre che altri aspiranti non si aggiungano all'ultimo minuto o che, per un accordo, qualcuno non scelga di ritirarsi, arrivando ad un candidato unitario ed evitando le primarie. Pare scongiurato, quindi, il pericolo di ripetere la sceneggiata di cinque anni fa, quando, mentre tutti a Molfetta sapevano che Tommaso Minervini era il candidato di centro destra alla carica di sindaco, il centro sinistra metteva in scena uno psicodramma durato, in pratica, fino allo scadere del termine ultimo per la presentazione delle candidature. Un interminabile “tavolo”, che si trascinò per mesi, penosamente, bruciando un nome dopo l'altro, in un clima di sospetto reciproco fra partiti della stessa coalizione, finito al novantesimo minuto, quando fu scelto Nino Sallustio. Come sia andata a finire lo sappiamo. Era troppo tardi per tutto, per discutere seriamente del programma, per organizzare una campagna elettorale, per farlo conoscere ai molfettesi, convintisi nel frattempo che fosse Tommaso l'unico candidato. Gli stessi partiti protagonisti di questa vicenda dissero: mai più. Mai più traccheggiare, farsi gli sgambetti, chiudersi attorno ad un tavolo, senza coinvolgere la città, le sue categorie produttive, i movimenti, gli elettori tutti. Avviare per tempo un processo, quindi, far partecipi non solo i militanti, ma tutti coloro che si sentono di centro sinistra per l'individuazione del programma e, perché no, anche del candidato, magari con le primarie. Insomma, ottime intenzioni che hanno portato all'inizio di quest'anno a indire delle assemblee pubbliche, in cui i partiti dell'Unione hanno chiamato a raccolta militanti, associazioni, movimenti e il popolo tutto del centro sinistra, avviando un processo finalizzato ad individuare le linee programmatiche ed eventualmente anche il candidato, ipotizzando, qualora non si fosse trovato un nome che mettesse tutti d'accordo, il ricorso alle primarie, da svolgere, logica lo vuole, il 15 e 16 ottobre, assieme a quelle già fissate per il candidato alla Presidenza del Consiglio. Non che tutte le forze politiche dell'Unione concordino, nella convinzione che le primarie tolgano potere ai partiti. Ad ogni modo, a luglio, nell'ultimo incontro pubblico, fu demandato ad una commissione ristretta il compito di individuare una sorta di carta delle regole per il proseguimento del processo, da discutere assieme a settembre. In questo gruppo e anche fuori, s'è dibattuto per tutta l'estate se sia più democratico votare, sempre alle primarie, con la preferenza unica o con il sistema posizionale e di altre faccende simili, tecniche all'apparenza, ma importanti nelle conseguenze politiche. Nel frattempo si è avuta la presa di posizione dei movimenti, quelli che fin dall'inizio l'Unione aveva invitato a prender parte al processo. Con un documento, approvato in un'assemblea pubblica, Casa dei Popoli, ARCI- Cavallo di Troia, il Movimento del Buon governo, Le Passioni di Sinistra, Cobas-comitati di base, CGIL, Laboratorio di democrazia partecipata, oltre che semplici cittadini, pur riconoscendosi “nel progetto nazionale dell'Unione”, sostanzialmente denunciano l'ipotesi che, per battere il centro destra, si accetti di imbarcare nella coalizione chicchessia. Il timore è quello di un allargamento della coalizione tale da accogliere gruppi o singoli provenienti dall'attuale maggioranza. In effetti se ne parla da tempo in città, i soliti bene informati dicono che, mentre la base si affanna nei suoi distinguo, “chi conta” abbia già stretto i suoi accordi. Non è dato sapere, nell'acque confuse degli ultimi mesi, se il timore sia reale o no. Per esempio, i Visaggio apparentemente stanno lì, ad attendere, l'occasione giusta o il risolversi della diatriba nella agiata famiglia socialista. Altrettanto oscura la collocazione - con la destra, da soli, a sinistra? – di una variegata area centrista che tempo fa dette origine al cosiddetto “Laboratorio”, per non dire del rebus Lillino di Gioia cui, a quanto pare, l'insistenza a voler essere candidato sindaco a tutti i costi ha fruttato un isolamento politico che non gli apre grandi prospettive. Mancano pochi mesi alle elezioni e i giochi non sono ancora decisi, anche nel centrodestra. La maggioranza di Tommaso Minervini si va sfaldando, con i suoi partiti, vedi il caso An, lacerati da lotte intestine, ma almeno in questa parte dello schieramento un nome c'è. Per il centrosinistra, invece, il processo avviato dall'Unione sembrava ad un certo punto essersi inceppato. Questioni pretestuose, sollevate soprattutto da piccole formazioni di centro, avrebbero nascosto in realtà la voglia di bloccare le primarie fino a che non entreranno nel centrosinistra, in un modo o nell'altro, uomini e formazioni in fuga dall'attuale maggioranza, data per perdente. Anche se più grave di tutte rimaneva la questione dell'individuazione del possibile candidato. Vito Copertino si sapeva in campo da tempo, a rappresentare non solo il suo partito di riferimento, “Rifondazione”, ma anche gli aderenti a movimenti e associazioni che in questi ultimi anni si sono fatti carico di un'opposizione diffusa all'amministrazione di centro destra. Le attese erano però tutte per le scelte della “Margherita”, a Molfetta il partito più forte dell'Unione. A quanto pare, dopo aver sondato in lungo ed in largo la cosiddetta società civile, le pressioni su Cosimo Altomare, segretario cittadino, hanno avuto la meglio sulle sue riserve, che l'avevano fatto restare fuori anche dalla scorsa competizione elettorale. Anche i “Democratici di Sinistra”, a meno di accordi dell'ultima ora, dovrebbero indicare per le primarie il loro segretario: Mino Salvemini. Primarie sulle quali rimane una sorta di riserva di fondo, molti sembrano volerle solo a parole, magari se garantita la vittoria del proprio candidato, quasi non avessero valore in sé, come procedura altamente democratica. Lella Salvemini lella.salvemini@quindici-molfetta.it
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