MOLFETTA - Tutto rischiava di finire per un pugno di euro. E così è stato. Spiccioli se paragonati al blasone di un nome che rischiava di sparire definitivamente dal panorama calcistico. Sono passati troppi anni dall’ultima volta che la Liberty Molfetta (nella foto una delle ultime apparizioni) non ha presentato domanda d’iscrizione per la stagione agonistica del campionato di Eccellenza. Pochi anni. Tanto è bastato per dimenticare la storia di un gruppo di ragazzi, autentici lottatori, e del loro abile condottiero.
Tante le perplessità dei tifosi sul futuro della prima squadra di calcio molfettese. Tanta amarezza e delusione per il sodalizio libertyno. Il 2010 ha poi definitivamente sancito il naufragio del calcio che conta a Molfetta. Da Nicola Canonico era ripartito il movimento calcistico molfettese: ma la mancata promozione in Serie D e le promesse non mantenute da parte dell’Amministrazione comunale e di alcuni imprenditori locali lo convinsero a mollare per trasferirsi ad Andria (acquisì il 50% della società biancazzurra, allora guidata dal farmacista biscegliese Pasquale Musci).
A farne le spese è stata la “Molfetta”, com’era chiamata di solito dai tifosi biancorossi. La speranza con cui molti tifosi e semplici appassionati avevano lasciato il Paolo Poli il pomeriggio dell’ormai lontanissimo 11 maggio 2010 e il desiderio di tornare a vedere una squadra competitiva si sono frantumate in un attimo. Un vero è proprio fulmine a ciel sereno: nell'estate del 2010 il titolo sportivo di Molfetta fu trasferito alla Liberty Monopoli per problemi societari.
Il malumore tra i tifosi è palpabile ancora adesso, anche per un’Amministrazione comunale che non ha mai preso in considerazione la rinascita di una società calcistica come la Liberty Molfetta. Le voci che si rincorrono ogni estate non sono positive e nascondono mezze verità. Pessimo è anche lo stato in cui versa il calcio locale, senza un progetto ben definito per il futuro, nell’ultimo anno anche attanagliato dai costi sempre più alti, dai controlli più serrati alle cartelle contabili e dalla riduzione degli sponsor, per altro sempre più poveri.
Mentre nel basket, nella pallavolo e in altri sport Molfetta ha raggiunto importanti traguardi, nel calcio, invece, la frammentazione progettuale ha provocato uno spiacevole arresto. Eppure, questo è stato il settore sportivo che aveva consegnato a Molfetta notevoli risultati nei decenni passati, soprattutto tra gli anni ’30 e ’50 con la partecipazione ai campionati nazionali di Serie C e dall’89 al ‘94 in serie C2 (retrocessa poi in serie D nel 1995)
Tifosi e appassionati da tempo chiedono chiarezza e ricordano all’Amministrazione comunale e al sindaco di Molfetta Antonio Azzollini le promesse sulla completa riqualificazione dello stadio comunale Paolo Poli (il manto erboso e il muro di cinta che era crollato sono stati di recente risistemati). Nessuno ha dimenticato le esternazioni di Azzollini sullo stadio comunale, vecchia “casa” della banda biancorossa: «mi vergogno di avere uno stadio di calcio ridotto in quella maniera» e «l’amministrazione comunale per la squadra di calcio non può fare niente ma si deve limitare a garantire strutte idonee e decorose». Ecco perché sono necessari altri interventi urgenti per evitare che la struttura sia dichiarata inagibile, visto lo stato di degrado in cui versa e alcune probabili anomalie strutturali non a norma di legge.
Negli ultimi due anni la Molfetta calcistica è stata costretta ad assistere a una vera e propria guerra tra poveri, ognuno con il suo piccolo e poco ambizioso progetto. Molfetta non ha bisogno di piccoli progetti: la prima categoria non è sicuramente il top di fronte ai traguardi del passato. Anzi, se i presidenti che possiedono 3 squadre in Prima Categoria mettessero da parte l'orgoglio personale e la politica e unissero le loro forze un unica squadra con progetti seri e a lungo termine, sarebbe possibile anche puntare a due risultati e ricostruire finalmente il calcio molfettese. I tifosi non aspirano alla serie D oppure alla C2, ma a una squadra che sia degna di rappresentare Molfetta.
Tra scommesse e scandali, stadi vuoti e tasche piene, il calcio rischia di perdere credibilità e dissipare un incredibile patrimonio di passioni ed emozioni. L’Italia e Molfetta, anche nel calcio, restano palcoscenici della commedia, anche di fronte alla attuale condizione: è ormai palese il collasso etico e sportivo.
Dopo il collasso del 2011, il testimone è passato alla Melphicta Calcio nata nell'estate del 2011 per la stagione 2012/13, partecipante al campionato di Promozione Girone A. La storia della Molfetta Calcio era legata, indirettamente, a quella che è stata la società che ha dettato le sorti del calcio nella nostra città, la Molfetta Sportiva nata nel 1917. Un legame sentimentale tra le due società perché alla Molfetta Calcio è riuscita l'impresa, nei limiti del possibile, di sostituire nel cuore dei molfettesi l'ormai decaduta ma sempre gloriosa Molfetta Sportiva. Chi decide di accollarsi delle responsabilità, grandi o piccole che siano,deve essere in grado di portarle avanti. È facile acquisire titoli presidenziali e gettare la spugna alle prime difficoltà. Essere presidente del Molfetta Calcio significa rappresentare 90 anni di storia ed un intero paese nel bene e nel male.
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