Cala sant'Andrea cosa vuol farne il sindaco? Le proteste del Comitato di quartiere
Entro l’estate 2013 “scimm dreit o’ muel” godrà di una nuova sfumatura nel suo significato. Cala sant’Andrea (la zona retrostante il Duomo), sarà riqualificata in un disegno di più ampio respiro che riguarda l’intero Centro Storico. «La realizzazione di questo progetto prevede la ripavimentazione dell’intera area, nuovi impianti di pubblica illuminazione, aree verdi, elementi di arredo e delle sedute in pietra ad anfiteatro dal doppio affaccio sia verso il mare sia con visione prospettica del Duomo - ha spiegato a Quindici l’arch. Lazzaro Pappagallo, progettista del progetto - i lavori avranno inizio verso la fine di marzo e dureranno 300 giorni, circa 10 mesi». 518mila euro l’importo dei lavori, che rientra nei 740mila euro del programma complessivo. Con l’esecuzione di questi lavori verranno meno molti posti per le auto. Rientra nei progetti eliminare anche lo spazio per la sosta antistante il Duomo? «C’è un progetto di circa sei anni fa mai sovvenzionato, quindi senza copertura finanziaria, che prevedeva tutta la riqualificazione della Banchina Seminario da Corso Dante fino alla Capitaneria - ha aggiunto a Quindici l’arch. Pappagallo -. Anche questo rientrava nell’ideale percorso che andava da Corso Dante, al Duomo, per passare da Cala sant’Andrea e riscoprire tutte le piazze e i giardini di Molfetta Vecchia». Ma, se i lavori a Cala sant’Andrea non s’includessero in una visione globale e ponderata, si rischierebbe di sprecare ancora denaro pubblico. Infatti, numerosi sono i dubbi esposti dal Comitato di quartiere Molfetta Vecchia sul progetto, che appare a molti la ripetizione di altre piazze del centro storico. Quale sarà l’impatto ambientale sull’area? Sono state rispettate le fasce di rispetto per il Duomo? Possibile evitare la congestione di elementi, come per il giardino di via Mammoni? In effetti, il Comitato punta a una semplificazione del progetto, riprendendo alcune formule e modalità delle città vicine per rendere l’area più funzionale alle esigenze e alle richieste dei residenti (ad esempio, la proposta di un’area di fruizione del mare da adibire a manifestazioni pubbliche). Ma l’amministrazione Azzollini ha davvero intenzione di ascoltare le proposte del Comitato, se il progetto è già esecutivo? Sono stati convocati incontri e consultazioni con i residenti come previsto dalla il D.M. n.24050/01, che ha avviato i Contratti di Quartiere II a Molfetta? In particolare, secondo l’art. 2, comma 2 «il programma, promuovendo la partecipazione degli abitanti alla definizione degli obiettivi, è finalizzato prioritariamente ad incrementare, anche con il supporto di investimenti privati, la dotazione infrastrutturale dei quartieri degradati di comuni e città a più forte disagio abitativo prevedendo, al contempo, misure ed interventi per favorire l’occupazione e l’integrazione sociale ». I membri del Comitato hanno denunciato l’inosservanza dell’art. 2 da parte del Comune di Molfetta, perché i Contratti di Quartiere II prevedevano la partecipazione dei cittadini perché intento precipuo era quello di far fronte al degrado sociale attraverso forme di consultazione cittadina. L’assessore al centro storico Giacomo Spadavecchia, dimessosi lo scorso luglio 2011 per il sequestro della sua villa nell’operazione “Mani sulla città”, aveva assicurato al Comitato che l’amministrazione ne avrebbe assunto idee e proposte, ovvero un’area semplice che rispettasse l’ambiente e i monumenti circostanti, che fosse chiusa al traffico (i pilomat di piazzetta Giovene sono quelli destinati al Centro Storico?) e che fosse caratterizzata dall’uso della chianca locale. Le promesse azzolliniane hanno le gambe cortissime, più delle bugie. Sarà possibile apportare in extremis delle piccole varianti al progetto esecutivo, per evitare che il progetto oscuri il Duomo e cercare di soddisfare le esigenze dei residenti? Perché accettare sic et impliciter un progetto piovuto dall’alto? Qual è l’uso pensato dall’amministrazione? Bisogna anche augurarsi che, una volta riqualificata, l’area non sia abbandonata e senza controllo come altre aree del centro storico (es. il giardino di via san Girolamo o il Giardino delle Aloe, vicino la chiesa della Morte). Sarebbero altri soldi pubblici sprecati per il “bello” azzolliniano.